Cos’è il blocco intestinale? Si tratta di una condizione medica che si verifica nel momento in cui il transito nell’intestino di solidi, liquidi o gas è in qualche modo impedito a causa di un qualunque ostacolo.

L’intestino umano è formato da un canale che parte dal piloro, che lo separa dallo stomaco e arriva fino all’ano. Genericamente viene suddiviso in due parti, l’intestino tenue o piccolo intestino e quello crasso anche chiamato grosso intestino.

La prima parte è costituita da tre segmenti, ovvero dal duodeno, il digiuno e l’ileo mentre la seconda parte comprende ben sei tratti: il cieco, il colon ascendente, il colon trasverso, il colon discendente, il sigma e il retto. 

Cos’è il blocco intestinale: le cause

Il blocco intestinale anche detto semplicemente ostruzione può essere provocato da ostacoli meccanici che impediscono concretamente il transito del contenuto all’interno della struttura.

Tra questi ostacoli possono esserci:

  • corpi estranei ingeriti spesso accidentalmente;
  • erniazioni;
  • fecalomi;
  • aderenze cicatriziali post chirurgiche;
  • calcoli della colecisti;
  • intussuscezione o invaginazione intestinale (si ha quando le anse si infilano una dentro l’altra);
  • volvolo (torsione dell’intestino).

In altri casi il blocco dell’intestino può essere determinato da una particolare condizione, detta ileo paralitico. Questa condizione avviene nel caso in cui non ci siano impedimenti evidenti che occludono il canale intestinale che però non è in grado di esercitare le sue normali funzioni.

L’ileo paralitico rappresenta la causa principale di ostruzione intestinale anche nei neonati e nei bambini.

I motivi per cui ciò avviene possono essere:

  • squilibri elettrolitici o chimici, ad esempio abbassamento dei livelli di potassio;
  • interventi chirurgici addominali;
  • infezioni causate da batteri o da virus (gastroenteriti);
  • diminuzione dell’afflusso di sangue all’intestino che non riceve nutrimento sufficiente;
  • appendicite acuta;
  • patologie extraintestinali (ad esempio malattie del rene o del polmone);
  • utilizzo di specifici farmaci, tra i quali in particolare la morfina e i suoi derivati.

I sintomi e la diagnosi

I sintomi del blocco intestinale possono comprendere diverse manifestazioni come:

  • meteorismo, ovvero l’accumulo di gas nell’intestino;
  • distensione dell’addome, anche detta pancia gonfia;
  • stitichezza oppure diarrea;
  • dolori e crampi addominali;
  • vomito.

In caso si sospetti un qualsiasi tipo di occlusione è bene rivolgersi al medico che tramite una visita accurata del paziente potrà indicare il trattamento più adatto. In ogni caso è possibile eseguire diversi accertamenti ed esami che consentono di confermare la diagnosi.

Il medico infatti può consigliare una radiografia dell’addome, una tomografia computerizzata addominale o il clistere di bario.

La cura

Il trattamento, nella maggior parte dei casi può essere molto semplice e consiste nella posa di un sondino naso-gastrico. A seguito di questo trattamento il paziente viene tenuto a digiuno assoluto e nutrito per via endovenosa.

Il procedimento consiste in un piccolo tubo che viene inserito in una narice e poi passato per l’esofago e lo stomaco per arriva, infine, nell’intestino. In questo modo il gonfiore dell’addome e il vomito dovrebbero attenuarsi.

Di fatto, si tratta però di un processo di guarigione semi-spontaneo, poiché non avviene una vera e propria azione terapeutica sull’ostruzione presente nell’intestino.

Nel caso in cui il paziente venga ospedalizzato e anche durante i giorni successivi è bene seguire una dieta a basso contenuto di fibre, in quanto questo regime alimentare rende più facile la guarigione e ne accelera i tempi.

Nei casi più gravi è necessario procedere con un intervento chirurgico, soprattutto nei pazienti che hanno subito una necrosi dei tessuti intestinali per insufficiente apporto sanguigno o quando la causa dell’ostruzione non è altrimenti eliminabile, ad esempio una neoplasia.

 Alcune volte questo disturbo può portare a delle complicanze come:

  • infezioni;
  • disidratazione;
  • squilibri elettrolitici;
  • perforazione della parete dell’intestino con conseguente peritonite;
  • ittero (colorazione gialla della cute e della sclera oculare);
  • infarto intestinale cui segue la necrosi (morte) dei tessuti

I casi di occlusione intestinale non gravi hanno una prognosi che solitamente si conclude in modo positivo, infatti, solo il 3-5% di questi è letale.

Diverso è invece il discorso per quanto riguarda gli episodi di blocco intestinale più gravi. La prognosi è decisamente meno positiva e il tasso di mortalità in questi casi è superiore al 30%.