Balancer (BAL) è uno dei tanti progetti crypto che sono in rampa di lancio da tempo, prefiggendosi di ripercorrere il cammino dei token più celebri. Lanciato nel corso del 2019 da Mike McDonad, Fernando Martinelli e Nikolai Mushegian, rappresenta uno dei principali DEX (Decentralized Exchange) presenti sul mercato. Una prima caratteristica che sembra destinata a premiarne lo sviluppo con il progredire del tempo, soprattutto in considerazione di una sempre più forte diffidenza nei confronti degli scambi centralizzati.
Andiamo quindi a esaminarne le caratteristiche principali e, soprattutto, a cercare di comprendere se abbia le carte in regola per intercettare la prevista crescita di cui il settore crypto è accreditato nel nuovo anno.
Cos’è Balancer?
Balancer (BAL) è il token Ethereum chiamato a far funzionare al meglio l’omologo AMM (Automatized Market Maker). Grazie ad esso, ogni utente può creare o aggiungere liquidità ai centri di scambio operanti al suo interno, venendo remunerato con una parte della commissione pagata alla rete per poter utilizzare i fondi stanziati.
Il progetto Balancer (BAL) è stato lanciato nel settembre del 2019, fondandosi su un piano di sviluppo per il quale sono stati stanziati i 3 milioni di euro collezionati in fase di finanziamento. Il lavoro che ne è conseguito ha permesso di varare una struttura che gode di notevole considerazione. Derivante in particolare dal fatto che presenta una serie di funzionalità che ne fanno una macchina virtuale perfetta nell’ottica di scambiare rapidamente i vari token Ethereum.
Il token BAL, però è arrivato solo in un momento successivo, ovvero il 23 giugno del 2020. A consigliarne il varo proprio la necessità di creare uno strumento in grado di agevolare le transazioni all’interno della rete, in particolare per pagare le commissioni e sottoscrivere i contratti.
Come funziona Balancer
Il funzionamento di Balancer è imperniato su un sistema di pool configurati da piattaforme DEX e DeFi nel preciso intento di andare a stabilire in automatico prezzi e commissioni di trading, facendo leva su uno Smart Order Routing (SOR).
Il principio chiamato a regolare il sistema è il load balancing, ovvero il bilanciamento del carico, che è tipico dell’informatica. Grazie ad esso è possibile una distribuzione tra più server del traffico, in grado di tradursi in un aumento delle operazioni che non va a riflettersi sulla sicurezza del sistema.
Proprio il load balancing consente di dare vita a transazioni estremamente significative in termini di quantità, offrendo sicurezza in termini di individuazione del modo ideale per lo scambio dei token tra i pool presenti all’interno dell’exchange. Alle decine di token supportati, è peraltro possibile aggiungerne sui pool personalizzati, a patto che gli utenti siano messi in guardia sui rischi collegati all’investimento su asset digitali che non sono provvisti di adeguata liquidità.
Vantaggi e svantaggi
L’investimento su Balancer deve essere preceduto da una attenta disamina di vantaggi e svantaggi che lo caratterizzano. Tra i primi il fatto di non essere un token meramente speculativo, ma un vero e proprio progetto di finanza decentralizzata. I DEX, infatti, potrebbero giovarsi di una crisi di credibilità degli exchange centralizzati, del resto già in atto dopo la vicenda di FTX culminata in un crac disastroso. Negli scambi decentralizzati, in particolare, non è necessario affidare ad altri le chiavi private dei wallet e i token restano sempre nella disponibilità dei legittimi possessori. In caso di fallimento, quindi, non c’è alcun rischio di perdita del proprio tesoretto virtuale.
Tra gli svantaggi, proprio l’alto livello di concorrenza che caratterizza la DeFi. Ciò vuol dire che Balancer si trova a dover fare i conti con molti DEX e altri progetti che si richiamano a questo particolare ambito. È quindi difficile riuscire ad affermarsi in un settore così affollato, soprattutto in un momento in cui il crypto winter continua a non dare segnali di cedimento.