È una promozione con riserva quella di Confcommercio alla manovra 2024 approvata oggi in Consiglio dei ministri. Un documento che la premier Meloni ha presentato parlando di un valore complessivo da poco meno di 24 miliardi, con 16 miliardi di extragettito e il resto frutto di tagli alle spese.
Confcommercio sulla Manovra 2024: “Bene, ma servono misure strutturali”
In una nota lunga e dettagliata, l’organismo che in Italia rappresenta 700.000 imprese scrive:
Manovra necessariamente sobria e prudente in considerazione di uno scenario geopolitico e congiunturale difficile ed esposto a rischi di peggioramento. Spiccano, a contrasto dell’impatto dell’inflazione sui livelli di reddito bassi e medio-bassi, gli interventi in materia di riduzione del cuneo contributivo e fiscale con il debutto, tra l’altro, di un sistema Irpef a tre aliquote. Si tratta, però, di misure limitate al solo 2024 e che, in prospettiva, andranno rese strutturali.
Dunque è un invito alla lungimiranza. Del resto, anche il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha usato l’aggettivo “prudente“. Promettendo al contempo un’altra parola chiave: “solidità“. Confcommercio muove un’osservazione anche sulla No tax area.
Si procede all’equiparazione tra redditi di lavoro dipendente e redditi da pensione. Ma, progressivamente, bisogna equiparare la soglia di incapienza anche per i lavoratori autonomi e i piccoli imprenditori. Positivi, inoltre, l’esordio della rateizzazione del secondo acconto delle imposte sui redditi per lavoratori autonomi e imprenditori, la maggiore deduzione Ires ed Irpef per le nuove assunzioni, l’innalzamento del tetto dei fringe benefit.
La Confcommercio: “Serve la detassazione degli incrementi salariali”
Puntelli e un altro “Bene, però…” anche su welfare aziendale e contrattazione di produttività.
Le misure andranno rese strutturali. Resta poi l’esigenza di interventi in materia di detassazione degli incrementi salariali definiti in sede di rinnovo dei Ccnl.
Promossa a pieni voti, infine, la global minimum tax per i gruppi di imprese multinazionali.
Segue l’approccio comune, già condiviso a livello Ocse e G20, di una riforma delle regole fiscali internazionali che consenta di ridurre le distorsioni dovute ai differenti livelli di tassazione nei Paesi.