Prenderà il via oggi, presso la Corte d’Assise del Tribunale di Alessandria, il processo per omicidio volontario pluriaggravato a carico di Luca Orlandi, il 24enne originario di Sale accusato di aver ucciso e dato alle fiamme l’insegnante Norma Megardi, 74 anni. Insieme ai genitori, Pietro Orlandi e Ivana Ferrari, il giovane dovrà anche rispondere di calunnia nei confronti dei carabinieri: nel corso delle indagini li accusò (falsamente) di averlo messo sotto pressione mentre veniva interrogato.
Al via il processo a Luca Orlandi, il 24enne accusato dell’omicidio di Norma Megardi a Sale
Il 24enne di Sale è accusato di omicidio volontario aggravato dal mezzo insidioso e dai futili motivi, di incendio e distruzione di cadavere. Pochi giorni dopo il ritrovamento del corpo della vittima, nel mese di giugno 2022, aveva confessato il delitto. A novembre si era rimangiato tutto, raccontando un’altra storia e sostenendo di essere stato spinto a parlare dagli agenti che lo avevano interrogato, chiedendo di essere scarcerato.
In una lettera la madre scrisse che era innocente e che, nel corso dell’interrogatorio, si era deciso volontariamente di metterlo sotto pressione. Per questo, insieme ai genitori, il giovane dovrà rispondere anche di calunnia nei confronti dei carabinieri di Alessandria e di Tortona. I legali che lo difendono, gli avvocati Lorenzo Magnarelli e Wladimiro Meisina, avevano chiesto invano lo spostamento del dibattimento “in altra sede”.
La ricostruzione del delitto
I fatti risalgono al 20 giugno 2022. Attorno alle 18 Norma Megardi si era allontanata dalla sua abitazione, a Sale, per raggiungere un terreno di sua proprietà poco distante. Quando era arrivata ci aveva trovato Luca Orlandi, il giovane che, insieme alla sua famiglia, si occupava della conduzione di una parte dei possedimenti dell’insegnante. I due avevano avuto un acceso diverbio.
Poi il 23enne era salito a bordo della sua Fiat Panda, facendo credere alla donna che si stesse allontanando. A gran velocità era tornato indietro, puntando dritto contro di lei e investendola. Dopo aver nascosto la sua auto – gravemente danneggiata dall’incidente – era tornato sulla scena del crimine, caricando il cadavere della 74enne sulla sua Opel Crossland, insieme a delle taniche di carburante agricolo.
Raggiunto un appezzamento di terra a Isola Sant’Antonio, aveva cosparso di benzina l’abitacolo della vettura e, con l’aiuto di due accendini, aveva dato tutto alle fiamme, nel tentativo di eliminare le tracce del delitto. Qualche giorno più tardi, a indagini già avviate, si era presentato spontaneamente in caserma, ammettendo le sue responsabilità. I sospetti si erano concentrati su di lui fin dal primo momento.
Le indagini, gli indizi di colpevolezza
Indagando sulle persone che conoscevano Megardi, i carabinieri si erano imbattuti nel nome di Luca Orlandi, scoprendo che il giovane viveva poco lontano dal luogo in cui il corpo della donna era stato trovato semicarbonizzato. Facendo degli accertamenti, avevano poi scoperto che l’auto del 24enne era stata portata da un meccanico dopo essere rimasta coinvolta in un incidente.
Mancava però un dettaglio: il paraprezza. Il killer aveva provveduto a tagliarlo e a disfarsene per cancellare le tracce dell’investimento: pochi attimi dopo l’omicidio lo aveva abbandonato, avvolto in un sacco di plastica nero, a bordo strada, a una decina di chilometri circa da dove era avvenuto “l’incidente”.
Sarebbe stato lui stesso, più avanti, a permetterne il rinvenimento e il sequestro. Le immagini delle videocamere di sorveglianza installate nei pressi dei terreni frequentati il giorno del delitto lo avevano incastrato. Con le sue parole avrebbe fatto il resto.
In questo articolo la storia di un suo omonimo, l’uomo di 55 anni che per giorni, negli scorsi mesi, si è barricato in casa a Cordovavo, in provincia di Pordenone: Luca Orlandi si è arreso.