Il noto fumettista e autore Zerocalcare è intervenuto su Instagram sul conflitto tra Palestina e Israele, precipitato negli ultimi giorni a seguito dell’attacco di Hamas.
Zerocalcare e la guerra tra Palestina e Israele: “Comunità internazionale avrebbe potuto prevenire il precipitare degli eventi”
Il conflitto tra Israele e Hamas diventa ogni giorno più feroce, aumentando le preoccupazioni di una comunità internazionale che teme per un’escalation che arrivi a coinvolgere altri stati del Medio Oriente, finendo col minacciare la stabilità globale.
In un clima simile, non deve sorprendere che il pensiero del mondo intellettuale venga ‘sollecitato’ a una riflessione da un’opinione pubblica magari confusa di fronte a un conflitto le cui radici sono profonde e complesse, come nel caso di quello tra Israele e Palestina.
Una delle voci più popolari degli ultimi anni, specialmente tra i giovanissimi, è senza dubbio quella di Michele Rech, in arte Zerocalcare, fumettista e autore tra i più amati in Italia, anche grazie al successo delle serie su Netflix che portano la sua firma, Strappare lungo i bordi e Questo mondo non mi renderà cattivo.
In una serie di storie su Instagram, il fumettista ha dichiarato di aver ricevuto, negli ultimi tempi, molti messaggi di suoi follower e fan che gli chiedevano un’opinione su quanto stesse accadendo nella Striscia di Gaza, consapevoli del suo impegno politico e sociale, rimarcato dal premio ‘Siae / La Milanesiana’, da lui ricevuto anche per essere riuscito a “trasformare in un linguaggio accessibile a tutti quella che è di fatto una attenta e lucida analisi sociale, politica e artistica“.
Confermando la propria onestà intellettuale, Zerocalcare fa una premessa, dichiarando che, sul tema specifico, al momento preferisca “ascoltare che parlare“, dal momento che da anni non partecipa attivamente a percorsi collettivi sulla situazione in Palestina. Tuttavia, avendo recentemente partecipato a Roma a un’iniziativa di giovani palestinesi, gli sembra “corretto rispondere a chi mi chiede cosa penso“, sottolineando che questa rimane esclusivamente la sua “opinione personale, vale quello che vale“.
Zerocalcare comincia parlando dei due sentimenti contrastanti di fronte alle immagini degli ultimi giorni: da un lato, i palestinesi che escono da Gaza, dall’altro, le uccisioni e i rapimenti di civili.
“Ho avuto un moto di gioia nel vedere le immagini delle reti divelte dalle ruspe e gli abitanti di Gaza uscire da quella terribile prigione a cielo aperto in cui sono stato pure io nel 2007. E ho avuto un moto di orrore vedendo le immagini dei civili uccisi o presi in ostaggio“.
Il fumettista sottolinea quanto articolata sia la questione e si limita a esprimere “nello spazio di una story” l’unica cosa di cui è convinto.
“Israele non può pensare di vivere in sicurezza mentre tiene segregato un intero popolo nel cortile di casa. Non ci potrà mai essere pace finché durerà l’occupazione e questo sistema di apartheid. E questo prescinde dalla simpatia o dall’orrore che uno potrà provare vedendo queste immagini e quelle inevitabili a venire”.
Zerocalcare rimarca come “i crimini di guerra e le stragi di civili che ora avvengono a Gaza (che calpestano ogni diritto internazionale senza suscitare la stessa indignazione globale) non potranno che nutrire ulteriormente l’odio di chi rimane“, e chiama in causa le responsabilità dell’Occidente e della comunità internazionale.
“Tutte le risoluzioni Onu che impegnavano Israele venivano sistematicamente ignorate nel silenzio della comunità internazionale che magari avrebbe potuto prevenire il precipitare degli eventi”.
Zerocalcare, la Striscia di Gaza e il non voler essere un influencer che parla senza sapere un ca**o
Nel suo intervento su Instagram, il fumettista ha modo anche di dire la sua sul dibattito politico e intellettuale nel nostro paese sulla vicenda. Un giudizio critico e coerente con quanto emerge anche nelle sue opere a fumetti o televisive.
“Porre fine all’occupazione e all’apartheid è un tema su cui paradossalmente ci si inizia a interrogare anche nel dibattito israeliano, mentre in Italia questa posizione viene indicata con disonestà intellettuale come ‘vicinanza ad Hamas’“.
A questo proposito, nella sua premessa, Zerocalcare ribadiva il suo modus operandi (la sua “policy“, come lui stesso la definisce) di fronte a questioni analoghe. Per lui, parlare di certi argomenti non è mai dare sfogo all’egocentrismo del personaggio famoso o popolare, ma è il tentativo di condividere un’opinione maturata da conoscenza e approfondimento diretto di un tema.
“Posto che non sono un juke box o un service e che mi fa schifo al ca**o la ricerca del pensierino dell’influencer come se spostasse qualcosa […] Parlo sui social solo delle cose che conosco e che seguo personalmente, dove per seguire non intendo ‘leggo e mi informo’ ma ‘partecipo a un percorso politico con continuità, mi confronto con altri/e con cui condivido un’analisi e ho un mandato collettivo per prendere parola. Giusto o sbagliato che sia, lo ritengo un argine alla mitomania individuale del vip che la mattina si alza e dice la sua senza sapere un ca**o, che è una tentazione che uno rischia sempre (e se l’ho fatto in passato, una volta mi pare, ho sbagliato)”.