Continuano gli scontri al confine tra Israele e gli Hezbollah in Libano: gli attacchi di questi giorni hanno causato la morte di tante vittime tra civili e soldati. Dopo l’assassinio dei giornalisti della Reuters a Beirut, questa mattina è stato sparato un missile anticarro dal Libano contro il villaggio di Shtula, nel nord di Israele, vicino al confine.
Hezbollah attacca Israele: in Libano nuovi scontri al confine
Durante le prime ore della mattinata di oggi, domenica 15 ottobre 2023, le agenzie di informazione israeliane hanno riportato – dietro avviso dei militari – che almeno cinque civili sono rimasti feriti in seguito al lancio del missile anticarro proveniente dal Libano che ha colpito il villaggio di Shtula, nel nord di Israele, vicino al confine. L’esercito di Israele ha successivamente risposto al fuoco. Gli abitanti della zona sono stati invitati a trovare un rifugio per mettersi a riparo dai pericoli.
Tra i feriti si sono aggiunti altri uomini, che attualmente non si trovano in gravi condizioni secondo quanto dichiarato dal servizio di ambulanza israeliano Magen David Adom che ha soccorso le vittime. E’ morto un soldato dell’esercito di Israele. Poco dopo l’attacco è arrivato una fonte di Hezbollah – l’organizzazione paramilitare sciita libanese – ha rivendicato il lancio del missile che ha colpito il villaggio al confine nord con Israele.
Successivamente all’attacco di Hezbollah le autorità del governo israeliano hanno ordinato ai cittadini delle zone colpite di non avvicinarsi al confine con il Libano. I residenti che vivono in comunità fino a 2 chilometri dalla frontiera devono restare nei rifugi antiaerei previsto fino a nuovo avviso. L’esercito di Israele ha fatto sapere che ha iniziato la controffensiva, colpendo obiettivi militari in Libano e rispondendo verso i punti di origine dei missili.
Il portavoce dell’esercito israeliano Daniel Hagari ha aggiunto che:
“Dopo aver valutato la situazione e l’attacco avvenuto nel nord, si è deciso di isolare un’area fino a quattro chilometri dal confine settentrionale con il Libano. L’ingresso nell’area è severamente vietato e chiede ai cittadini di vigilare e di non entrare nella zona.”
Il Libano risponde al fuoco dopo la morte dei giornalisti
Il gruppo paramilitare sciita di Hezbollah ha dichiarato che gli attacchi di oggi contro l’esercito di Israele sono la riposta al fuoco per quanto accaduto negli ultimi giorni nel sud del Libano. Israele ha infatti colpito lo stato libanese in risposta a un’esplosione alla barriera di sicurezza adiacente la comunità di Hanita, situata nelle vicinanze della frontiera.
I colpi sparati dall’esercito ebraico hanno causato la morte di alcuni reporter che si trovavano nella zona per coprire gli scontri. Tra questi un uomo è morto poco dopo l’attacco, secondo quanto ha confermato la Reuters, la nota agenzia di stampa britannica. La vittima è Issam Abdallah, un fotografo e videomaker che i trovava sul posto per riprendere in diretta gli avvenimenti.
La Committe to Protect Journalists di New York ha predisposto un bilancio che raccoglie il numero dei giornalisti che stanno perdendo la vita a causa del conflitto tra Hamas e Israele. Al momento il numero dei reporter morti ammonta a 12, sono circa 8 i feriti e 3 i dispersi.
Uno dei capi del partito armato libanese filoiraniano di Hezbollah, Naim Qassem, a proposito delle azioni portate avanti contro Israele e sulla liberazione della Palestina ha affermato che:
Parteciperemo a questa operazione secondo i nostri piani e la nostra visione. L’operazione Al-Aqsa Flood è un successo a tutti i livelli e una pietra miliare storica unica. Costituirà un punto di riferimento per tutti i combattenti della resistenza che ci avvicinerà alla liberazione della Palestina”.
Le forze di Hezbollah attaccano nuovamente le postazioni militari israeliane al confine con il Libano: altri missili anti carro sono stati sparati nel nord di Israele. L’esercito di Netanyahu ha risposto colpendo siti di Hezbollah al di là della frontiera. Agli abitanti delle aree di Manara, Yiftah, Margaliot e Ramot Naftali è stato ordinato di recarsi e restare nei rifugi antiaerei più vicini fino a nuova disposizione.