Israele ha annunciato oggi, 16 ottobre, di aver ucciso il capo dell’intelligence di Hamas, Khan Yunis, in un raid aereo. E arriva in un tourbillon di notizie, in cui proprio i servizi segreti non passano inosservati.
Ucciso il capo dell’intelligence di Hamas, la situazione nella Striscia di Gaza
La responsabilità è mia.
Sono queste infatti le drammatiche parole di Ronen Bar, da tre anni direttore dello Shin Bet, l’agenzia di sicurezza israeliana specializzata nell’anti-terrorismo.
Nonostante una serie di azioni che abbiamo intrapreso, non siamo stati in grado di creare un avvertimento sufficiente per consentire di sventare l’attacco.
Morti a migliaia, l’Unrwa lancia l’allarme per la carenza dei sacchi per cadaveri
Impressionanti intanto i numeri: sono circa 2800 i palestinesi uccisi nei raid, a fronte delle 1300 vittime israeliane. L’agenzia Unrwa dell’Onu che si occupa del soccorso dei rifugiati palestinesi dice che i sacchi per i cadaveri sono praticamente terminati. L’Oms lancia l’allarme aggiungendo che restano appena 24 ore di acqua ed elettricità nella Striscia. Per non parlare delle scorte di carburante in esaurimento.
Fondamentale è al momento il valico di Rafah che da Gaza aprirebbe un corridoio umanitario fino in Egitto. Lo chiedono soprattutto gli Stati Uniti. Proprio questo pomeriggio, fonti da Gaza hanno invece riferito ai media europei e americani che sarebbe stato colpito dall’esercito di Netanyahu. Se confermato sarebbe il quinto attacco.
Tetre prospettive, mentre il cardinale Pizzaballa si offre in cambio dei bambini in ostaggio
Per i prossimi giorni si parla sempre più insistentemente di attacchi via terra, che gli americani vorrebbero scongiurare, mentre la comunità internazionale esprime preoccupazione anche per la possibilità di apertura di nuovi fronti. I combattimenti con gli Hezbollah libanesi e filo-iraniani non sono infatti una novità e Tel Aviv ha già disposto l’evacuazione di 28 villaggi proprio al confine con il Libano. Nell’ottica di un allargamento, si teme logicamente la posizione dell’Iran, mentre la Russia, per voce di Vladimir Putin, ha espresso vicinanza ai palestinesi. Lasciando poi nell’aria parole certo poco rassicuranti:
C’è un alto rischio che il conflitto vada fuori controllo.
In tutto questo, il patriarca cattolico di Gerusalemme, cardinale Pierbattista Pizzaballa, si è offerto in cambio dei bambini in ostaggio. È il pieno caos.