Si infittisce il mistero degli autobus elettrici della società “La Linea”, che a Mestre sono rimasti coinvolti in più incidenti: non solo il 3 e il 14 ottobre, ma anche lo scorso giugno. A renderlo noto è La Repubblica, secondo cui, alla luce degli ultimi avvenimenti, il sinistro di inizio estate sarebbe particolarmente rilevante: all’epoca l’autista coinvolto lamentò, infatti, un problema al sistema di frenata assistita. Coincidenze? Forse, o forse no. Nel dubbio il primo cittadino di Venezia, Luigi Brugnaro, ha deciso di sospenderne la circolazione.

Incidente autobus a Mestre: il precedente “dimenticato” di giugno

Il precedente risalirebbe al 16 giugno scorso. Si tratterebbe di un incidente di poco conto, un tamponamento avvenuto a Mestre tra un bus e un camion all’altezza di una rotonda. A renderlo rilevante è il fatto che il mezzo coinvolto appartenga alla stessa società dei due autobus elettrici che a Mestre, nel giro di qualche giorno, hanno provocato diversi morti e feriti: “La Linea”.

In quel caso nessuno rimase coinvolto. Ma l’autista, con un contratto di lavoro a termine (poi licenziato), lamentò un problema al sistema di frenata assistita, sostenendo di essere andato a sbattere contro il camion tamponato perché, invece di fermarsi, il bus – avendo risposto male ai suoi comandi – aveva proceduto in avanti. Gli accertamenti eseguiti dalla società sul mezzo non rilevarono alcun malfunzionamento.

Alla luce degli ultimi sviluppi, però, l’incidente assume tutta un’altra importanza. Se c’è la possibilità che le vicende siano totalmente scollegate tra loro, esiste infatti il rischio che qualche problema alla base ci sia davvero. Per questo il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, ha fatto sapere di volerne sospendere la circolazione: una scelta “prudenziale”, nell’attesa che gli esperti facciano luce su quanto accaduto.

I due episodi di ottobre: la ricostruzione

Degli autobus firmati “Yutong” si è iniziato a parlare quando, il 3 ottobre scorso, uno di essi era precipitato da un cavalcavia a Mestre, provocando la morte di 21 persone e il ferimento di 15. Era partito da Venezia alla volta di un campeggio di Maghera: per strada, per cause ancora da accertare, era andato a schiantarsi a bassa velocità contro un guard rail (da molti definito “una semplice ringhiera” e già oggetto di severe valutazioni), cadendo sui binari della ferrovia sottostante e prendendo fuoco.

Una vicenda dai contorni ancora tutti da definire, che ha portato all’iscrizione di tre persone nel fascicolo d’inchiesta aperto dalla Procura per omicidio stradale, omicidio stradale plurimo, lesioni personali stradali gravi o gravissime e lesioni personali colpose: due dipendenti del comune di Venezia e l’ad de “La Linea”, Massimo Fiorese. Neanche il tempo di concludere tutti gli accertamenti del caso – inclusa l’analisi della scatola nera del mezzo -, che un altro autobus era rimasto coinvolto in un secondo incidente, sempre a Mestre.

È successo lo scorso 14 ottobre: stando a quanto ricostruito finora, il mezzo sarebbe uscito di strada, andando a sbattere contro un pilastro – e ferendo 13 persone – a causa di un malore del guidatore. La stessa ipotesi era stata avanzata anche nel caso del primo incidente, ma l’autopsia sull’autista, Alberto Rizzotto, lo aveva in parte escluso. I risultati definitivi dovrebbero essere resi noti a breve e potranno chiarire, una volta per tutte, cosa si celi dietro la strage.

Ci si chiede, intanto, se tutti gli episodi registratisi quest’anno non abbiano un comune denominatore. In questo articolo un’esclusiva Tag24 sui presunti problemi di sicurezza del marchio: Nel 2020 la Gtt di Torino “cacciò” Yutong, il marchio cinese di bus elettrici del disastro di Mestre. Coincidenze? Forse, o forse no. Saranno gli inquirenti a scoprirlo.