La caccia a Ethereum è aperta ormai da tempo. A giustificarla è la posizione di preminenza detenuta dalla rete di Vitalik Buterin in un ambito chiave come quello rappresentato dalla finanza decentralizzata. Proprio la DeFi, infatti, è considerata la miniera d’oro del futuro e presidiarla può garantire le fortune delle aziende interessate.
Tra quelle che si propongono di scalfirne la posizione c’è anche Polygon. Il progetto è in campo ormai dal 2017 e si è sin dagli esordi fatto apprezzare per le notevoli caratteristiche tecniche. Caratteristiche rivolte proprio alla risoluzione di alcune criticità presenti sulla blockchain di ETH. Le soluzioni proposte da quella che all’epoca era nota come MATIC hanno in effetti calamitato l’attenzione generale.
Polygon: cos’è e come funziona
Polygon è una layer-2 (rete di livello-2) costruita su Ethereum, sorta con una precisa ambizione: porre un rimedio alle criticità palesata dalla stessa in termini di scalabilità efficienza e velocità. In pratica, le transazioni che avvengono sulla sua rete sono più veloci, quindi più numerose, e allo stesso tempo convenienti.
Proprio il modo in cui è stato progettato, consente all’ecosistema di beneficiare di una delle velocità più elevate del settore, ossia circa 65.000 transazioni al secondo. Una capacità che segna un sostanziale gap nei confronti non solo di Ethereum. Mentre per quanto riguarda invece le tempistiche di conferma dei blocchi, il dato si attesta intorno ai 120 secondi. Il tutto senza però andare ad intaccarne in alcun modo le peculiarità.
Se riuscire a sovraperformare ETH sembrava in avvio un obiettivo di grande portata, almeno stando a quanto dichiarato dall’azienda sembra che sia stato centrato in maniera apprezzabile dalla squadra di sviluppatori raccoltasi intorno a MATIC.
Per quanto riguarda l’algoritmo di consenso, sin dall’inizio è stato implementato quel Proof-of-Stake che presenta alcuni vantaggi di non poco conto rispetto al Proof-of-Stake originariamente adottato da Ethereum e poi dismesso con il Merge. La sua blockchain, quindi, è anche meno energivora rispetto a quella di ETH. Una caratteristica che sottrae Polygon alla discussione in atto su PoW, su cui continua a pendere la minaccia di un bando a livello europeo.
La tecnologia di Polygon, inoltre, offre un’altra soluzione di rilievo, le cosiddette plasma chain. Si tratta di catene secondarie collegate a quella principale tramite bridge multi-chain. La sicurezza nell’interazione tra di esse è delegata all‘Optimistic Rollup (ORU), che sembra svolgere in maniera il compito, assicurando l’interoperabilità necessaria.
Inoltre, occorre segnalare un altro elemento centrale nell’ecosistema Polygon, ovvero gli zero-knowledge-rollup. Grazie ad essi, infatti, è possibile raggruppare grandi quantità di transazioni in una sola off-chain, posizionata in pratica all’esterno della blockchain. La sua successiva registrazione sulla stessa può quindi avvenire in assoluta sicurezza.
Le prospettive di Polygon per il 2024
Abbiamo visto come dal punto di vista tecnologico, Polygon presenti una serie di innovazioni in grado di attestarne la validità. Spendibili, di conseguenza, in un ambito come quello delle criptovalute in cui molti si prefiggono la missione di scalzare Ethereum dalla sua posizione di forza.
Proprio la concorrenza di Solana, Fantom, Cardano e altri progetti più o meno noti, operanti nello stesso segmento, però, rende complicato riuscire a prevedere cosa potrebbe accadere a Polygon nell’immediato futuro. Al momento, MATIC occupa il 13° posto nella classifica relativa alla capitalizzazione di mercato. Una posizione che rappresenta una buona base in ottica di crescita.
Occorre peraltro sottolineare come secondo molti osservatori il crypto winter che ha gravato il mercato nel corso dell’ultimo biennio sia destinato a lasciare il posto ad una schiarita in corrispondenza del nuovo anno. In questo caso, proprio Polygon sarebbe tra i più seri candidati per intercettare il trend in formazione.