La guerra in Medio Oriente tra Israele e Hamas vede la Turchia come uno dei protagonisti, anche sul fronte di un'eventuale mediazione. Oggi Ankara ha, però, attaccato il governo israeliano, denunciando violazioni dei diritti umani compiute dal suo esercito nei confronti del popolo palestinese.
La crisi tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza, esplosa dopo l'attacco a sorpresa del Movimento di resistenza islamico, tiene in apprensione il mondo, preoccupato per un'escalation da scongiurare.
A tenere banco, nelle ultime ore, è la richiesta di Israele alla popolazione di Gaza di evacuare il territorio "in 24 ore". Una richiesta che ha trovato la ferma opposizione della Turchia, che in una nota ha denunciato la chiara violazione dei diritti umani che questa comporterebbe.
Nella nota, il ministero degli Esteri di Ankara ha chiesto la revoca immediata della richiesta, aggiungendo di aspettarsi l'immediata interruzione dei "suoi spietati atti contro i civili a Gaza".
Ricordiamo che la Turchia e il suo presidente Erdogan sono uno dei soggetti principali nei tentativi di mediazione con Hamas, in particolare sulla questione degli ostaggi tenuti prigionieri proprio nella Striscia di Gaza.
Sulla richiesta di Israele è arrivato quasi contemporaneamente la risposta di Unione Europea e Stati Uniti, con toni certamente più concilianti ma non meno dubbiosi rispetto alla reazione turca.
Josep Borrell, Alto rappresentante Ue per la Politica estera, ha parlato esplicitamente di ipotesi "irrealistica", dato il poco tempo a disposizione e la grande quantità di persone coinvolte.
Alla dichiarazione di Borrell, dalla conferenza stampa a Pechino con il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, ha fatto eco quella di John Kirby, portavoce della sicurezza nazionale della Casa Bianca, che ha parlato di "impresa ardua", da comprendere in virtù dell'obiettivo che Israele intende raggiungere, ovvero "isolare la popolazione civile da Hamas".
Intanto, il bilancio dei morti e dei feriti nella Striscia di Gaza dopo i raid israeliani aumenta ancora. Il ministero della Sanità palestinese parla, infatti, di quasi 1800 palestinesi uccisi (1799) e di 6388 feriti.
A questi vanno, poi, aggiunti, i resoconti relativi agli scontri con le forze israeliane in Cisgiordania che, secondo i dati comunicati dalle autorità sanitarie palestinesi ad Al Jazeera, sarebbero giunti a 9, con decine di feriti.
Una delle conseguenze inevitabili e immediate del conflitto tra Israele e Palestina è rappresentato dalle divisioni che esso crea da sempre nell'opinione pubblica mondiale, che possono sfociare anche in episodi violenti.
È quanto denuncia il primo ministro britannico, Rishi Sunak, parlando di un'escalation contro Israele negli ultimi giorni.
I numeri comunicati dal Guardian, effettivamente, parlano di un fenomeno preoccupante. Se, infatti, nel periodo compreso tra il 30 settembre e il 13 ottobre del 2022, gli episodi erano stati appena 14, nello stesso periodo di quest'anno la cifra è arrivata a 105.