Caso Fagioli, la ricostruzione dei debiti per scommesse. Non è un periodo semplice per Nicolò Fagioli. Il classe 2001 è stato il primo nome uscito dal polverone scommesse che sta coinvolgendo il mondo del calcio che ha preso nomi eccellenti come Tonali, Zaniolo e Zalewski. Il centrocampista secondo alcuni esperti di dipendenze potrebbe essere arrivato in questo circolo di scommesse illegali attraverso un contesto in cui il ragazzo è stato lasciato da solo senza essere stato preparato a dovere all’impatto con il mondo del grande calcio
I debiti per scommesse di Fagioli
Nella sua famiglia ci sarebbero inoltre storie di dipendenze: un parente a lui molto vicino ha combattuto con un altro tipo di dipendenze, di quelle con conseguenze più esterne, che alterano più direttamente gli umori e i comportamenti. Una situazione che il giocatore della Juventus ha dovuto convivere per molti anni insieme a un rapporto non semplice con il padre. Secondo le prime ricostruzioni Fagioli avrebbe scommesso enormi puntate su ogni sport: calcio e non solo. Ammonizioni, assist, tiri in porta, espulsioni. Mai sulla sua Juventus, a quanto pare. Gli inquirenti hanno sequestrato il suo telefono e si sarebbe indebitato per quasi un milione di euro, il suo ultimo contratto non gli sarebbe bastato per colmare le richieste.
Fagioli si sarebbe autodenunciato da tempo, qualche compagno e la madre lo hanno aiuto a dovere. In questa situazione ci sarebbero state richieste di soldi, minacce e ricatti a causa di relazioni pericolose. Il giocatore ora sarebbe già in terapia con un psicologo esperto di queste situazione e avrebbe deciso di far già monitorare il proprio conto corrente. Il giocatore scuola Juventus si è subito mostrato pentito e avrebbe collaborato facendo i nomi di altri giocatori come Tonali. Per via di questo dettaglio potrebbe avere uno sconto importante della pena (si parla dagli 8 ai 10 mesi). Brutta notizia sicuramente per la Juventus che dopo il caso Pogba ora dovrà fare a meno di uno dei suoi giocatori più talentuosi a metà campo, sono solo cinque ora i giocatori di ruoli come interni di centrocampo (Mckennie, Rabiot, Miretti, Locatelli e Nicolussi Caviglia).
Cosa ha detto il padre di Fagioli sul caso scommesse
In supporto e soccorso di Nicolò sono intervenute in questi giorni le personalità più vicine a lu. Repubblica ha rilasciato nelle ultime ore un’intervista al padre del calciatore, Marco Fagioli, che ha messo di mira anche la la categoria dei procuratori:
“I club non riescono a seguire i giovani, i genitori non possono. I procuratori dovrebbero stargli dietro, così giustificherebbero quello che guadagnano – ha tuonato papà Marco -. Non dico niente su quello che avrebbe fatto mio figlio. Molto di quello che leggo su di lui non è vero, ma adesso non mi ascolterebbe nessuno. Qualcosa lo turbava nei giorni scorsi, ma non immaginavo niente del genere”.
La risposta degli agenti al padre di Fagioli
Non si è fatta attendere la risposta dell’agente di Fagioli, Marco Giordano, intervistato sempre da Repubblica. I procuratori sono stati presi in casa dal genitore del giocatore che aveva denunciato la scarsa curanza degli agenti nei confronti dei loro assistiti. Ecco le dichiarazioni di Giordano:
“Siamo stati noi a dirgli di denunciare – ha riferito Giordano, uno dei procuratori dell’agenzia Caa Stellar -. Il padre dice che non era a conoscenza di niente, ma il nostro assistito aveva questi problemi pregressi alla firma con noi. Eravamo prossimi all’estate e la prima cosa che gli abbiamo consigliato è stata autodenunciarsi e curarsi. Nicolò è affetto da ludopatia, problema nato quando non eravamo noi gli agenti. Nessuna mala gestione, lo abbiamo aiutato in tutti i modi“.