Nel corso di questo pomeriggio, venerdì 13 ottobre 2023, si è verificata un’esplosione che ha distrutto una moschea della minoranza sciita nel nord dell’Afghanistan. Ancora da accertare il numero esatto di morti e feriti.
Afghanistan, esplosione in una moschea nell’ora della preghiera
Oggi pomeriggio,13 ottobre 2023, nella città di Pol-e-Khomri, capitale della provincia di Baghlan, nel nord dell’Afghanistan c’è stata un’esplosione che ha distrutto una moschea della minoranza sciita durante l’ora della preghiera del venerdì. Al momento il portavoce dei Talebani non ha confermato l’esplosione. Secondo l’agenzia di stampa russa Ria Novosti, dalle fonti governative afghane risulta che il bilancio delle vittime è di almeno 17 morti e 25 feriti.
Il numero esatto è in corso di accertamento. I soccorsi arrivati prontamente sul posto dove si è verificata la tragedia, hanno portato le vittime all’ospedale più vicino. Le autorità locali stanno indagando sulla vicenda: ancora non si sa da chi sia stato progettato l’attacco. Non c’è ancora stata una rivendicazione ufficiale. Si tratta probabilmente di un’azione suicida.
Afghanistan: la lotta tra sciiti e sunniti
L’Afghanistan ultimamente è stato teatro di catastrofi naturali, come i terremoti dei giorni scorsi che hanno causato la morte di oltre duemila vittime; oggi 13 ottobre 2023 si è verificata invece un’esplosione che ha colpito dei fedeli in una moschea durante l’ora della preghiera. L’attacco non è casuale, si tratta di una moschea appartenente alla minoranza sciita. La lotta tra sciiti e i sunniti continua a mietere un numero elevatissimo di morti e feriti – tra civili e non – in Afghanistan.
L’origine del conflitto ha radici lontane nel tempo. Il terreno di combattimento si gioca tra i seguaci della Sunna (la consuetudine), ossia la corrente ortodossa prevalente nella comunità islamica (circa l’80% ) e gli sciiti (il cui nome deriva dall’espressione abbreviata “fazione di Alì”) che sono la minoranza (circa il 15% dei credenti).
I Paesi del Medio Oriente vivono quotidianamente questo divario e in molte nazioni, come l’Iran, la Siria e l’Afghanistan, le forze più conservatrici hanno man mano preso il potere. Il colpo di stato dei Talebani nell’agosto del 2021 ha segnato la loro ascesa in Afghanistan: da quel momento la crisi umanitaria non sembra cessare, i diritti della popolazione sono sempre più a repentaglio, tenuti sotto stretto scacco del regime.
A scontare le conseguenze di questa crisi sono i civili, in particolar modo le donne. Ricordiamo bene i divieti imposti alle ragazze: impossibile l’accesso alle principali università del Paese, alle scuole, restrizioni sulla libertà individuale, di espressione, di abbigliamento. Tutto sotto l’osservanza della “polizia della morale”. Kabul è stata la capitale di numerose proteste, dove tantissime donne – e non solo – sono scese in piazza e sono state arrestate nel segno di una violenta repressione. Violenze, torture, rapimenti e rappresaglie sono ancora all’ordine del giorno. Realtà come Amnesty International continuano a parlare di queste realtà anche quando i riflettori si spengono, ricordando l’importanza di salvaguardare i diritti fondamentali della persona.