Negli ultimi tempi la gestione dei rifiuti in molte città d’Italia è diventata un problema, soprattutto a Roma. La soluzione per tutti i mali sembra essere l‘uso del termovalorizzatore ma la collocazione dell’impianto scatena spesso malcontento e paura tra i cittadini. E’ davvero così? Tag24 ha parlato dello stato attuale della situazione rifiuti a Roma e dei progetti sull’inceneritore previsti dal Comune con il con Francesco Lombardi, Professore Ordinario di Ingegneria Sanitaria Ambientale presso l’Università degli studi di Tor Vergata di Roma.

Termovalorizzatore, cos’è: pro e contro

Il problema della gestione dei rifiuti si fa sempre più stringente in Italia, soprattutto nelle grandi città come Roma. Bisogna conformarsi alle strette della normativa europea in merito allo smaltimento e al rispetto dell’ambiente. La tecnologia del termovalorizzatore è appoggiata da molti esperti ma sembra spaventare i cittadini delle aree in cui è previsto il posizionamento dell’impianto. La preoccupazione principale è legata all’impatto che l’attività dell’inceneritore potrebbe avere sulla salute degli abitanti delle zone limitrofe. Ecco il parere del prof. Francesco Lombardi, docente di Tor Vergata.

D: Oggi si parla molto del problema dello smaltimento dei rifiuti e della tecnologia del termovalorizzatore come soluzione. Può spiegarci in cosa consiste? Si tratta di una scelta ecosostenibile?

R: Innanzitutto bisogna contestualizzare l’uso della tecnologia del termovalorizzatore in base a quali sono le peculiarità dei rifiuti che vengono prodotti. La scelta su come gestire il problema dei rifiuti va valutata in base alle caratteristiche dei rifiuti stessi e all’attuazione di quella che è la gerarchia normativa comunitaria in primis e poi quella recepita a livello nazionale. Bisogna incentivare al riutilizzo delle materie e, qualora non sia possibile, usare i rifiuti in quanto tali.

Si deve vedere se tutto ciò che non può essere recuperato può essere riusato attraverso l’energia. Ciò che non è recuperabile invece necessita di un collocamento finale sicuro, attraverso le discariche. Da qui si parte per valutare se quella del termovalorizzatore è una soluzione necessaria e sostenibile anche da un punto di vista ambientale. Il termovalorizzatore è quel sistema che si colloca oggi come una figura affidabile, tecnologicamente consolidata, per il recupero dell’energia dai rifiuti. Esistono delle tecnologie alternative che però si prestano a rifiuti di altra matrice. Quella del termovalorizzatore ben si presta al riciclo svolto tramite il meccanismo della raccolta differenziata.

D: Che differenza c’è tra un termovalorizzatore e un inceneritore?

R: In base alla normativa comunitaria e italiana si intende per inceneritore quell’impianto che attua principalmente il processo di combustione. Non tutti gli inceneritori sono considerati impianti di recupero di energia. Quindi un inceneritore può essere un termovalorizzatore, un termodistruttore ma anche altri impianti che bruciano i gas di sintesi direttamente con la combustione. Il termine inceneritore è molto ampio. Perciò di fatto, il termovalorizzatore è un inceneritore che ha come finalità il recupero di energia. In Italia, secondo la normativa vigente, è impossibile realizzare inceneritori che non prevedano il recupero energetico. La nostra legislazione nel merito della gestione dei rifiuti è molto più restrittiva di quella di altri paesi comunitari. Questo significa che in Italia si possono avere gli inceneritori solo se in grado di effettuare il recupero di energia.

Una tecnologia sicura per Roma

D: Molti cittadini temono il termovalorizzatore perché non la reputano una tecnologia sicura ed ecosostenibile. Cosa ne pensa?

R: La termovalorizzazione oggi a mio parere rappresenta la tecnologia più affidabile e funzionale in base alle caratteristiche dei rifiuti. Il termovalorizzatore si presta ad usare quel rifiuto che altrimenti dovrebbe finire in discarica. Tutto avviene recuperando energia, come imposto dall’Union Europea del resto. A partire dal 2035 infatti dovremmo destinare alla discarica non più del 10% dei rifiuti urbani raccolti. La scelta di usare il termovalorizzatore andrebbe incontro a questa esigenza, diminuendo la percentuale del ricorso alla discarica.

Il sistema tecnologico sicuramente produce delle emissioni nell’atmosfera e ha un impatto ambientale, ma questo è stato comparato sia con quelli che sono i valori limite da un punto di vista emissivo della tossicità e soprattutto oggi sono confrontati con i livelli emissivi considerando le migliori tecniche disponibili. Questo vuol dire che se si sviluppano tecnologie che consentono di andare al di sotto dei valori che rappresentano la soglia di pericolo per le persone, ecco che il legislatore richiede l’adozione di questi limiti legati alla miglior tecnologia che rappresentano una fonte di garanzia soprattutto per la popolazione che vive intorno agli impianti.

Per avere un’idea dell’impatto sull’ecosostenibilità e sulla salute dell’uomo di questi impianti è possibile consultare il Libro Bianco dei rifiuti, dove è stata fatta un’analisi di quelle che sono le principali fonti bibliografiche dell’impatto che un inceneritore può avere in un certo contesto. Quello che emerge – i dati sono riportati anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità – è che i nuovi inceneritori, quelli di ultima generazione, non hanno alcun impatto o connessione sulla salute dell’uomo. Naturalmente ciò non poteva essere detto in passato, dove vecchi sistemi e vecchi impianti potevano arrecare delle criticità in certi contesti.

D: In una città complessa come Roma, dove la raccolta e la gestione dei rifiuti rappresenta un problema per i cittadini e l’amministrazione, con l’attivazione di un inceneritore non si rischia uno scorretto smaltimento dei rifiuti?

R: Il problema vero è che non tutte le tipologie di rifiuti possono essere destinate all’inceneritore. Avremmo lo stesso problema che si verifica quando mandiamo tutti i rifiuti in discarica. E’ un concetto sbagliato. Bisogna rispettare quello che ci chiede l’Unione Europea: dal 2035 avremo un nuovo vincolo. Bisognerà infatti recuperare il 65% dei rifiuti organici, carta, plastica, vetro e metalli. La preoccupazione di non rispettare nel modo giusto la raccolta differenziata o di non riuscire a destinare i rifiuti giusti all’inceneritore è qualcosa che cade in secondo piano. Perché se non rispetteremo questi vincoli andremo in ogni caso incontro ad un’effrazione della normativa dell’UE e alle corrispettive sanzioni. Non si tratta di una nostra scelta, è una tappa obbligata ormai a cui dobbiamo arrivare tutti, altrimenti siamo inadempienti nei confronti dell’Europa.

Termovalorizzatore a Roma, dove? L’impianto a Santa Palomba

D: In una città come Bolzano la scelta dell’uso di un termovalorizzatore sembra essere stata vincente. Secondo lei è un progetto attuabile anche a Roma, considerando tutte le problematiche sul tema rifiuti che da anni affliggono la capitale?

R: A Bolzano il meccanismo è più semplice perché si tratta di una piccola città. La riuscita del sistema dell’inceneritore è una necessità legata alla disponibilità di un sistema integrato della gestione dei rifiuti. Se abbiamo l’inceneritore ma poi manca l’impianto di riciclo, la discarica adeguata o la struttura per il recupero di materia si verifica comunque una criticità nella gestione dei rifiuti. Quindi la gestione dei rifiuti va integrata con un sistema di impianti adatti. In questo meccanismo integrato di impianti per una città come Roma che produce 5 mila tonnellate al giorno, più di 1 500 tonnellate al giorno di rifiuti che non possono essere altrimenti recuperabili l’inceneritore diventa una necessità.

D: C’è davvero un futuro per il sistema di incenerimento a Roma? Si è parlato di progetti per la discarica di Malagrotta, dello stabile per il termovalorizzatore da realizzare a Santa Palomba – che dovrebbe essere operativo entro il 2026 secondo le previsioni – cosa ci può dire in merito?

R: So che la città di Roma ha avviato questo percorso. Il progetto però necessita di tutte le autorizzazioni previste, legate anche alla valutazione in merito all’impatto ambientale insieme al confronto con i residenti della zona. Questo per quanto riguarda la natura tecnica del progetto, poi la volontà concreta dipende sia da chi lo propone sia da chi deve avere la consapevolezza che quel sistema può risolvere dei grossi problemi sulla gestione dei rifiuti a Roma.

Il primo problema di Roma è la locazione dei rifiuti. I quantitativi prodotti dalla capitale non possono continuare ad essere risolti con il meccanismo che si sta portando avanti attualmente, cioè destinando i propri rifiuti ad altre sedi. Perché parliamo di quantità tali da mettere in difficoltà anche gli altri posti ai quali vengono destinati. Bisogna tenere in conto anche la problematica legata all’impatto del trasporto. Mediamente oggi i rifiuti che partono da Roma percorrono circa 600 km per arrivare alla destinazione finale. Questo via vai di mezzi (circa 180 calcolati al giorno) è una elemento da tenere in considerazione.

D: La tecnologia attuale permette una possibile convivenza tra l’inceneritore e la città?

R: L’ubicazione dell’impianto va a ricadere in un’area industriale. Roma è una città particolare: ha un patrimonio artistico e culturale di gran pregio, per cui certe aree destinate al turismo non possono essere prese in considerazione per la destinazione dell’inceneritore. Non ci sono delle zone adatte nel cuore della città, quindi necessariamente questo impianto va collocato in un’area industriale. Individuare l’area prevista vuol dire trovare quella che rispecchia i requisiti necessari per collocare l’impianto.

D: Quindi parliamo delle periferie?

R: Parliamo di una zona con una destinazione d’uso industriale, poi se questa ricade in periferia vuole dire che nella programmazione non c’erano altri posti con una natura industriale. Il sito in questione (ndr Santa Palomba) ha già ospitato in passato altri luoghi di trattamento dei rifiuti. E’ un’area industriale in cui sorgono diverse attività di tipo produttivo e compatibilmente con quella che è la destinazione d’uso dell’area non si vedono controindicazioni per l’ubicazione di questo impianto, fermo restando che comunque va fatto un approfondimento specifico nello studio dell’impatto ambientale complessivo. Il problema non sta nella convivenza tra l’inceneritore e la città ma proprio sul luogo dove andare a metterlo, soprattutto a Roma. Abbiamo difficoltà a trovare un’area dentro la città stessa dove collocare l’impianto però Roma ha una sua realtà industriale, e Santa Palomba nasce come tale, proprio per la vicinanza a Roma.