Non accenna a fermarsi o a rallentare la guerra fra Israele e Palestina, anzi ci sono i primi segnali di un suo allargamento. Le truppe israeliane nella giornata di oggi 14 ottobre hanno mosso i primi passi nella striscia di Gaza, mentre si decide ancora se lanciare un’offensiva su vasta scala. Benjamin Netanyahu ha promesso una risposta durissima contro Hamas, ma la diplomazia mondiale e l’ONU cercano di evitare una tragedia umanitaria.
Il premier Netanyahu: “Unità contro Hamas, Israele raggiungerà i suoi obiettivi”
Sono ormai 2.200 le vittime degli attacchi israeliani su Gaza City ed i territori circostanti la città. La reazione di Israele all’attacco che Hamas ha sferrato sabato scorso si sta facendo attendere ma come assicurano in tanti, dal premier Netanyahu ai suoi generali ed alleati politici, sarà la più dura che la Palestina ha mai visto. L’operazione “Spada di ferro” ha cominciato a muoversi con feroci bombardamenti a tappeto e la chiusura di acqua ed elettricità verso la striscia di Gaza.
Ci sono ancora dubbi però se iniziare una grande offensiva di terra, ma l’ultimatum di 24 ore dato da Israele per evacuare la striscia di Gaza sembra suggerire mosse in tal senso. Il ministro della Difesa Gallant ha riferito di un'”offensiva totale” in seguito alla quale verrà “cambiata la realtà” della striscia di Gaza.
Netanyahu ha telefonato nel frattempo al presidente statunitense Joe Biden, ringraziandolo “per il profondo e incondizionato sostegno americano allo Stato di Israele e per il suo diritto alla difesa e per le visite del segretario di Stato Anthony Blinken e del segretario alla Difesa americano Lloyd Austin“. Il premier israeliano ha poi indicato la necessità di “unità e determinazione per raggiungere gli obiettivi fissati da Israele” nella guerra contro Hamas.
E’ necessario per Netanyahu mostrarsi attento alle necessità militari delle truppe israeliane, anche per lavare l’onta dell’attacco a sorpresa di sabato scorso.
Si muove la diplomazia mondiale: Guterres e Biden chiedono di proteggere i civili innocente, Lula chiama Abu Mazen
Nel frattempo, sembra che altre entità statali si stiano muovendo per cercare una via diplomatica alla chiusura del conflitto. Il segretario di Stato vaticano Parolin ha detto che la Santa Sede segue con attenzione la vicenda, mentre in questo momento la maggiore attenzione riguarda il destino degli ostaggi catturati da Hamas o dalle truppe israeliane.
L’ONU, per bocca del suo segretario Antonio Guterres, ha chiesto che vengano risparmiati i civili innocenti e che non ci sia una “catastrofe umanitaria”. L’evacuazione dalla striscia di Gaza, pretesa da Israele, in realtà al momento è inattuabile stante il rifiuto di Egitto e Kuwait di far entrare nei propri paesi i profughi palestinesi. Stephane Dujarric, portavoce ONU, ha affermato:
Noi ci appelliamo con forza perché un tale ordine venga annullato, per evitare di trasformare questa che è già una tragedia in una situazione disastrosa.
Il presidente Biden ha avuto un altro colloquio telefonico con il premier israeliano, esortandolo a coordinarsi con le Nazioni Unite, l’Egitto e la Giordania per garantire medicine ed acqua ai civili innocenti. Una nota dalla Casa Bianca recita:
Mentre vengono alla luce ulteriori informazioni sulle brutali atrocità commesse da Hamas nell’ultima settimana, Biden ha ribadito la necessità che tutti i Paesi condannino inequivocabilmente Hamas come organizzazione terroristica che non rappresenta le aspirazioni del popolo palestinese.
Infine, il presidente del Brasile Luiz Inacio Lula da Silva ha avuto un contatto telefonico con Abu Mazen, il presidente dell’Autorità palestinese, che dovrebbe rappresentare (in teoria) la parte politica delle rivendicazioni palestinesi. Lula ha concordato con Mazen che il Brasile continua a riconoscere l’esistenza della Palestina, ma ha affermato che “le persone innocenti di Gaza non possono pagare il prezzo della follia di coloro che vogliono la guerra“: necessario quindi creare un corridoio umanitario al più presto.