Sta scontando a Marassi una pena di 24 anni e 6 mesi per l’omicidio di Alice Scagni il fratello Alberto che sarebbe stato picchiato in carcere qualche giorno fa dal proprio compagno di cella. La notizia arriva direttamente dalla casa circondariale di Genova dove a dividere i due e a salvare Alberto Scagni dal pestaggio sarebbe stato il pronto intervento di una guardia carceraria. Scopriamo cosa è successo.
Omicidio Alice Scagni, il fratello picchiato in carcere dove sta scontando la condanna a 24 anni e 6 mesi
Il fratello assassino di Alice Scagni, Alberto Scagni è stato aggredito qualche giorno fa dall’uomo con cui divide la cella all’interno del carcere Marassi di Genova. L’uomo, ha seguito dell’uccisione della sorella è detenuto già da un anno e mezzo nell’istituto penitenziario ligure e dovrà restarci ancora per molto, visto che su di lui pende una sentenza di condanna a 24 anni e 6 mesi di reclusione per omicidio aggravato della sorella Alice.
Un soggiorno forzato che nelle ultime ore è stato movimentato da un aggressione che poteva finire molto peggio per Scagni. L’uomo infatti è stato picchiato da un detenuto arrivato da poco dal carcere di Aosta e già passato per diversi istituti penitenziari del nord Italia: Sanremo, Biella, Alessandra, Torino per condanne per furto, rapina, porto d’armi e lesioni. L’uomo era stato assegnato nella stessa cella della sesta sezione del quarto piano del carcere genovese occupato da Alberto Scagni e la tensione è improvvisamente salita, tanto che il detenuto ha aggredito il compagno di cella Alberto Scagni.
Il compagno di cella lo avrebbe picchiato fino a farlo cadere a terra e anche una volta in quella posizione avrebbe continuato a prenderlo a pugni, finché non è intervenuto un agente della polizia penitenziaria in servizio in quel carcere che ha fermato il picchiatore e salvato da peggiori conseguenze Scagni.
L’omicida della sorella se l’è certo vista brutta, tanto che ha ricevuto una prognosi di una settimana e, ovviamente, è stato spostato in una cella in cui è da solo. A raccontare l’episodio, che risalirebbe a sabato scorso, sono state fonti del sindacato di polizia penitenziaria che sottolineano il provvidenziale intervento dell’agente che ha separato i due, ma anche la situazione di difficoltà e disagio all’interno del carcere di Marassi, come di molte altre carceri italiane.
Fabio Pagani, segretario regionale Uil Pa, dopo aver sottolineato la tempestività dell’intervento dell’agente che ha letteralmente salvato Alberto Scagni da conseguenze ben peggiori di quelle riportate e che avrebbero chiesto ben più di una settimana di prognosi, ha voluto evidenziare che, episodi come quelli che hanno visto protagonisti Alberto Scagni e il suo compagno di cella sono legati a una condizione di emergenza penitenziaria fatta di sovraffollamento detentivo, insufficienza degli organici e inadeguatezza degli equipaggiamenti per il personale carcerario.
L’aggressione di Alberto Scagni in carcere e il caso dell’omicidio della sorella
Ma perché Alberto Scagni sarebbe stato picchiato in carcere dal suo compagno di cella?
Pare che l’uomo abbia aggredito il collega detenuto dopo aver letto un articolo che parlava del suo caso. La sera del primo maggio 2022, Alberto Scagni, 42 anni, che da tempo tormentava la famiglia con richieste di denato continue, torna come una furia a casa e, dopo aver minacciato di morte il padre, uccideva a coltellate sotto casa, nella zona di Quinto, nel Levante di Genova la sorella Alice, 34 anni, sposata e madre di un bambino di un anno e mezzo. Il 29 settembre scorso è stato condannato a 24 anni e sei mesi per omicidio volontario, aggravato dalla premeditazione e dalla parentela.