L’agenzia argentina Telam ha intervistato Papa Francesco nel pomeriggio odierno e il pontefice ha toccato temi di strettissima attualità. Impossibile, infatti, non parlare dei conflitti in corso, tanto in Ucraina quanto quello in corso tra Israele e Gaza, ma di certo non gli unici nel mondo: il Papa fa appello al bisogno di una sicurezza universale.
“Non si può raggiungere una sicurezza parziale di un paese, se non è una sicurezza globale, di tutti. Non si può parlare di sicurezza sociale se non c’è una sicurezza universale, o se è in procinto di diventare universale. Credo che il dialogo non possa essere solo nazionalista, è universale, soprattutto oggi con tutti i mezzi che esistono per comunicare.
Per questo parlo di dialogo universale, di armonia universale, di incontro universale. E, naturalmente, il nemico di tutto questo è la guerra. Dalla fine della seconda guerra mondiale fino a oggi, ci sono state guerre ovunque. Questo è ciò che mi ha portato a dire che stiamo vivendo una guerra mondiale a pezzetti.”
Papa Francesco: “Il Papa non è comunista”
Il pontefice prosegue nelle proprie riflessioni soffermandosi sul bisogno di umanità nelle persone. Non è solo l’uccisione a macchiare l’uomo ma anche lo sfruttamento verso altri:
“Il boia non è solo chi uccide una persona, ma anche chi la sfrutta. Dobbiamo esserne consapevoli. A volte quando mi sentono dire le cose che ho scritto nelle encicliche sociali, dicono che il Papa è comunista. Non è così. Il Papa prende il Vangelo e dice quello che dice il Vangelo.”
Papa Francesco: “Mancano protagonisti di umanità”
Il Papa riprende nuovamente il tema dell’umanità a conclusione dell’intervista, evidenziando come le crisi necessitino di essere gestite e la via per farlo è fare appello alla propria umanità. Il riferimento è generale a quanto accade oggi nel mondo, dal conflitto tra Israele e Gaza alle crisi alimentari.
“All’umanità mancano protagonisti di umanità, manca che faccia vedere il suo protagonismo umano. A volte noto che manca questa capacità di gestire le crisi e far affiorare la propria cultura. Non dobbiamo aver paura che vengano fuori i veri valori di un Paese. Le crisi sono come voci che ci indicano in che direzione procedere.”