La “Palestra della Scrittura” dedica un articolo a Italo Calvino che, scrivono Gabriella Rinaldi e Silvia Sacchelli, “si è distinto per la sua maestria nell’intrecciare la parola scritta con l’immaginazione, creando opere letterarie che sfidano il tempo”. Anzi, le sue opere sono senza tempo e oggi Calvino, a cento anni dalla nascita, che cosa penserebbe dell’intelligenza artificiale?

Le opere di Calvino sono senza tempo

Le due autrici chiedono allo scrittore: “Lei è un maestro nel mescolare la fantasia con la realtà. Pensa che l’intelligenza artificiale ci dia la possibilità di ampliare il nostro potenziale creativo o che sia una minaccia? La risposta di Calvino: l’intelligenza artificiale è un’opportunità per esplorare la creatività e il confine tra ciò che è reale e ciò che è immaginato. La vedo come una nuova frontiera per l’esplorazione linguistica. Come scrittore, sono sempre stato affascinato dall’idea di creare macchine capaci di apprendere e combinare contenuti. La nostra mente fa lo stesso: pesca tra le esperienze e i pensieri alla ricerca di un’idea che abbocchi, combinando o scartando una grande quantità di informazioni in breve tempo.

L’immaginazione è il software della nostra mente: può generare narrazioni sorprendenti, creare opere d’arte, aprire nuovi orizzonti. Certo, l’intelligenza artificiale può analizzare grandi quantità di dati, ma al tempo stesso dobbiamo essere cauti. Dobbiamo preservare la capacità umana di imparare a memoria, fare di calcolo, scrivere a mano. Assicurarci che lo strumento sia al nostro servizio, non il contrario”. La tecnologia, la scienza al servizio della persona.

Stefano Bisi