Quanti vulcani ancora attivi e potenzialmente distruttivi ci sono in Italia? Quale è la loro correlazione con i terremoti e che rischio c’è in caso di eruzione per i cittadini e turisti che si trovano nelle zone colpite? Ecco quali sono quelli più pericolosi in caso di ripresa dell’attività dopo molto tempo.

Vulcani in Italia attivi, la lista

L’Italia contiene alcuni tra i vulcani più attivi in Europa continentale ma anche nelle isole dette vulcaniche perchè formatesi proprio in seguito a tale attività eruttiva. Inoltre il paese è considerato geologicamente a rischio da questo punto di vista ed inserito nella lista mondiale della pericolosità, soprattutto perchè alcune aree sono attualmente molto urbanizzate.  Il territorio nazionale si può suddividere in tre principali grandi aree per quanto riguarda il vulcanismo.

Queste sono prevalentemente nella zona centro meridionale, sulla costa tirrenica e più a sud in Sicilia. I vulcani si possono definire attivi quando nella storia recente, e negli ultimi anni, si sono verificati fenomeni eruttivi. Alcuni sono però più pericolosi di altri, perchè la modalità di eruzione cambia in base alla natura di queste strutture geologiche. I principali e più importanti sono:

  • Stromboli
  • Vulcano
  • Etna
  • Vesuvio
  • Campi Flegrei
  • Ischia
  • Pantelleria
  • Colli Albani
  • Lipari
  • Panarea
  • Vulcani sottomarini

Mentre alcuni di questi, come ad esempio Etna e Stromboli sono sempre in attività, altri invece pur non dando origine a fenomeni intensi da molto tempo, non sono spenti ma quiescienti. La loro pericolosità aumenta proprio a causa del potenziale effetto più dannoso in caso di esplosione perchè con il tempo aumenta anche la pressione interna con eruzione che può provocare gravi danni. Il più classico esempio è quello del Vesuvio, che nel 79 d.c. causò la distuzione di intere città come Ercolano, Pompei, Stabia e Oplontis.

Vulcani quiescienti e spenti, qual è la differenza?

I vulcani detti quiescenti sono quelli che si trovano attualmente in un periodo di riposo, cioè una lunga inattività che perdura da periodo più lughi rispetto allo storico intervallo tra le eruzioni. Non per questo sono però considerati meno pericolosi. Il fenomeno infatti dopo molto tempo può risultare particolarmente intenso proprio a causa della pressione che aumenta con l’inattività. Mentre quelli definiti spenti sono vulcani che non presentano più alcun rischio di eruzione perchè l’ultima è avvenuta più di 10mila anni fa.

Correlazione tra vulcani e terremoti

La correlazione tra vulcani e terremoti fu studiata per la prima volta nella storia da Charles Darwin, che osservò quale potesse essere il nesso e cercò per primo di stabilire se un terremoto potesse dare origine ad una eruzione vulcanica e viceversa. Da diversi studi anche più recenti è emerso che le due cause sono concatenate e che le scosse telluriche possono essere un segnale di pericolo eruzione imminente delle strutture geologiche presenti. Il caso più recente è l’intensificarsi degli eventi sismici nella zona dei Campi Flegrei, che ha riacceso l’allarme vulcanico in tutta la zona.

Vulcani in Italia: quali sono quelli più pericolosi

I vulcani attivi in Italia non sono tutti pericolosi allo stesso modo. Quelli con attività persistente infatti possono creare piccoli danni e disagi, come accade per le eruzioni periodiche dell’Etna ad esempio, ma non sono considerati ad alto rischio per la popolazione. I vulcani quiescienti e di tipo esplosivo invece possono essere molto più distruttivi. Dipende infatti dalla combinazione tra anni di inattività e ripresa dell’aumento della pressione interna, che aumenta fino a quando non si verifica l’evento.

Il rischio geologico più alto è da attribuire attualmente al Vesuvio, che non solo è uno dei più pericolosi del mondo, ma anche ad alto rischio di provocare numerose vittime in quanto si trova in una zona che negli anni è stata fortemente caratterizzata dalla crescita urbana e dalla presenza di abitazioni concentrate anche nelle aree più limitrofe al cratere. Il secondo in lista in Italia è il vulcano sottomarino Marsili, nel Mar Tirreno, che in caso di risveglio improvviso potrebbe provocare uno tsunami e onde alte da 20 a 35 metri con effetti potenzialmente devastanti.