La piccola delusione del Mondiale sfiorato, quello vinto dall’Italia nel lontano 2006, ma allo stesso tempo la soddisfazione e l’orgoglio di aver vissuto in carriera la maglia azzurra. Marco Marchionni ha vissuto emozioni forti, forse altalenanti, ma impagabili. Tanto talento, piede educato, corsa e dribbling, ha iniziato come seconda punta nelle giovanili del Monterotondo, piccolo comune alle porte di Roma, da cui è partito presto con una valigia piena di sogni, ed è diventato professionista ad Empoli come esterno d’attacco. Poi il Parma, la Nazionale, il salto nel buio con la Juventus in Serie B, la Fiorentina e tanto altro. Per commentare il nuovo C.t. Luciano Spalletti e la sfida di questa sera, Inghilterra-Italia, Marchionni è intervenuto in esclusiva a Tag24.

Inghilterra-Italia, Marchionni a Tag24

Luciano Spalletti ha accettato la sfida e nonostante le difficoltà ora vuole iniziare a vedere qualche segnale dalla sua squadra. Con Malta, sabato scorso, le prime risposte sono arrivate, ma sarà la sfida di questa sera, molto più difficile e contro una compagine più tosta, a dimostrare se davvero questa Nazionale sta prendendo le sue sembianze. Per commentare Inghilterra-Italia, Marchionni, che ha vestito la maglia azzurra nella sua carriera, tra il 2003 e il 2009, è intervenuto in esclusiva a Tag24.

Archiviata la partita con Malta, cosa ti aspetti questa sera dall’Inghilterra?

“Mi aspetto continuità, perché con Malta era sicuramente più semplice mentre questa sera con l’Inghilterra sarà tutta un’altra cosa. Se l’Italia riuscisse a fare risultato pieno sarebbe la conferma che su questa squadra ora c’è la mano di Spalletti. I ragazzi devono dimostrare il loro valore, è chiaro che ci vorrà tempo ma il nuovo C.t. può fare un buon lavoro”.

Hai la sensazione che sia cambiato, nella testa dei ragazzi, il valore della maglia della Nazionale?

“L’onore e l’emozione che si prova nel vestire la maglia della Nazionale è inspiegabile, penso che sia lo stesso anche per i ragazzi di oggi. Forse la cosa che è cambiata è il grado di difficoltà. Oggi probabilmente è tutto un po’ più semplice mentre prima non bastava qualche buona partita per essere convocato. C’erano tanti campioni, tanta concorrenza, la chiamata in azzurro voleva dire davvero esserselo meritato. Ma il sentimento quando si veste quella maglia è sempre lo stesso. Da una parte è preoccupante, una volta chi giocava all’estero non veniva neanche preso in considerazione, perchè c’era già tantissima scelta nel campionato italiano e il selezionatore aveva tutti sotto i propri occhi. Oggi i ragazzi vengono convocati anche senza aver mai fatto una partita in Serie A”.

Sei fiducioso per il futuro?

“Si deve andare alla ricerca di giocatori forti e pronti, e negli ultimi anni c’è stata una buona inversione di tendenza. Sarebbe importante avere anche esperienza internazionale, perché spesso si affrontano squadre veramente toste, con calciatori di caratura mondiale. Però si, sono fiducioso”.

C’è stato un periodo in cui sembrava non nascessero più portieri in Italia; ora sembra non nascano più attaccanti. Manca un grande bomber?

“Beh ci sono momenti in cui si pone l’attenzione su un ruolo piuttosto che su un altro. Adesso magari non si riesce a fare gol e quindi si apre il dibattito sull’attacco e invece ci sono i portieri bravi, ma forse dipende semplicemente dal fatto che ricevono qualche tiro in più e possono dimostrare la loro abilità. Quando c’era una difesa con calciatori del calibro di Cannavaro, Nesta, Maldini e gente del genere, difficilmente gli avversari arrivavano in porta, e se in quell’occasione prendevi gol parlavano tutti del portiere. Ora è cambiata la tipologia di giocatori. È chiaro, non c’è un Vieri, un Inzaghi, un bomber di razza del genere che gioca in qualche grande squadra, ma ci sono attaccanti che stanno dimostrando parecchio. Immobile nel campionato italiano ha sempre fatto gol; Mancini ha scoperto Retegui che è venuto a giocare in Serie A e sta dimostrando di essere un grande attaccante; c’è Berardi. Insomma non mancano i centravanti, ma è normale che non si possono fare paragoni con il passato, altrimenti si nota la netta differenza”.

Al netto della condizione fisica del momento, Spalletti può rappresentare un valore aggiunto per Immobile, rispetto a Mancini?

“Lo deve essere. Ciro è un grande goleador, ma è normale che la Nazionale è sempre diversa rispetto alla squadra di club e se non fai gol in una giornata sono sempre tutti pronti a lapidarti. Con la Lazio invece ha un rendimento diverso, la fiducia dei tifosi e il tempo necessario per dimostrare. L’Italia però ha un attaccante che ha sempre fatto gol e tornerà a segnare”.

Lo scandalo scommesse può influenzare la Nazionale?

“Ogni volta in Italia, quando c’è qualcosa, esce una notizia bomba che poi destabilizza tutti. Ma nel calcio quello che conta è il rettangolo verde e quello che si fa sul campo. Le voci vanno accantonate, anche se è chiaro che il problema esiste ed è un dispiacere perché questo mondo si macchia di qualcosa di brutto mentre dovrebbe portare solo cose belle. Ora pensiamo alla Nazionale, a quello che farà, e quando finirà questa partita penseremo alle squadre di club. Invece c’è sempre qualcuno che tira fuori qualcosa per macchiare il gioco più bello del mondo”.