Si è spento mercoledì 18 ottobre 2023 l’indimenticabile Giovanni Chiaramonte: la causa della morte è stata una lunga malattia con cui egli ha dovuto fare i conti fino alla fine. Nato a Varese da genitori siciliani nel 1948, il fotografo e fotoreporter italiano rimarrà senza dubbio nella storia. Aveva iniziato a fare degli scatti con la sua inseparabile macchina fotografica negli anni ’70. Da quel momento in poi non si era più fermato.
Com’è morto Giovanni Chiaramonte: la causa della morte
È scomparso all’età di 75 anni Giovanni Chiaramonte e in molti si chiedono quale sia la causa della morte. Come appena anticipato, a portare via il grande fotografo è stata una lunga malattia, non meglio precisata. L’artista si è spento il 18 ottobre 2023 tra gli affetti della sua famiglia, dei suoi cari e dei suoi amici più stretti. A proposito del decesso sappiamo appunto che egli, da diverso tempo, stava lottando contro un brutto male.
Classe 1948, Giovanni Chiaramonte era arrivato a Milano nel 1961 per concludere gli studi di filosofia. In quegli anni si avvicinò al cinema e alla fotografia, sviluppando una vera e propria passione, che poi si trasformò in lavoro vero e proprio. Negli anni ’70 iniziò a fotografare focalizzandosi sulla forma figurativa, dopo la grande stagione astratta, quella della Pop Art e dell’arte concettuale.
Sin da giovane egli incontrò importanti artisti, nonché registi, che influenzarono il suo modo di fotografare e di lavorare. Un prima importante successo lo ottenne nel 1974 quando espose alla Galleria Il Diaframma di Lanfranco Colombo i lavori “Sequenza nel tempo” e “Dov’è la nostra terra”. Famosi sono anche i suoi scatti in sequenza del discorso di Paolo VI trasmesso sulla tv pubblica nazionale. Si avvicinò sempre di più alla teologia e alla fotografia americana.
La carriera
Nel 1977 fondò con l’amico e collega Luigi Ghirri e altri artisti la casa editrice Punto e Virgola. Giovanni e Luigi in seguito daranno vita a grandi opere che avranno come protagoniste le tante sfumature del paesaggio italiano. Nel 1984 fu coinvolto nelle impresa “Viaggio in Italia”. Nel 1986 in “Esplorazioni sulla via Emilia” .
Negli anni ’80 iniziò la sua produzione saggistica e l’attività di curatore con varie mostre dedicate all’Italia e non solo. Le fotografie dell’artista avevano un tratto caratteristico, ovvero quello di manifestarsi come una sequenza personale di immagini significative che, nel loro insieme, risultavano e risultano tutt’oggi estremamente affascinanti.
Le opere di Chiaramonte sono in grado di lasciare tutti a bocca aperta. Egli si mostrò sempre aperto alle novità e sosteneva spesso i suoi colleghi. Amava immortalare soprattutto i paesaggi, con uno stile davvero particolare e inimitabile che sicuramente ha lasciato un segno nella storia della fotografia italiana e internazionale.
Negli anni ‘90 fondò e diresse una serie di collane di fotografia. Organizzò molte mostre personali e collettive in tutto il mondo, dove venne molto apprezzato per la sua arte. Egli ebbe anche una carriera universitaria. Lavorò come docente di Storia e Teoria della Fotografia all’Università IULM di Milano, alla Facoltà di Architettura di Palermo e al Master di “Forma” in Milano.
Giovanni Chiaramonte e il realismo infinito
“Realismo infinito” è non solo il titolo di una sua mostra del 2022 che si è tenuta a Bergamo, presso l’ex monastero di Astino, ma anche del suo libro edito da Electa. Tale espressione ancora oggi rappresenta il modo fare arte di Giovanni Chiaramonte. Il fotografo infatti valorizzava al massimo lo sguardo e mostrava uno spazio costruito al di fuori di noi, in una realtà cosiddetta “assoluta”.
Il libro, che egli ha definito il suo “testamento di immagini” raccoglie 99 + 1 fotografie, molte delle quali inedite. Qui è sostanzialmente racchiuso il complesso lavoro del fotografo, all’interno del quale emerge chiaramente i principi su cui si fonda il suo modo di rappresentare il paesaggio e lo spazio.
Al centro inizialmente vi è l’Italia, con tutte le sue sfumature e tutte le sue particolarità. Non mancano poi immagini dedicati alla memoria di Roma e Atene attraverso l’Europa, fino ad arrivare a Gerusalemme. Infine l’ultima sezione è dedicata al paesaggio americano.
Le poesie
Chiaramonte era un’artista a 360 gradi. Chi lo ha conosciuto e ha avuto la possibilità di lavorare con lui non può che ricordare oggi la sua passione per la poesia. Era molto legato anche al mondo del cinema. Amava coniugare le diverse espressioni artistiche all’interno delle proprie opere.
Nel 2000 con i poeti e scrittori Maurizio Cucchi, Milo De Angelis, Luca Doninelli, Umberto Fiori, Giovanni Raboni, Davide Rondoni espose alla Triennale l’opera intitolata “Milano. Cerchi della città di mezzo”.