Il 16 ottobre 1923 nasceva la Walt Disney Company, che oggi quindi compie 100 anni: dai classici dell’animazione alla rivoluzione di oggi, senza dimenticare le controversie legate alla figura del fondatore. Walt Disney iniziò la sua carriera in un piccolo garage. Proveniente da una famiglia della campagna, Walt e la sua famiglia si spostarono frequentemente in cerca di opportunità. La sua passione per il disegno era evidente fin dalla giovinezza, quando si guadagnava da vivere come disegnatore di giornali e, successivamente, come animatore. La sua determinazione e la visione hanno definito la sua ascesa nel mondo dell’animazione.
100 anni della Walt Disney Company: chi era Walt Disney?
Conosciuto come uno degli americani più emblematici del XX secolo, Walt Disney è stato una figura chiave nel plasmare la cultura mediale non solo degli Stati Uniti ma anche del mondo. Anche se alcuni critici lo hanno visto come un mero commerciante di idee, il suo contributo nell’introdurre un nuovo genere di film attraverso icone come “Bambi” e “Cenerentola” è certamente indiscutibile. La sua creatività e il suo potere trasformarono l’animazione in un medium potente, creando un mondo parallelo attraverso il quale le persone potevano vedere la realtà sotto una luce diversa. I suoi cartoni, appartenenti a tutti gli effetti a un altro tempo dove i principi erano principi e non espressione del potere patriarcale, e dove le principesse potevano farsi corteggiare senza sembrare troppo remissive, sono arrivati fino a noi conservando lo stesso fascino immortale.
Walt Disney Company compie 100 anni: l’evoluzione di un impero
Dal 1923, anno in cui Disney fondò il suo primo studio di animazione, la sua carriera decollò. Con l’introduzione di personaggi come Topolino e la realizzazione di film rivoluzionari come “Biancaneve e i Sette Nani“, Disney stabilì nuovi standard nel mondo dell’animazione. Durante la Seconda Guerra Mondiale, lo studio Disney continuò a produrre opere di successo come “Pinocchio” e “Dumbo“.
Oltre a creare personaggi originali, Disney ha anche reinventato le favole classiche, rendendole accessibili a un pubblico globale. Tuttavia, questa mossa ha anche portato a critiche. Mentre alcuni lodavano Disney per rendere le storie classiche rilevanti per le nuove generazioni, altri critici come Jack Zipes sostenevano che Disney aveva offuscato l’eredità di autori famosi come Charles Perrault e i Fratelli Grimm. Indipendentemente dalle opinioni, l’impact di Disney sul modo in cui vediamo le favole oggi è innegabile.
I 100 anni della Walt Disney Company: le origini
Nel 1922, Walt Disney, galvanizzato dal successo iniziale, fondò la Newman Laugh-O-Grams. Assoldando talenti del calibro di Rudolph Ising e Friz Freleng, la società cercò di ampliare i suoi orizzonti. Uno degli amici e talenti di spicco fu Ub Iwerks, leale e stimato collaboratore di Walt.
Disney abbracciò l’innovazione con “Alice’s Wonderland“, un film che combinava attori veri con elementi animati. Tuttavia, i costi del film superarono le entrate e nel 1923 la società fallì.
Dopo il consiglio di suo fratello Roy, Walt si trasferì a Hollywood, e insieme fondarono i Disney Brothers Studios nel 1923. Cambiando nome in Walt Disney Studios nel 1926, e infine in Walt Disney Productions nel 1928, la società sfornò successi come “Alice Comedies” e “Oswald The Lucky Rabbit“.
Tuttavia, la collaborazione con la Universal Pictures e Charles B. Mintz portò a divergenze finanziarie. Walt perse la maggior parte del suo team di animatori e, in un colpo di scena legale, anche i diritti su Oswald.
Nel tentativo di reinventarsi, Walt e Iwerks rivisitarono l’aspetto di Oswald. Da quel processo nacque Mickey Mouse, inizialmente chiamato “Mortimer Mouse“. Con voce e anima date da Walt stesso, Mickey debuttò in “Plane Crazy” e “The Gallopin’ Gaucho“. Ma il successo esplosivo arrivò con “Steamboat Willie”, il primo cartoon sonoro.
Dai corti ai lungometraggi
Nel 1929, Disney introdusse le “Silly Symphonies“, serie di cortometraggi musicali. Questi cartoon raggiunsero nuove vette con l’introduzione del colore attraverso la tecnologia Technicolor. “Fiori e alberi“, per esempio, vinse un Oscar nel 1932.
Il produttore Pat Powers tentò di sfruttare Disney attraverso Iwerks, causando una frattura tra i due amici. Walt perse Iwerks ma continuò a cercare talenti emergenti per consolidare la posizione della Walt Disney Productions come leader del settore.
Disney sfidò le convenzioni dell’epoca producendo “Biancaneve e i sette nani“, il primo film d’animazione di lunga durata. Lanciato nel 1937, riscosse un successo straordinario, guadagnando Disney l’ammirazione mondiale e un premio Oscar speciale nel 1939.
Negli anni seguenti, Disney produsse una serie di film d’animazione che divennero classici molto amati: “Pinocchio”, “Dumbo”, “Bambi”, “Cenerentola”, “Peter Pan”, “La Bella Addormentata nel bosco” e molti altri.
Da Disneyland all’acquisizione della Pixar
Walt Disney aveva da sempre un desiderio ardente: creare un’oasi magica dove bambini e genitori potessero condividere momenti indimenticabili. Da questo anelito nasce Disneyland, situato ad Anaheim, un tempo una semplice terra di aranceti. Durante la sua costruzione, ogni dettaglio fu scrutato attentamente da Walt, spesso presente sul posto, garantendo che il suo sogno diventasse realtà. Il 17 luglio 1955, la magia prese vita con la grande inaugurazione di Disneyland, evento trasmesso in diretta TV e condotto da Ronald Reagan, futuro presidente degli USA.
Il successo iniziale di Disneyland fu messo alla prova con la morte di Walt Disney nel 1966. Sotto la guida di Roy Disney e, successivamente, Card Walker, la compagnia sembrava perdere la sua scintilla originaria. Tuttavia, un raggio di speranza emerge con la nascita del Disney Channel nel 1983, segnando l’inizio di una nuova era.
Dopo un periodo aureo, Disney vede un calo nella qualità dei suoi lungometraggi. Ma all’orizzonte c’è una nuova forza rivoluzionaria: la Pixar, fondata da Steve Jobs. Inizialmente focalizzata sull’hardware, Pixar intraprese presto il percorso dell’animazione, producendo cortometraggi premiati come Luxo Jr. e Tin Toy. Riconoscendo il potenziale della Pixar, Disney cercò di stringere una partnership, culminata con l’uscita di Toy Story nel 1995, un grande successo.
Dopo una serie di negoziati e film di successo, Disney e Pixar consolidarono la loro partnership. L’acquisizione di Pixar da parte di Disney nel 2006, per un valore di 7,4 miliardi di dollari, simboleggia un momento storico per l’industria dell’animazione.
Marvel e Disney+
Con Bob Iger alla guida, Disney iniziò un periodo di acquisizioni strategiche. Nel 2009, l’azienda ha acquisito Marvel per 4 miliardi di dollari, grazie anche all’influenza di Steve Jobs nel consiglio d’amministrazione di Disney.
Il 2012 segnò un altro capitolo fondamentale nella storia di Disney con l’acquisizione della Lucasfilm. Questo accordo ha portato l’universo di Star Wars sotto l’ombrello di Disney, dando vita a nuovi capitoli e serie che hanno arricchito la narrativa della saga.
Nel 2017, l’iconica Disney ha intrapreso una delle mosse più audaci nel panorama globale dell’intrattenimento: l’intento di assorbire la Fox. Dopo quasi due anni di intense negoziazioni, nel 2019 le due giganti dell’entertainment hanno sancito un accordo, con un valore di 54 miliardi di dollari. Questa alleanza ha permesso a Disney di ottenere il controllo su vasti settori: dai canali FX e National Geographic, agli studi cinematografici e televisivi della 20th Century Fox, fino al 60% di Hulu, uno dei principali servizi di streaming negli Stati Uniti, non dimenticando Sky. L’obiettivo è chiaro: posizionarsi come concorrente diretto di Netflix, il colosso dello streaming.
100 anni della Walt Disney Company: controversie e accuse
Nel corso degli anni, come molte figure pubbliche di spicco, anche Walt Disney ha affrontato diverse controversie. Una delle principali accuse mosse nei suoi confronti è stata quella dell’antisemitismo, alimentata da una visita negli USA di Leni Riefenstahl, nota per i suoi lavori di propaganda nazista. Accuse di razzismo sono emerse anche da alcune scelte artistiche in film come “Song of the South” e “Fantasia“. Tuttavia, queste rimangono speculazioni e non sono mai state concretamente provate.