Cos’è la colangite? Questo disturbo infiammatorio colpisce i dotti biliari. Ecco allora come riconoscere questa malattia, i sintomi con cui si manifesta e i trattamenti terapeutici possibili.

Cos’è la colangite: le principali caratteristiche

La colangite è un’infezione infiammatoria del dotto biliare, generalmente di origine batterica. Si deve la sua scoperta scientifica al medico francese Jean – Martin Charcot che per primo ne riconobbe i sintomi durante degli studi sulla febbre epatica.

La colangite può essere benigna o maligna a seconda dell’evolvere dell’infezione. Nella maggior parte dei casi l’infiammazione ai dotti biliari è conseguenza di una precedente ostruzione provocata da calcoli biliari. I batteri che risiedono alla confluenza con il duodeno riescono perciò ad attaccare la bile.  

Si tratta di una condizione medica classificata come emergenziale poiché se non trattata in tempo può risultare mortale. Nel caso di decorso maligno la malattia può evolvere in neoplasie a carico dei dotti biliari, della cistifellea, dell’ampolla di Vater, del pancreas o del duodeno.

La forma più comune di colangite è quella infettiva. Essa può essere acuta o cronica ed è nota anche come colangite ascendente. Esistono però altre tipologie di colangite seppur più rare: colangite tossica, dovuta al reflusso di succo pancreatico, colangite chimica, colangite allergica e colangite sclerosante.

In quest’ultimo caso l’infiammazione è di origine autoimmune ed è associata al morbo di Crohn e alla colite ulcerosa.

Sintomi e cause

I sintomi con cui la colangite in forma infettiva si manifesta variano da paziente a paziente e possono essere:

  • Ittero (colorazione giallastra di pelle e sclera dell’occhio)
  • Stato febbrile anche elevato
  • Forti dolori addominali
  • Brividi
  • Bassa pressione sanguigna
  • Stato confusionale
  • Urine scure
  • Feci chiare
  • Nausea
  • Vomito
  • Cattiva digestione

Se generalmente la colangite è un’infezione seguente a calcolosi o stenosi del tratto biliare, è altrettanto possibile, seppur più raro, che la malattia sia causata da patologie del tubo digerente, quali ulcere o diverticoli duodenali, fistole intestinali o appendiciti acute, oppure dei linfonodi dell’ilo epatico oppure ancora legate al pancreas, come tumori pancreatici, fibrosi cistica, pancreatiti. Non ultimo l’infezione batteriche può scaturire anche da lesioni allo stomaco, al duodeno o all’appendice in seguito ad interventi chirurgici.

Diagnosi e trattamento terapeutico

La diagnosi avviene attraverso esami approfonditi e specialistici. Si utilizza infatti la tecnica colangiografica per valutare l’eventuale irregolarità e stenosi dei condotti biliari. In questo modo è possibile capire se ci sia un’ostruzione al regolare deflusso.

Successivamente si sottopone il paziente a ecografia, TAC e risonanza magnetica per determinare l’ispessimento circonferenziale della parete dei dotti biliari e la presenza di eventuali calcoli. Le analisi del sangue invece potranno evidenziare lo stato infettivo della malattia. Infatti saranno in netto aumento i valori di bilirubina, di iperbilirubinemia e soprattutto della quota coniugata, del numero di globuli bianchi e degli enzimi legati alla stasi biliare come la fosfatasi alcalina.

È indispensabile agire al più presto sul paziente per non incorrere in gravi complicanze. La colangite infatti può provocare ascesso epatico, cirrosi biliare secondaria, insufficienza epatica o renale, polmonite, insufficienza cardiaca e shock septico. Specie quest’ultima condizione diviene potenzialmente letale. La ricerca ha ridotto notevolmente la mortalità che solo nel 1980 si attestava intorno al 50% dei casi. Oggi si è arrivati al 10%.

Il trattamento terapeutico consiste in una immediata somministrazione di antibiotici ad ampio spettro e flebo per reintegrare i fluidi. L’infezione deve essere però fermata anche rimuovendo la sua causa.

Qualora i precedenti esami strumentali abbiano riscontrato il restringimento del dotto biliare o la presenza di calcoli, sarà necessario asportare queste ostruzioni per via chirurgica tradizionale o mediante procedura endoscopica o laparoscopica. Nei casi cronici, per ridurre il rischio di nuove infezioni batteriche si ricorre alla colecistectomia, ossia l’asportazione chirurgica della cistifellea.