In un mondo che è in fiamme anche in Europa torna il terrore. Succede nel cuore del vecchio continente, nel centro di Bruxelles dove ieri sera, 16 ottobre, intorno alle 19, al grido di “Allah Akbar” un uomo ha aperto il fuoco uccidendo a colpi di kalashnikov due persone di nazionalità svedese. Ma chi è l’attentatore di Bruxelles? Abdesalem Lassoued, sarebbe questo, secondo le prime notizie, il nome dell’uomo che ha fatto ripiombare nella paura del terrorismo islamico l’Europa.
Chi è l’attentatore di Bruxelles Abdesalem Lassoued già segnalato per radicalizzazione
Abdesalem Lassoued, nato nel settembre del 1975, 48 anni, tunisino, richiedente asilo dal 2019. E’ lui l’attentatore che nella sera del 16 ottobre ha ucciso a colpi di kalashnikov due svedesi e ferito una terza persona a Bruxelles.
L’uomo era noto alle forze dell’ordine e ai servizi segreti belgi. Lo ha confermato in una ricostruzione che di certo genererà polemiche, riportata dall’Adn Kronos, il ministro della Giustizia Vincente Van Quickenborne in persona, che ha anche raccontato che c’era stata una segnalazione sul suo profilo di radicalizzato. Una segnalazione che, a una successiva verifica delle forze dell’ordine è stata considerata non attendibile. Per ben due volte.
Il ministro infatti ha raccontato che Abdesalem Lassoued è già noto alle forze dell’ordine di Bruxelles per traffico di esseri umani, soggiorno illegale e minaccia alla sicurezza dello Stato. Nel 2016 infatti, arrivarono alla polizia belga informazioni da un servizio di polizia straniero che indicavano l’uomo come radicalizzato e pronto a partire per una zona di conflitto per la jihad. L’informazione, ha detto il ministro belga, è stata verificata, ma non c’erano indicazioni concrete di radicalizzazione“. Questa però sarebbe stata solo la prima volta in cui alle forze dell’ordine beghe il nome di Abdesalem Lassoued è stato associato alla radicalizzazione Secondo la ricostruzione di Van Quickenborne infatti, all’inizio di quest’anno, il 48enne avrebbe minacciato via social un occupante di un centro per richiedenti asilo nella regione di Campine.
Questa persona lo avrebbe denunciato, e in quella sede avrebbe segnalato che l’uono era stato già condannato per terrorismo in Tunisia. La polizia a quel punto, secondo quanto affermato dal ministro, avrebbe interrogato Abdesalem Lassoued. E la polizia giudiziaria federale di Anversa, avrebbe decido di convocare una riunione prevista per oggi 17 ottobre. Nel frattempo, però i servizi segreti avrebbero appreso che il sospettato in realtà era stato condannato in Tunisia per reati comuni, non per terrorismo. Abdesalem Lassoued non era quindi considerato dopo queste verifiche, una minaccia concreta e imminente.
L’attentatore di Bruxelles: i video su Facebook inneggianti alla jihad e il quartiere covo dei terroristi
“Vi saluto con Allahu Akbar. Mi chiamo Abdesalem Al Guilani e sono un combattente per Allah. Vengo dallo Stato Islamico. Amiamo chi ci ama e odiamo chi ci odia. Viviamo per la nostra religione e moriamo per la nostra religione. Alhamdulah. Vostro fratello si è vendicato in nome dei musulmani. Finora ho ucciso 3 svedesi Al hamdoulelah. 3 svedesi, sì. Coloro ai quali ho fatto qualcosa di sbagliato, possano perdonarmi. E io perdono tutti. Salam Aleykoum”.
Così, in un video postato sul profilo Facebook intestato a Slayem Slouma, ora rimosso da Meta, l’attentatore di Bruxelles rivendica la serata di sangue e terrore vissuta ieri nella capitale belga.
Il terrorista è ora in fuga e la caccia all’uomo è partita immediatamente. Le teste di cuoio si sono per prima cosa diretti nel quartiere di Schaerbeek, dove l’uomo era domiciliato. Una zona della città che, in cui negli anni si sono trovati molti legami con i terroristi islamici autori degli attentati che hanno insanguinato l’Europa intorno al 2015.
A Schaerbeek infatti era cresciuto uno dei kamikaze dell’Isis che si fecero esplodere nell’aeroporto di Bruxelles nel 2016, qui si era rifugiato Salah Abdeslam, uno dei terroristi protagonisti degli attentati di Parigi e in questa zona della capitale belga avevano collegamenti almeno sei dei sette attentatori che insanguinarono la capitale francese.