È finito di nuovo nei guai, Ciro Di Maio, il conduttore televisivo già condannato a un anno e quattro mesi di reclusione dopo essere rimasto coinvolto in una storia di droga: ecco chi è e cosa ha fatto. Il sostituto procuratore di Milano, Baj Macario, ha chiesto per lui il giudizio immediato: presto andrà a processo, rischiando una nuova condanna. Le motivazioni restano sempre le stesse.

Ciro Di Maio, chi è e perché andra a processo? Non è la prima volta che finisce nei guai

Nato a Napoli il 2 maggio 1975, Ciro Di Maio è noto al grande pubblico per le sue apparizioni in tv. La sua carriera è iniziata nel lontano 1998, quando, al fianco di Raffaela Carrà, ancora giovane prese parte al programma “Carramba! Che fortuna” come valletto. Nel tempo è stato autore e conduttore di varie trasmissioni televisive, ma anche attore di amatissime fiction, tra le quali “Un posto al sole”, “Un medico in famiglia” e “Le tre rose di Eva 3”.

Di recente è finito più volte nei guai per storie di droga. Un anno e mezzo fa era stato condannato per detenzione ai fini di spaccio a un anno e quattro mesi di reclusione e al pagamento di 3.800 euro di multa. Ora dovrà andare di nuovo a processo: nel corso di una vasta operazione anti-droga, i finanzieri di Milano avrebbero scoperto, infatti, un suo coinvolgimento nel traffico della “Gbl”, la famosa “droga dello stupro”.

Stando a quanto ricostruito finora, Di Maio era solito acquistarla online tramite Bitcoin. Chi gliela faceva arrivare, soprattutto dalla Cina, fingeva che nel pacco fosse contenuto del semplice silicone. A quel punto Di Maio la assumeva o la cedeva, rivendendola sul web attraverso l’uso di corrieri a richiesta. Davanti al gip che ne ha convalidato il fermo per ora ha deciso di restare in silenzio. Con tutta probabilità, come ha già fatto nel corso del primo processo a suo carico, sosterrà di aver comprato le sostanze stupefacenti rinvenute nella sua abitazione (anche cocaina e mefedrone) per “uso personale”.

Che cos’è la “droga dello stupro” e quali sono i suoi effetti

“Gbl” sta per acido gamma-idrossibutirrico. Si tratta di una droga sintetizzata in forma di polvere o liquido, apparsa per la prima volta nell’Ottocento e diventata tristemente nota ai nostri giorni con il nome di “droga dello stupro” perché utilizzata spesso per confondere le vittime di violenza. Di solito viene mescolata a delle bevande (alcoliche e non) e, dopo un primo senso di eccitazione, confonde chi la prende al punto di renderlo incosciente e di fargli perdere la memoria.

Se ne è parlato, di recente, in relazione a diversi casi di cronaca, come quello che negli scorsi mesi ha coinvolto un netturbino di Roma, Ubaldo Manuali, accusato di violenza sessuale plurima e diffusione illecita di materiale pornogradico. Una delle sue vittime, di nome Stefania Loizzi, aveva raccontato di aver scoperto di esserne stata abusata quando, durante una visita in ospedale, i medici avevano rinvenuto nel suo sangue tracce di Gbl.

Si tratta di uno dei tanti episodi di abusi finiti sulle pagine dei giornali. Si pensi alla violenza di gruppo subita da una 19enne a Palermo e dalle due ragazzine di 10 e 12 anni di Caivano, in provincia di Napoli. O, ancora, alle indagini riguardanti le presunte violenze commesse da Ciro Grillo in Sardegna e da Leonardo Apache La Russa, figlio del Presidente del Senato Ignazio, a Milano. Episodi sempre più frequenti, che coinvolgono donne drogate e private della loro volontà, rese inermi e assoggettate, anche da giovanissimi.