Impensabile credere all’ipotesi di un futuro con Ciro Immobile lontano dalla Lazio, eppure ora non sembra più così utopia. Nessuna frattura fra il capitano biancoceleste e l’ambiente capitolino ma qualcosa sta scricchiolando come dimostrato dalle storie social della moglie e del fratello di Immobile dopo l’esclusione dai titolari a San Siro contro il Milan. In un primo momento sembrava uno sfogo per le scelte di Sarri, poi si è capito che il riferimento era a qualche critica esagerata di alcuni tifosi. E’ un giocatore ferito ma al tempo stesso ancora voglioso di ricordare a tutti in Serie A che non esiste attaccante italiano capace di mantenere il suo rendimento in modo così continuo.
Immobile-Lazio, futuro in bilico?
Dall’estate 2016 ad oggi, sette anni in maglia biancoceleste per Ciro Immobile con 198 reti. Un numero incredibile che non ha uguali in Italia, ha tenuto testa a tutti i centravanti che si sono alternati negli ultimi anni obbligandoli a guardarlo da dietro. Una media da quasi ventotto reti che ha visto un calo nella passata stagione quando ha chiuso il campionato con appena dodici marcature e una lunga serie di infortuni che hanno reso l’anno estremamente complicato a livello personale nonostante il secondo posto finale della Lazio che è coinciso con il miglior risultato della sua carriera.
Una gioia enorme tornare in Champions League e una “rosicata” vedere la squadra rendere così bene senza di lui. Nessun invidia però, semplice dispiacere non poter divertirsi insieme ai compagni. In estate poi qualche telefonata dal Medio Oriente con l’Arabia Saudita ad attenderlo insieme ad uno stipendio da capogiro. Inevitabile un momento di riflessione salvo poi rispedire tutto al mittente per potersi giocare la competizione europea più importante e continuare l’avventura in nazionale con l’Europeo in Germania a giugno 2024.
Fisicamente nessun problema durante la preparazione estiva che lasciava presagire ad un ritorno da protagonista sul palcoscenico biancoceleste aiutato dal nuovo arrivo Taty Castellanos a coprirgli le spalle. Inizia la stagione come ha sempre fatto, gol a Lecce per sbloccare la partita ma alla fine è arrivata una sconfitta, poi ancora un’altra in casa contro il Genoa. La Lazio non comincia bene il campionato, crea poco e Immobile risente sotto porta con appena due reti in dieci partite fra Serie A e Champions League. Si comincia a sentire qualche mugugno fra i tifosi, sui social si comincia a leggere “Cosa gli succede?” oppure “Forse ha bisogno di riposare, diamo spazio a Castellanos”.
Poi l’esclusione a Milano contro i rossoneri, un problemino fisico il giorno precedente al match e qualche messaggio inviatogli sui social mal digerito dalla moglie e dal fratello che si sfogano su Instagram. A placare la situazione ci pensa quindi Maurizio Sarri che ricorda a tutti l’importanza in campo e fuori di Ciro Immobile, giocatore a cui non vuole rinunciare nonostante qualche voce di troppo su quanto il 4-3-3 non sia il suo modulo preferito. La Lazio poi riprende quota con la vittoria a Glasgow contro il Celtic e quella casalinga contro l’Atalanta con la rete di Castellanos e il numero diciassette nuovamente ai box per un problema al flessore.
Sono un leone ferito. Le reti, le ritroverò. Il problema non è quello. Forse molti si dimenticano che, quando sono arrivato qui, nel 2016, non era come adesso. Non si sapeva nemmeno chi sarebbe stato l’allenatore. Adesso che facciamo la Champions mi vogliono parcheggiare fuori? Non mi sembra il massimo come riconoscimento. Ma io vado avanti, come ho sempre fatto. Ora c’è solo una piccola parte della gente, che non so nemmeno se definire veri tifosi della Lazio, che mi contesta. Non credo che il vero laziale possa dirmi qualcosa, non ci credo.
È solo una questione di tempo e farò ricredere anche il più scettico. Gli striscioni della Nord e della Maestrelli mi hanno emozionato, mostrandomi il loro sostegno in un momento delicato. Quando vedi che le cose vanno bene cerchi di allenarti come hai sempre fatto, quando invece vanno male torni a fare le cose più semplici per ritrovarti. Se capisci che è un momento un po’ così, cerchi di non strafare perché poi fai peggio. A parte la mia situazione personale, anche la squadra ha sofferto un inizio di campionato infelice e io ho bisogno che tutto giri al meglio per segnare. Andate a vedere quante palle-gol ho avuto.
Un leader dispiaciuto di questa situazione come racconta in una intervista a ‘Il Messaggero’. Ciro Immobile vuole riprendersi al più presto, si sente ancora un giocatore al top della forma nonostante i suoi trentatre anni compiuti. Se non fosse stato così avrebbe salutato l’Europa l’estate scorsa, una scelta di cui non si è pentito ma non nega di poterla ancora prendere in considerazione se le cose non dovessero migliorare. Non vuole essere un peso per nessuno, non si sente un peso e per questo vuole ritrovare la condizione migliore nel minor tempo possibile. Tornare al gol con continuità potrebbe portare all’allontanamento di questi fantasmi.
Dopo un inizio di campionato così, qualche domanda me la sono fatta, specialmente dopo le critiche di alcuni, fortunatamente non tutti, che non hanno visto e apprezzato il gesto ma hanno subito presentato il conto. Questo mi fa male, anzi mi fa vacillare. E ora il mio pensiero non è più lo stesso di luglio. Alcuni giorni, quando ero più giù di morale, ho pensato “era meglio se me ne andavo”. In questo momento dico sì e no.
Non vorrei rispondere al volo, ci sto pensando da un po’ con la mia famiglia. Intanto devo tornare in forma e in campo al meglio. Una volta che ci sarò riuscito, potrò decidere davvero. Ora direi di no perché sono in un periodo negativo e sono infortunato, ma se avessi fatto 20 gol direi sì. Quindi la mia decisione non deve essere dettata dal momento. Sicuramente se prima ero convintissimo di rimanere a vita, ora lo sono un po’ meno. Sono un po’ ferito. Non so cosa succederà a gennaio o giugno.
Eppure quando guarda al futuro Ciro Immobile si vede ancora protagonista in biancoceleste. E’ consapevole che non ha più la freschezza di qualche anno fa ma con una gestione diversa del suo fisico può ancora rendere ai massimi livelli. I dodici gol dell’anno scorso sono solo un incidente di percorso in una storia che può ancora proseguire insieme anche una volta appesi gli scarpini al chiodo ma c’è tempo. Il presente lo porta ancora a pensare solamente al campo, magari mettendosi alle spalle l’infortunio al flessore per tornare a segnare e a gioire già alla ripresa contro il Sassuolo.
Sicuramente alla Lazio, ma non so in quale ruolo. Deciderà il presidente, mi troverà qualcosa, lui non metterà mai in dubbio tutto ciò che ho fatto. Io amo la Lazio. E si dice che più ami qualcosa e più ci rimani male ed è quello che sta capitando a me. Quello che ho sempre detto, e che mi dispiace, è che prima di valutare quello che viene fatto in campo, mi piacerebbe che la gente mi valutasse anche per quello che sono fuori, come uomo.
Non ho mai detto una parola fuori posto, i tifosi della Roma quando mi incontrano per strada mi dicono “Non ti abbiamo mai visto fare una provocazione verso di noi” e per questo mi rispettano. I veri laziali mi hanno sempre riconosciuto prima come persona e poi come calciatore, e lo abbiamo visto anche domenica pomeriggio. Anche qui in società hanno deciso di farmi capitano, non perché avessi più presenze, ma per il ruolo e le responsabilità che mi assumevo. Ci sono tante componenti che mi hanno spinto a dare tutto per la maglia che indosso