La comunità ebraica ha una storia millenaria, che inizia nell’antica Palestina durante il secondo millennio a.C. Questo popolo ha condiviso il proprio cammino con potenti imperi dell’epoca, tra cui l’Egitto a meridione e l’impero assiro-babilonese a settentrione. Dopo il periodo di dominio romano, gli ebrei si sono dispersi in diverse parti del globo nel I secolo d.C., successivamente ristabilendo in parte la loro presenza nello stato moderno di Israele.

Chi sono gli ebrei e da dove vengono?

La narrativa della storia ebraica nella Bibbia racconta di un comando divino dato ad Abramo di lasciare la Mesopotamia e dirigersi verso la terra di Canaan. Questa storia racconta anche la lunga schiavitù in Egitto e il ritorno del popolo ebraico alla terra promessa, guidato da Mosè, tra molti altri eventi. Dal punto di vista storicamente documentato, tuttavia, il resoconto biblico solleva dubbi, soprattutto riguardo alle fasi più remote della storia ebraica.

Le prime fonti storiche che fanno menzione del popolo d’Israele risalgono a circa il 1200 a.C. Oggi, grazie alla ricerca storica e all’archeologia, sappiamo che la cultura ebraica ha avuto origine nell’area che comprende l’attuale Israele, Palestina, Libano e Giordania. Qui, una società di pastori seminomadi, che parlavano una lingua semitica, si organizzava in clan e tribù.

Intorno al 900 a.C., alcune tribù ebraiche avevano costituito un regno noto come il Regno d’Israele, con Samaria come sua capitale. Tuttavia, nell’VIII secolo a.C., gli Assiri conquistarono la città e deportarono la sua popolazione in Mesopotamia. Successivamente, emerse il Regno di Giuda, situato più a sud con Gerusalemme come capitale, dove sorgeva il tempio più importante dedicato a Yahweh.

Nel VI secolo a.C., il re babilonese Nabucodonosor attaccò il Regno di Giuda e Gerusalemme, distruggendo il tempio e deportando parte della popolazione in Babilonia. Circa settanta anni dopo, l’imperatore persiano Ciro conquistò Babilonia e permise agli ebrei di fare ritorno a Gerusalemme. Il Regno di Giuda divenne una provincia persiana senza un re, e la comunità ebraica fu in gran parte governata dai sacerdoti del tempio.

L’ellenizzazione e l’occupazione romana

Tra il II e il I secolo a.C., gli ebrei furono coinvolti nel processo di ellenizzazione, simile agli altri popoli del Mediterraneo. Le grandi città ellenistiche, tra cui Alessandria, attrassero numerosi immigrati ebrei che adottarono il greco, sostituendolo all’aramaico, la lingua parlata in Palestina. Durante questo periodo, la Torah fu tradotta dall’ebraico al greco da un gruppo di studiosi ad Alessandria, noti come “i Settanta” (che probabilmente erano 72). Questa traduzione, chiamata “la Settanta”, ebbe un’importanza fondamentale nella storia della religione, influenzando anche il cristianesimo.

L’occupazione romana segnò un momento cruciale per il popolo ebraico. Nel I secolo a.C., i romani conquistarono la Giudea, trasformandola in una provincia dell’Impero. Nel 70 d.C., durante una rivolta a Gerusalemme, l’esercito romano devastò la città e distrusse il Tempio, evento di grande significato nella storia ebraica.

A seguito di questa tragedia, un gran numero di ebrei si dispersero in altre città dell’Impero, un esilio forzato noto come diaspora. Questo termine, precedentemente utilizzato in riferimento all’esilio babilonese, indicava ora questa migrazione imposta dalla distruzione di Gerusalemme da parte dei romani.

Le persecuzioni e l’antisemitismo

Nell’Europa dell’alto medioevo (tra il V e il IX secolo), le comunità ebraiche vivevano generalmente in relativa tranquillità, sfuggendo alle persecuzioni. La Chiesa cattolica iniziò a mutare il suo atteggiamento verso di loro nel contesto delle crociate, a partire dall’XI secolo. In quel periodo, le comunità ebraiche furono spesso oggetto di violenza e discriminazione.

Nell’Impero islamico, le condizioni di vita delle comunità ebraiche erano generalmente migliori. I musulmani dimostravano una maggiore tolleranza, sia nei confronti dei cristiani che degli ebrei. Anziché costringerli alla conversione, veniva loro imposta una tassa.

Nei territori cristiani, la conversione forzata non era sempre praticata, ma ci furono eccezioni, come in Spagna dopo la conclusione della Reconquista nel 1492. In quel contesto, ebrei e musulmani furono costretti a scegliere tra la conversione e l’esilio. Molte comunità ebraiche furono costrette all’esilio, migrando principalmente verso l’Africa settentrionale e i territori dell’Impero ottomano.

Ancora oggi, le comunità ebraiche discendenti da questi esuli spagnoli sono conosciute come “sefardite,” dal termine ebraico per la penisola iberica, “Sefarad,” e mantengono tradizioni rituali e linguistiche distinte. Un altro importante gruppo ebraico è costituito dagli “ashkenaziti,” originari dell’Europa centrale, in particolare dalla Germania.

Tra il XV e il XVI secolo, l’ostilità e l’odio verso gli ebrei, inizialmente basati su motivi religiosi, cominciarono a trasformarsi in una forma di razzismo, considerando gli ebrei come diversi, avidi e non fidati.

Tuttavia, tra il XVII e il XVIII secolo, le condizioni delle comunità ebraiche europee migliorarono. I nuovi stati nazionali iniziarono a considerare gli ebrei come cittadini a tutti gli effetti. Durante l’Illuminismo, venne apprezzato il loro contributo economico e la loro cultura avanzata.

Alla fine del XIX secolo, nonostante l’integrazione delle comunità ebraiche nella società, nell’economia, nella cultura e nella politica delle nazioni europee, persisteva ancora un diffuso antisemitismo.

Negli anni Trenta del Novecento, Adolf Hitler fece appello a questo antisemitismo per giustificare le sue politiche e teorie antisemite, che culminarono nell’olocausto durante la seconda guerra mondiale.

Dopo la Seconda guerra mondiale, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite decise di istituire lo Stato d’Israele in Palestina, una decisione con profonde implicazioni. Prima di tutto, ebbe un impatto storico sul popolo ebraico, ponendo fine (almeno in teoria) alla diaspora che aveva inizio millenni prima. Inoltre, influenzò la vita degli arabi palestinesi, che erano già stati interessati dal processo di colonizzazione da parte degli ebrei che si stabilirono in Palestina. Questa decisione ebbe anche profonde conseguenze per l’intera regione, poiché l’identità di Israele avrebbe condizionato significativamente gli sviluppi futuri.

Religione

Gli storici suggeriscono che i primi testi della Bibbia, che narrano l’origine del popolo ebraico e le vicende dei suoi sovrani, potrebbero aver visto la luce durante il periodo dell’esilio babilonese. È in questo contesto che sembra aver avuto inizio il culto monoteista di Yahweh, che fino ad allora era considerato il dio supremo all’interno di una religione con tendenze politeistiche, simile a quelle delle civiltà circostanti.

La fede ebraica si fonda sull’idea di un patto o alleanza tra Dio e il popolo di Israele, contrapponendosi in modo significativo alle tradizioni politeistiche in cui ogni divinità aveva un ruolo specifico, come la protezione dei raccolti o la vittoria in guerra.

Il Dio della Bibbia è concepito come un essere divino in relazione con il suo popolo, che dimostra sensibilità verso la fedeltà e la moralità. Insieme al passaggio al monoteismo, furono adottati alcuni riti distintivi, tra cui la circoncisione e l’osservanza del sabato come giorno di riposo. Inoltre, si sviluppò una determinazione a preservare l’identità ebraica, evitando assimilazioni con altre culture e tradizioni.

Infine, il periodo dell’esilio babilonese segnò l’inizio di quello che sarebbe stato noto come la diaspora ebraica, un fenomeno caratterizzato dalla migrazione e dalla creazione di comunità ebraiche in città sempre più distanti dalla Palestina. L’abilità del popolo ebraico nel conservare la propria identità, radicata in tradizioni culturali e religiose condivise, nonostante la dispersione geografica in luoghi diversi e lontani tra loro, costituisce un elemento distintivo nella storia ebraica.

Durante il periodo romano, nacque e si diffuse il cristianesimo, inizialmente nella Giudea ebraica e in Asia Minore, e successivamente in Grecia e Roma. Non è un caso che Gesù e i primi seguaci fossero ebrei della Giudea, una provincia remota dell’Impero romano.

Le storie del cristianesimo e dell’ebraismo sono profondamente intrecciate; il cristianesimo non solo ebbe origine all’interno della tradizione ebraica, ma il fatto che diventò prima la religione ufficiale dell’Impero romano e poi la fede predominante in Europa ebbe un impatto cruciale sulla storia successiva degli ebrei.