Sono tre le richieste di revisione del processo che nel 2011 portò alla condanna in via definitiva di Olindo Romano e Rosa Bazzi per la strage di Erba, come è salito alla ribalta delle cronache il delitto che l’11 dicembre 2006 in provincia di Como costò la vita a quattro persone: Raffaela Castagna, il figlio Youssef Marzouk, la madre Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini. Oltre a quelle presentate dal sostituto procuratore di Milano Cuno Tarfusser e dal tutore dei due coniugi, Diego Soddu, ne è stata da poco depositata una a firma della difesa, che punta a fare luce su quanto accaduto. Ne abbiamo parlato con l’avvocato Fabio Schembri.

Verso la revisione del processo a Olindo e Rosa per la strage di Erba?

Secondo il legale, che insieme ai colleghi Luisa Bordeaux, Nico D’Ascola e Patrizia Morello assiste i due coniugi finiti in carcere per la strage, è probabile che “le tre richieste di revisione, incardinate presso la Corte d’Appello di Brescia, vengano riunite e giudicate cumulativamente”. I giudici dovranno cioè stabilire se riaprire o meno il caso di Olindo e Rosa, rivedendo il processo che nel 2011 si concluse con una condanna all’ergastolo per entrambi.

I presupposti sarebbero due: la raccolta di “nuove prove”, elementi mai analizzati prima; e la sussistenza della cosiddetta “lettera d, che sta a significare che, a nostro giudizio, sono stati compiuti degli errori“, spiega l’avvocato Schembri. L’obiettivo, dunque, è portare alla luce la verità. Nell’istanza, lunga oltre 150 pagine, sarebbero state riportate sette diverse consulenze tecnico-scientifiche.

Alcune farebbero già parte della richiesta di revisione presentata dal magistrato Tarfusser. Tra queste, “una concernente le confessioni; un’altra concernente le dichiarazioni del testimone Mario Frigerio (ora deceduto, ndr) e una terza (firmata da Marzio Capra) sulla traccia ematica che il brigadiere dei carabinieri Carlo Fadda avrebbe rinvenuto sul batitacco dell’auto di Olindo e che noi contestiamo”, dichiara il legale. Altre quattro costituirebbero una totale novità.

I nuovi elementi per la riapertura del caso

“Tre sono relative all’uccisione della povera signora Valeria Cherubini” e – nel loro complesso – permetterebbero di dimostrare l’incompatibilità di Olindo e Rosa con il delitto, spiega ancora l’avvocato. “Nella prima c’è l’analisi delle macchie di sangue rinvenute sulla scena del crimine, la seconda è di carattere medico-legale e la terza contiene una consulenza del professor Priori su dei colpi che la donna ricevette alla testa, di cui uno in grado di lacerarle il muscolo psoas”.

Si tratterebbe di elementi particolarmente rilevanti. “Quando i primi soccorritori arrivarono sulla scena del crimine, sentirono la signora gridare ‘aiuto’ dal piano di sopra. Significa che l’assassino o gli assassini erano ancora al secondo piano e stavano per finirla. Le sentenze affermarono invece che all’arrivo dei soccorritori Rosa e Olindo fossero già andati via dalla scena del crimine da più minuti”.

In pratica, se fossero stati lì all’arrivo dei soccorsi, non avrebbero poi avuto il tempo di tornare a casa e cambiarsi. O quantomeno sarebbero stati visti da qualcuno. È più probabile che quella sera non ci fossero proprio e che, al loro posto, ci fosse qualcun altro: qualcuno che doveva essere in possesso delle chiavi dell’appartamento della strage, entrato mentre i suoi abitanti erano assenti. Perché, secondo l’avvocato, “i consumi dell’energia elettrica attestano che qualcuno in casa c’era (mentre tutti erano al lavoro, ndr), forse qualcuno che attendeva le povere vittime”.

E che poteva aver avuto degli screzi con la famiglia Marzouk. Nella richiesta di revisione ci sarebbe la testimonianza – rimasta inascoltata – di “Abdi Kais, un uomo che faceva parte del gruppo di Merone e che mesi dopo la strage venne arrestato e condannato – insieme ai fratelli di Azouz Marzouk – per traffico di sostanze stupefacenti. Dichiarò che quella casa era utilizzata per questioni funzionali allo spaccio e che nel periodo della strage c’era una faida in corso con un gruppo rivale. Anche lui era stato ferito, sempre con un’arma bianca”.

Rosa e Olindo oggi: cosa si aspettano i due coniugi alla luce degli ultimi sviluppi

Insomma, secondo l’avvocato Schembri, più elementi farebbero pensare che i due coniugi siano, in realtà, innocenti. Per questo, dice, “mi auguro che la richiesta di revisione venga accettata o che quantomeno si apra un contraddittorio, cioè che vengano chiariti degli aspetti che altrimenti resterebbero con punti interrogativi enormi. Spero che si giunga finalmente ad un accertamento della verità, di quello che accadde quella notte”.

Ci sperano anche Rosa e Olindo, che “da 17 anni – ormai- sono in carcere“. “Sapevano che erano già state avanzate due richieste di revisione, sperano che possa accadere qualcosa – conclude il legale -, ma dopo tutto questo tempo sono disillusi”.