Riforma pensioni 2024: Opzione Donna cambia. Il governo lavora ad una nuova misura per favorire l’uscita anticipata delle donne dal mondo del lavoro.

Riforma pensioni 2024, Opzione Donna

L’elaborazione della Legge di Bilancio 2024 è in pieno svolgimento, e uno dei settori che continua a generare incertezza riguarda la previdenza.

Con la riforma delle pensioni auspicata dal governo, che al momento sembra essere in uno stallo, sembra probabile che nel 2024 si opti per il prolungamento delle attuali misure previdenziali: Quota 103, Opzione Donna e Ape Sociale, con l’eventuale apporto di specifiche modifiche.

L’Opzione Donna è stata notevolmente rivista con l’approvazione della Legge di Bilancio 2023, introducendo una serie di nuovi criteri di ammissibilità che hanno drasticamente limitato chi può beneficiarne.

Per essere più specifici, questo trattamento pensionistico non è più aperto a tutte le donne, ma è riservato esclusivamente a coloro che soddisfano i seguenti criteri:

  1. Donne licenziate o impiegate in aziende soggette a procedure di crisi riconosciute dal Ministero.
  2. Individui con disabilità pari o superiore al 74%.
  3. Donne che assistono conviventi disabili da almeno 6 mesi, con un grado di disabilità considerato grave secondo la legge 104 del 1992.

Inoltre, occorre soddisfare le condizioni relative all’età e ai contributi previdenziali:

  1. Un’età minima di 60 anni (ridotta a 59 con un figlio o 58 con due o più figli).
  2. Un totale di 35 anni di contributi.

Sebbene sembri improbabile un ritorno ai criteri precedenti, il Governo ha dichiarato più volte di essere al lavoro su possibili modifiche.

Come cambia Opzione Donna nel 2024?

Negli ultimi tempi, una delle idee più discusse riguarda la possibilità di eliminare il cosiddetto “requisito legato ai figli”, lasciando invariati gli altri criteri di ammissibilità all’Opzione Donna. Questa modifica consentirebbe alle potenziali beneficiarie di accedere al pensionamento anticipato a 58 anni anche se non hanno figli.

Tuttavia, questa non è l’unica soluzione possibile. Un’altra ipotesi prevede l’introduzione di una nuova Opzione Donna simile all’Ape Sociale (Ape Donna), un programma di anticipo pensionistico che offre un supporto finanziario durante il pensionamento anticipato o al raggiungimento dell’età pensionabile.

Questa nuova iniziativa permetterebbe alle lavoratrici, incluse quelle facenti parte delle categorie già stabilite e forse anche di altre categorie da definire (tra cui lavoratrici con mansioni particolarmente gravose), di ricevere un trattamento mensile, verosimilmente non superiore a 1.500 euro, fino all’età in cui sarebbero idonee per la pensione. Questa soluzione sarebbe in linea con quanto previsto per i beneficiari dell’Ape Sociale.

Anche in questa situazione, il requisito legato ai contributi previdenziali (attualmente variabile da 30 a 36 anni per l’Ape Sociale) sarebbe ridotto se si hanno uno o più figli.

Negli ultimi giorni, sta circolando un’altra proposta: l’introduzione della cosiddetta “Quota 84”, una forma di pensione anticipata che consentirebbe alle lavoratrici di ritirarsi dal lavoro al compimento dei 64 anni di età e con almeno 20 anni di contributi previdenziali.

Secondo quanto riferito dal Messaggero, l’accesso a questa opzione non richiederebbe più il raggiungimento di un importo di pensione almeno 2,8 volte l’assegno sociale, e questa soglia potrebbe essere abbassata.

Tuttavia, è importante sottolineare che al momento si tratta ancora di proposte in fase di discussione, e dovremo attendere l’ufficialità della Legge di Bilancio 2024 per comprendere come si evolverà il panorama delle prestazioni previdenziali.