E se il vero nemico di Alex Schwazer fosse proprio… Alex Schwazer? Lui il più temibile “grande fratello” (in questo caso alter ego) sulla strada tra il 38enne marciatore altoatesino e uno sconto alla squalifica che al momento lo blocca fino al 7 luglio 2024, che poi sarebbe l’agognata porta di servizio per poter tornare alle gare, qualificarsi per le Olimpiadi e andare a Parigi. (Specifichiamo: per la quasi totalità degli addetti ai lavori nell’atletica, tutte le parole scritte nella frase precedente dopo “7 luglio 2024” sono mero esercizio di fantasia. Ma a noi i miracoli piacciono, mettiamola così…).

Perché l’ipotesi di sconto di squalifica per Alex Schwazer è lontana

Scherziamo, ma è per rendere meno ingarbugliato lo scenario. Da diversi anni, l’agenzia mondiale antidoping (Wada) e Athletics Integrity Unit, l’organizzazione creata nel 2017 dalla federazione internazionale d’atletica ma parallela a essa, riconoscono a uno squalificato per doping la possibilità di “grazia” qualora collabori con la giustizia, aiutando a smascherare nuovi casi. Lo dispone l’articolo 10.7.1 sulla “Substantial Assistance” del codice mondiale anti-doping. Il marciatore campione olimpico offrì effettivamente informazioni su un tecnico, che sarebbe però già presente nella “lista nera” dell’agenzia con accanto “life” (“vita”) alla voce “durata della squalifica”. Si tratta di un elenco a dire il vero piuttosto ricco, dove tra l’altro ci sono ben 61 nomi di atleti, tecnici e/o medici italiani su 195 di tutti gli squalificati per doping al mondo.

Segue per un possibile “sconto” l’articolo 10.7.2 che, è spiegato,

si applica quando un atleta o un’altra persona si fa avanti e ammette una violazione delle regole antidoping in circostanze in cui nessuna organizzazione antidoping è a conoscenza che potrebbe essere stata commessa una violazione delle regole antidoping. Non si applica alle circostanze in cui l’ammissione avviene dopo che l’atleta o altra persona crede di essere sul punto di essere scovato. L’ammontare di cui viene ridotta la squalifica dovrebbe basarsi sulla probabilità che l’atleta o altra persona sarebbe stata sorpreso se non si fosse fatto avanti volontariamente.

Praticamente impossibile, considerando che il marciatore ha sempre professato la propria innocenza circa la seconda positività del 2016 e che le critiche pubbliche a tutto il sistema siano note e riportate anche in una nota docuserie. C’è appunto il “gemello” di Alex Schwazer che continua a combattere – c’è chi dice a ragione, chi a torto – per vincere la propria battaglia e che appunto rifiuta questa possibilità. C’è chi dice a ragione, e chi a torto.

Lontanissimo anche il “fattore Alptekin”, la turca squalificata a vita nel 2017

Nello stralcio di una mail dei legali dell’atleta pubblicato a luglio sulla Gazzetta dello Sport, gli avvocati richiamano il caso della turca Asli Cakir Alptekin, che ha ottenuto lo sconto di pena pur non ottemperando l’articolo 10.7.2. Giusto, ma lo sconto è arrivato ben prima, quando l’atleta turca ha scelto di collaborare con la propria federazione e la federazione internazionale, nel 2015. Tuttavia l’esempio resta infelice a prescindere, visto che nel settembre 2017 l’atleta è stata squalificata a vita per una terza positività.

Alex Schwazer e il suo gemello restano nella casa del Grande Fratello ad allenarsi sul tapis roulant. La squalifica anche.