Il Medio Oriente ha visto la nascita e l’ascesa dell’ISIS, un gruppo terroristico che ha creato scompiglio a livello globale tra il 2010 e il 2020. L’organizzazione terroristica dello Stato Islamico sembrava essere sparita dai riflettori negli ultimi anni, ma dopo l’attentato a Bruxelles avvenuto nella serata di lunedì per mano di Abdesalem Lassoued, questo nome è tornato in auge. L’ISIS esiste ancora oggi? E cosa è diventato? Per capire come e perché è nato, dobbiamo tornare indietro nel tempo e guardare alle sue radici.

L’ISIS esiste ancora oggi? Al Qaeda e la genesi dell’ISIS

Prima dell’avvento dell’ISIS, il mondo era già turbato da Al Qaeda, l’organizzazione fondata dal saudita Osama Bin Laden negli anni Ottanta. L’attentato all’11 settembre ha portato gli Stati Uniti ad agire, invadendo prima l’Afghanistan e poi l’Iraq nel 2003.

L’invasione americana dell’Iraq ha destabilizzato l’equilibrio interno, dando inizio a scontri settari. I sunniti, una minoranza nel paese, si sono trovati emarginati. Gli scontri, le incarcerazioni e le politiche esclusive hanno solo intensificato le tensioni. Le prigioni americane come Camp Bucca e Abu Ghraib divennero luoghi di raduno per estremisti. Fu in questo contesto che Abu Bakr al-Baghdadi, un membro di Al Qaeda, venne incarcerato e iniziò a formare ciò che sarebbe diventato l’ISIS.

L’ideologia dietro l’ISIS

L’ISIS, noto come Stato Islamico, è emerso come una delle organizzazioni terroristiche più temute al mondo. Alla base del suo operato c’è una visione radicale dell’Islam, con l’intento di portare indietro la religione a una forma che essi ritengono più pura e autentica. Questa visione ha portato l’ISIS a respingere le influenze occidentali e a condannare le nazioni musulmane per aver adottato idee e costumi occidentali.

La crudezza e la brutalità sono diventate le firme dell’ISIS. Oltre a portare a termine attacchi violenti, l’organizzazione ha usato internet come mezzo per diffondere il suo messaggio di odio e terrore. La propaganda digitale e i video delle esecuzioni, come l’assassinio del fotoreporter James Foley, hanno contribuito a diffonderne l’ideologia violenta, sanguinaria ed estremista e a suscitare timori anche in Europa.

Con l’acquisizione di territorio, in particolare nelle città di Mosul in Iraq e Raqqa in Siria, l’ISIS ha tentato di stabilire una sorta di governo. Nonostante la sua natura terroristica, ha cercato di operare come uno Stato, istituendo una burocrazia, controllando i mercati, emettendo documenti ufficiali e persino coniando una propria moneta. Questo periodo ha rappresentato l’apice del potere dell’ISIS, che ha controllato vasti territori e milioni di persone.

Nel 2022, la conferma della morte del leader dell’ISIS, Abu Ibrahim Al-Qurashi, ha segnato un altro colpo al gruppo, anche se ha tentato di mostrare una facciata di continuità eleggendo Abu Hasan Al-Hashemi Al-Qurashi come nuovo capo. Tuttavia, la riservatezza attorno a questi leader fa pensare che vivano sotto costante minaccia, specialmente considerando che diversi capi sono stati precedentemente uccisi da forze internazionali.

L’ISIS esiste ancora? Qual è la sua eredità

Mentre la presenza dell’ISIS si è attenuata, le sue azioni e l’impatto che ha avuto sulla geopolitica globale persistono. Da attentati devastanti in Europa all’imposizione del suo brutale regime in Medio Oriente, l’ombra dell’ISIS si proietta ancora oggi sul mondo contemporaneo. E il suo nome è tornato in voga dopo che Abdesalem Lassoued, il terrorista che ha ucciso due svedesi a Bruxelles, ha affermato in un video di esserne membro (verità o falsità?).

Sebbene il suo picco sia stato tra il 2015 e il 2017, l’ISIS ha subito significative perdite territoriali negli anni successivi. La loro presenza è diminuita, ma non è completamente sparita. Secondo alcuni rapporti, ci sono ancora migliaia di combattenti dell’ISIS presenti in Iraq e Siria. L’importanza di Idlib, una roccaforte ribelle in Siria, è particolarmente degna di nota poiché potrebbe rappresentare il nuovo centro di raccolta per gruppi terroristici.

Diverse nazioni, sotto l’ombrello di coalizioni guidate dagli Stati Uniti, sono intervenute per combattere l’avanzata dell’ISIS. Questi sforzi hanno portato alla liberazione di città chiave come Raqqa e alla riduzione della presenza territoriale dell’ISIS. Tuttavia, l’ISIS rimane una minaccia in alcune aree meno controllate, e gruppi affiliati operano ancora in altre regioni, come l’Africa.

La Successione dei capi ISIS: un modello prevedibile?

Una trasformazione cruciale ha caratterizzato lo Stato Islamico (ISIS) negli ultimi anni. Dall’aver sempre avuto un’unica figura dominante, questa organizzazione terroristica ha visto rapidi cambi nella sua leadership. Mentre prima l’ISIS si avvolgeva nel mistero per quanto riguarda i propri leader, ora la nomina di un nuovo capo sembra seguire quasi immediatamente la morte del predecessore. Di fatto, tre degli ultimi leader non sono nemmeno noti al grande pubblico, come sottolineato da recenti report dell’ONU sul terrorismo globale.

Nonostante le fonti ufficiali, come quelle turche, offrano versioni degli eventi che portano alla morte dei capi ISIS, spesso emergono racconti contrastanti. Ad esempio, secondo alcune fonti jihadiste, scontri diretti con altre fazioni hanno causato recenti perdite nella leadership. Questo evidenzia le crescenti tensioni tra ISIS e altri gruppi terroristici come al Qaeda, il quale, nonostante abbia perso influenza in passato, ora sembra risorgere come una potente nemesi per l’ISIS.

Cos’è diventato l’ISIS oggi?

Se confrontato al suo picco nel 2014, l’ISIS ha ora un numero significativamente ridotto di combattenti. Questi gruppi, pur rimanendo una minaccia, operano in piccole cellule per evitare di essere rintracciati dalle intelligence globali. E anche se l’ISIS detiene ancora un enorme tesoro, i continui cambiamenti nella leadership hanno reso difficile la raccolta di nuove risorse e la ricerca di nuovi reclutamenti.

Tuttavia, la minaccia dell’ISIS non dovrebbe essere sottovalutata. La loro abilità nell’utilizzare tecnologie avanzate e criptovalute, insieme alla capacità di infiltrarsi in regioni instabili come l’Africa subsahariana e l’Afghanistan, li rende un’entità pericolosa. Questo è ancora particolarmente evidente in Afghanistan, dove l’ISIS sfida audacemente il dominante potere dei talebani.

E nel Vecchio Continente? In Europa, la crescente preoccupazione riguarda le cosiddette “cellule dormienti” e l’infiltrazione di terroristi tra le comunità di immigrati. Recentemente, la situazione è stata ulteriormente alimentata dal caso di Bruxelles. L’attentatore, Abdesalem Lassoued, aveva registrato un video prima dell’attacco, rivendicando la sua azione in nome dell’Isis e facendo riferimento alla nazionalità delle vittime. Nonostante fosse noto alle autorità, Lassoued non era stato attentamente sorvegliato, anche se era già stato segnalato per la sua radicalizzazione in passato.

La situazione si complica ulteriormente con recenti arresti a Milano di due egiziani accusati di legami con l’ISIS e attività di propaganda e finanziamento. La sfida per l’Europa sta nell’identificare e controllare queste cellule dormienti, dato che spesso operano in modo indipendente e non necessitano di piani complessi per condurre attacchi.

Inoltre, c’è una crescente preoccupazione riguardo alla propaganda jihadista. Una recente analisi dell’ISPI sottolinea come i social media stiano giocando un ruolo fondamentale nella diffusione di messaggi estremisti. Infine, le intelligence europee sono in allerta per la riorganizzazione e il tentativo di acquisire nuovi finanziamenti da parte di gruppi come Al Qaeda e ISIS.