Nell’ultima giornata della sesta edizione del Festival dello Sport di Trento, organizzato da La Gazzetta dello Sport, è intervenuto anche Zlatan Ibrahimovic. L’ex calciatore del Milan, che si è ritirato lo scorso maggio, ha ripercorso la sua carriera costellata di record e successi. Dai primi passi nell’Ajax e nella Juventus, fino alle vittorie con Milan, Inter e PSG, passando per le avventure al Barcellona e in Major League Soccer con i Los Angeles Galaxy. Ecco, di seguito, le parole di Zlatan Ibrahimovic.
Ibrahimovic: “Gli scudetti della Juventus sono 38 e non 36”
Oltre a Cristiano Giuntoli e Filippo Inzaghi, anche Zlatan Ibrahimovic è intervenuto nella giornata conclusiva della sesta edizione del Festival dello Sport di Trento. Lo svedese ha parlato della prima squadra con cui ha giocato in Italia, la Juventus: “Gli scudetti della Juve? Sono 38, non 36. Abbiamo lottato ogni giorno per tutte le partite. Noi sul campo abbiamo dimostrato di essere i più forti e abbiamo vinto“. Dopo i bianconeri, Ibrahimovic è passato all’Inter con l’obiettivo di portare lo scudetto: “Mi sentivo più forte di quando ero alla Juventus, era una crescita normale. Mi sentivo più completo ma non al massimo. Facevo quello che dovevo fare, aiutare la squadra nel miglior modo possibile. Mancini mi dava fiducia e responsabilità. Poi è arrivato Mourinho, era totalmente differente da Mancini. Ma sentivo che stavo crescendo piano piano per arrivare agli obiettivi. L‘Inter prima di me non vinceva lo Scudetto da 17 anni, poi l’abbiamo vinto per tre anni di fila. Tanti campioni hanno giocato all’Inter senza vincerlo. Allora pensavo che se fossi andato lì e avessi vinto sarei entrato nella storia del club. Ho visto squadre vincere la Champions League ma non il campionato“.
“Tutti i club in cui ho giocato potevano vincere la Champions”
L’attaccante svedese ha parlato del suo più grande rimpianto, la mancata vittoria della UEFA Champions League: “Il Barcellona era troppo forte e dominante, come minimo facevano la semifinale. È stata l’occasione più grande. Ma tutti i club in cui ho giocato potenzialmente potevano vincere la Champions League”. E sulla prima avventura al Milan: “Non era un momento facile per me al Barcellona, l’allenatore voleva vendermi a tutti i costi. Abbiamo giocato contro di loro e Ronaldinho mi ha detto: ‘Finita la partita vieni con noi’. A quel punto Galliani è venuto a casa nostra per convincermi. Con Berlusconi avevo un buon rapporto, mi ha dato la possibilità di sorridere ancora”.
“Tonali? Non l’ho mai visto in difficoltà”
Sullo scudetto conquistato con Pioli: “È lo scudetto che mi ha dato più soddisfazione. Non eravamo favoriti, ma neanche in top quattro. Non c’erano superstar, abbiamo dovuto pensare partita dopo partita. Chi era pronto è rimasto, gli altri sono andati via. Si è creato un gruppo incredibile, il più forte che abbia mai visto. Ognuno è cresciuto e ha fatto crescere il compagno a fianco. Ero infortunato ma sono rimasto per dare il mio apporto. Dicevano avessimo fortuna, ma alla fine abbiamo vinto“.
Su Tonali: “Il suo primo anno al Milan? Era troppo tifoso. Gli ho detto che avrebbe dovuto fare un passo oltre e fare la differenza. La gente non capisce cosa cambia dal giocare al Brescia e giocare in un top club come il Milan. C’è una pressione di un altro tipo, ma il talento c’è sempre stato. Scommesse? So poco di questa storia, non l’ho mai visto in difficoltà. Bisogna capire la situazione prima di giudicare. Se è malato di gioco bisogna aiutarlo, è come una droga”.