Un neonato è stato ritrovato questa mattina sotto una macchina parcheggiata nei pressi dell’abitazione della madre. La scoperta è stata fatta dalla nonna del piccolo, che ha prontamente chiamato i soccorsi dopo averlo notato. Sul posto, la strada a Osilo nel nord della Sardegna, è arrivato il 118 che ha trasportato il neonato all’ospedale Santissima Annunziata. Al momento risulta essere sotto osservazione ma le condizioni sono buone, presentava solo alcuni segni di ipotermia dovuti al periodo trascorso all’aperto, ma fortunatamente le temperature non sono ancora così rigide da risultare fatali. I sanitari hanno però allertato, come da prassi, i carabinieri del nucleo investigativo di Sassari.

Sassari, è in buone condizioni il neonato abbandonato: rintracciata la madre

Una volta avvertiti dal personale sanitario, i Carabinieri si sono recati presso l’abitazione della madre, condivisa con i genitori di lei. Si tratta di una donna di 29 anni al momento ricoverata nel reparto di ginecologia. Il parto, avvenuto in casa, sarebbe stato fatto in autonomia: avrebbe reciso lei stessa il cordone ombelicale alle prime luci dell’alba. Poco dopo, sarebbe scesa in strada con il neonato lasciandolo sull’asfalto. A dare l’allarme è stata la nonna, che è stata svegliata dai rumori e ha visto quanto accaduto.  

Neonati abbandonati: i casi precedenti

La notizia che arriva dalla Sardegna riguardo l’abbandono non rappresenta, purtroppo, un caso isolato. È di una manciata di mesi fa, infatti, il ritrovamento di un neonato in un cassonetto dei rifiuti a Taranto. La scoperta, in quel caso, si deve ad un passante, intento a fare il consueto giro con il proprio cagnolino. Anche in quel frangente, le autorità sono riuscite tempestivamente a risalire alle generalità della madre, che ha dichiarato di averlo fatto per paura di perdere il posto di lavoro. Al momento però pende su di lei l’accusa di abbandono di minore e tentato omicidio.

Aveva dichiarato di non essere a conoscenza della legge italiana, che consente di partorire in ospedale in totale anonimato e lasciare il bimbo nella “culla della vita”, a disposizione di coloro che non possono o non vogliono tenere il figlio, senza che siano poi oggetto di procedimenti penali. Proprio questo è avvenuto, ad esempio, al Policlinico di Milano.