Nel cuore degli anni ’70, l’Europa occidentale e gli Stati Uniti furono scossi da una crisi energetica senza precedenti. L’episodio centrale fu un drammatico aumento dei prezzi del petrolio che toccò il 300% in pochi mesi. Questo evento turbò le economie e influenzò profondamente gli stili di vita. Andiamo a ripercorrere brevemente la storia della crisi petrolifera del 1973.
Crisi petrolifera del 1973: cosa accadde 50 anni fa
Per chi aveva vissuto l’espansione economica degli anni ’60, il cambio di rotta fu profondamente sconvolgente. Gli anni seguenti la Seconda Guerra Mondiale avevano visto nazioni come l’Italia beneficiare di un “miracolo economico“: crescita del PIL, posti di lavoro in aumento, riduzione della disoccupazione e prosperità diffusa. Tuttavia, la crisi petrolifera fece crollare quest’ottimismo, segnando la fine di un’epoca dorata e l’inizio di anni di incertezza.
Il detonatore di questa crisi fu un conflitto militare noto come la Guerra del Kippur. Iniziò il 6 ottobre 1973, quando Egitto e Siria lanciarono un attacco a sorpresa contro Israele. Quest’azione bellica non solo coinvolse direttamente queste nazioni, ma ebbe ripercussioni su scala globale. Gli Stati Uniti supportarono Israele, scatenando l’ira dei paesi arabi produttori di petrolio.
Come ebbe inizio la crisi petrolifera del 1973
In risposta all’appoggio americano a Israele, molti paesi arabi introdussero un embargo sulle esportazioni petrolifere. Questo causò un immediato rialzo dei prezzi. Il mondo occidentale fu preso di sorpresa. Il Kuwait svolse un ruolo centrale in questa strategia, con un’audace decisione di aumentare i prezzi del petrolio di un impressionante 70% in un solo giorno.
Il petrolio, linfa vitale per industrie e trasporti, divenne improvvisamente una risorsa costosa e limitata. La risposta fu un insieme di misure di austerity, con i cittadini europei costretti a ridurre l’uso di energia e automobili. Questa situazione generò un fenomeno economico noto come stagflazione: inflazione elevata e crescita economica stagnante.
Tutto ciò era inserito in un contesto più ampio di tensioni geopolitiche. Negli anni precedenti la crisi, le “sette sorelle”, sette grandi compagnie petrolifere, avevano esercitato un dominio quasi totale sul mercato petrolifero globale. Tuttavia, nel 1960, fu fondata l’OPEC, un’organizzazione che riuniva i principali paesi produttori di petrolio. Questa organizzazione mirava a regolare la produzione e i prezzi del petrolio, sfidando il predominio delle sette sorelle.
Il petrolio ha giocato un ruolo cruciale nella storia economica e politica globale, e il decennio degli anni ’70 ne è una testimonianza evidente. L’Occidente, in particolare le potenze industrializzate come gli Stati Uniti, l’Europa e il Giappone, dipendevano fortemente dal petrolio arabo. Gli USA importavano il 28% del loro petrolio dal mondo arabo, mentre per l’Europa e il Giappone le percentuali erano ancora più alte, raggiungendo il 65% e il 44% rispettivamente.
Le ripercussioni
Uno dei settori più colpiti fu quello automobilistico. Durante il decennio precedente, il numero di automobili in Italia era aumentato vertiginosamente, ma la crisi energetica interruppe questa crescita. Le vendite crollarono, e l’industria automobilistica dovette adattarsi a un nuovo contesto economico.
Davanti a questa dipendenza, l’embargo del petrolio da parte dei paesi arabi ha portato a una serie di misure drastiche, conosciute come “austerità” (no, non è un termine dei nostri tempi). Queste misure includevano restrizioni sulla circolazione dei veicoli, limiti di velocità, riduzione dell’illuminazione pubblica e cambiamenti negli orari televisivi. Gli effetti di queste regole furono notevolmente visibili nelle strade delle città, con le persone che optavano per mezzi di trasporto alternativi come biciclette o autobus pubblici.
L’impatto duraturo della crisi petrolifera del 1973
L’Italia, in particolare, ha sentito le conseguenze economiche della crisi petrolifera. La fine dell’epoca d’oro, conosciuta come “golden age“, e la stagflazione hanno portato a squilibri economici che sono ancora presenti oggi. L’aumento esponenziale del debito pubblico, che ha raggiunto il 150% nel 2020, è una prova tangibile del peso economico di quel periodo.
In risposta a questa crisi, l’Occidente ha cercato di diversificare le sue fonti di energia e ridurre la dipendenza dal petrolio arabo. Ciò ha portato alla scoperta di nuove riserve di petrolio, in particolare nel Mare del Nord, e ha anche visto l’ascesa dell’Unione Sovietica come uno dei principali esportatori di petrolio.
Durante quel periodo, inoltre, furono imposte sanzioni nei confronti dei paesi con simpatie pro-israeliane. Sebbene la guerra che ne scaturì durasse solo 19 giorni, le sue implicazioni economiche furono senza precedenti.
La risposta italiana
In Europa, la crisi spinse le nazioni a intraprendere azioni immediate per controllare la situazione. L’Italia, sebbene fosse una delle ultime nazioni a reagire, mise in atto delle restrizioni draconiane. Il governo di Mariano Rumor stabilì, tra le altre cose, il divieto di circolazione stradale durante le domeniche, costringendo la nazione a rivolgersi a mezzi di trasporto alternativi. L’immagine dell’Italia in quei giorni era pittoresca: strade invase da biciclette, pattini, e persino animali come buoi e asini. Non solo i comuni cittadini, ma anche le alte cariche dello stato, come il presidente Giovanni Leone, furono costretti a adattarsi a questa nuova realtà.
Quando i paesi arabi manifestarono la loro intenzione di restringere ulteriormente l’approvvigionamento petrolifero, l’eco di questa minaccia riecheggiò in tutto il mondo occidentale. Questo portò a una corsa frenetica alle stazioni di servizio, con lunghe code e disperazione palpabile tra i cittadini. I prezzi del petrolio raggiunsero livelli mai visti prima, mettendo a dura prova le economie occidentali.
Ripercussioni economiche della crisi petrolifera del 1973
L’embargo, pur non raggiungendo completamente i suoi obiettivi politici, ebbe un impatto economico massiccio. Il prezzo del petrolio raggiunse cifre vertiginose e i rapporti tra le compagnie petrolifere occidentali e i paesi arabi produttori di petrolio cambiarono in modo irrevocabile. Questa crisi segnò anche la fine dell’era delle concessioni petrolifere e consolidò il potere dei paesi produttori di petrolio.
Quasi cinquant’anni dopo la crisi del 1973, il mondo si trova di nuovo a confrontarsi con sfide energetiche complesse e contesti storici similari, se non nella forma, almeno nei contenuti. L’attuale tensione tra l’Unione Europea e la Russia ha portato alla ribalta la questione dell’approvvigionamento energetico e dell’equilibrio geopolitico, ma anche il conflitto tra Israele e Hamas sta riaccendendo echi che sembravano sopiti. Il nostro Paese, in particolare, appare molto vulnerabile, data la sua dipendenza da poche fonti energetiche e l’incapacità di diversificare adeguatamente le sue risorse.