Il nuovo scandalo che riguarda le scommesse fatte su siti illegali da alcuni calciatori sta sconvolgendo e facendo tremare il mondo del calcio. La Procura di Torino ha avviato l’indagine e ora la giustizia dovrà fare il suo corso, ma giorno dopo giorno continuano ad emergere nuovi particolari e i professionisti coinvolti sarebbero molti di più dei quattro già noti. Per fare il punto e capire quali potrebbero essere i risvolti del nuovo caso scommesse, l’avvocato Afeltra, esperto di diritto sportivo, è intervenuto in esclusiva a Tag24.
Caso scommesse, Avvocato Afeltra a Tag24
Il mondo del calcio trema, ancora una volta. I calciatori coinvolti nelle scommesse su siti illegali non sarebbero solo i quattro di cui Fabrizio Corona ha già fatto il nome, anzi. La sensazione è che l’indagine sarebbe solo all’inizio e che molto ancora potrebbe venire fuori. Tante le indiscrezioni che stanno emergendo, secondo le prime notizie alcuni dei giocatori coinvolti avrebbero ammesso, tra le lacrime, di essere affetti da ludopatia. Ma questa sarebbe solo la punta dell’iceberg.Secondo Dillinger news, infatti,sarebbero coinvolti almeno altri 10 giocatori, oltre a club e dirigenti. Per capire quali saranno i prossimi passi nel nuovo caso scommesse, l’avvocato Afeltra, esperto di diritto sportivo, è intervenuto in esclusiva a Tag24.
Quattro calciatori implicati e in questi giorni abbiamo sentito tanto parlare di ludopatia. Si tratta di un’eventuale attenuante?
“Per arrivare a una sentenza verrà preso in considerazione ogni aspetto e come sempre ci saranno attenuanti ed aggravanti. È chiaro che se un soggetto dimostra di aver giocato sotto impulso di ludopatia, cambia parecchio ai fini della pena. Addirittura se qualcuno riuscisse a dimostrare che non era in grado di discernere cosa, come e quanto scommetteva, questo potrebbe rappresentare un esimente del reato, ma varrebbe in sede penale. Poi c’è l’aspetto sportivo. Chiaramente parliamo di una patologia che va dimostrata clinicamente. A quel punto mi aspetto che ci sia anche volontà di curare questa ludopatia presso centri specializzati. Tutto questo porterebbe ovviamente a ridurre, di molto, la pena”.
In quanto tempo si arriverà a una sentenza rispetto ai calciatori già implicati?
“Questa è una domanda complicata a cui rispondere. Il procuratore federale ha già aperto un’indagine, ma ora dobbiamo vedere in quanto tempo arriveranno gli atti, dalla Procura di Torino. E poi andranno prese in considerazione le dichiarazioni rese dai calciatori implicati, quello che hanno ammesso e quello che hanno omesso. Quando tutto sarà definito si potrà chiudere l’indagine e si avvieranno le trattative con gli avvocati difensori degli incolpati e solo a quel punto si arriverà a un patteggiamento o a una sentenza”.
Le società a cui appartengono i calciatori, dimostrato di essere estranei ai fatti, potranno quindi richiedergli i danni di immagine?
“Certamente sì. Le società per il comportamento dei propri atleti non rispondono perché l’articolo 24 del codice di giustizia sportiva prevede che di questi reati rispondano solo se posti in essere dai soggetti apicali, ovvero ad esempio il presidente, o l’amministratore delegato”.
Tutto parte da Fabrizio Corona e da Dillinger news e domani farà altre rivelazioni in diretta Rai. Tante le polemiche per l’aspetto mediatico, che ne pensa?
“Questa è la cosa grave, perché questo dimostra che in Italia i processi si fanno prima in tv che nelle aule di giustizia. Lo dico da trent’anni ma le cose non cambiano. Ci sarebbe modo di fermare tutto questo perché nel momento in cui c’è un soggetto che deve fare questo tipo di rivelazioni, essendo informato sui fatti, la Procura dovrebbe invitare il dichiarante a non rendere pubbliche queste informazioni, aggiungendo che se reitera in questo comportamento sarebbe assoggettato, lui, a una sanzione perché è un reato. Questo però non lo fa nessuno e allora si continua in questo modo”.
Anche perché essendoci un’indagine in corso, questo rischia anche di intralciare?
“Certo che sì, ma capita continuamente. Tante cose in Italia intralciano le indagini, tante volte è addirittura la giustizia che si auto intralcia”.
Compagni di squadra, dirigenti o chiunque fosse a conoscenza dei fatti e non ha denunciato, cosa rischia?
“Ci sarebbe omessa denuncia, ma questo è molto difficile da dimostrare. A meno che non ci sono chat o messaggi scritti, come si fa a sapere che un amico, o un compagno lo sapeva? Ecco perché ci sono indagini in corso sui cellulari, i tablet e si stanno controllando conversazioni, mail e social. Questi sono elementi indiretti, che implicherebbero anche soggetti collaterali che erano però obbligati a denunciare e non lo hanno fatto”.
L’idea che eventualmente potrebbe essere sospeso il campionato è possibile?
“Assolutamente no, chi lo dice dimostra di non conoscere le regole. Sarebbe un gravissimo vulnus per tutte quelle società e tutti quei calciatori, anche delle società in cui eventualmente venisse confermato che c’erano soggetti che scommettevano, che non c’entrano nulla. Bisogna fare un distinguo, perché chi non ha mai fatto niente ha diritto a proseguire nel suo lavoro. La sospensione del campionato è una cosa stupidissima che va a ledere gli interessi generali. Gli interessi particolari invece vanno perseguiti, chi ha sbagliato deve pagare e le norme devono essere applicate. Il calcio però deve andare avanti”.
Fabrizio Corona ha dichiarato che la Juventus sapeva e per questo rischia la retrocessione. È davvero così?
“Corona dimostra di non conoscere le regole, che escludono tutto questo. E’ un dichiarante, non ha la verità assoluta in tasca. In sede dibattimentale, tutto quello che lui ha dichiarato, sarà oggetto di valutazione, per cui bisognerà determinare la personalità del soggetto. Perché ha fatto queste dichiarazioni, la sua spontaneità, la sua coerenza, la sua costanza. Poi bisognerà valutare la sua dichiarazione, se è libera, se non è artefatta, se è contraddittoria, se è coerente con sé stessa. Superata questa valutazione bisognerà verificare che ci siano riscontri probatori oggettivi. Poi il riscontro oggettivo deve essere anche individualizzante, come ha detto la Corte di Cassazione sin dal lontano 1993, nella famosa sentenza Marino che altro non è che la sentenza di cassazione dell’omicidio Calabresi. E poi bisognerà valutare tutto il resto. La cosa è molto lunga, non è facile e ci potranno essere delle diversità rispetto a quanto appare al momento”.