Il momento della morte è un argomento profondo e misterioso che ha affascinato e affascina ancora l’umanità. Oltre a chiederci cosa c’è dopo la morte, vorremmo anche sapere cosa ci accade quando stiamo per morire, che emozioni si sperimentano.
Si avverte ansia o, al contrario, calma e serenità? La scienza ha cercato di fare luce su questo aspetto, esplorando le reazioni mentali e fisiche delle persone quando si avvicinano alla fine della vita.
Esaminiamo i dettagli in questo articolo e vediamo ciò che la ricerca ha scoperto in merito alle sensazioni e alle esperienze che accompagnano il passaggio dalla vita alla morte.
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Cosa ci accade quando stiamo per morire?
La questione della morte, del momento finale, accompagna l’uomo fin dall’inizio dei suoi giorni, e da millenni la filosofia, l’arte e la religione cercano di rispondere e di spiegare cosa accade quando stiamo per morire.
Naturalmente anche la scienza moderna sta tentando di trovare le risposte a questo quesito.
Oggi sappiamo, per esempio, che generalmente quando stiamo per morire, perdiamo tutti i sensi nello stesso ordine: prima smettiamo di sentire la fame e la sete, poi perdiamo la capacità di parlare e poi la vista.
Gli ultimi sensi a spegnersi sono l’udito e il tatto, motivo per cui molte persone, anche se apparentemente incoscienti, possono ancora sentire ciò che accade intorno a loro nei loro ultimi istanti.
Ma grazie ai progressi nella tecnologia dell’imaging, la ricerca scientifica è riuscita a scoprire con estrema precisione cosa accade nel corpo e nel cervello nel momento in cui lasciamo la vita.
E, sorprendentemente, alcuni studi suggeriscono che questa non sarebbe un’esperienza così terribile. Anzi, è il contrario!
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Quando stiamo per morire proviamo ansia o serenità?
Una ricerca dell’Università del Michigan nel 2013 ha scoperto che i ratti mostrano un aumento dell’attività cerebrale dopo aver subito la morte “fisica”.
E che le onde gamma del cervello sono più sincronizzate rispetto al normale stato di veglia.
Il neuroscienziato Chris Timmerman dell’Imperial College di Londra ha confrontato due esperienze apparentemente diverse: ciò che accade nel nostro cervello quando moriamo e gli effetti sulla coscienza causati dalle sostanze psichedeliche o dalla DMT (dimetiltriptamina), che ha effetti allucinogeni.
Lo studio ha confrontato i resoconti di persone che erano clinicamente morte per alcuni istanti e poi sono tornate in vita, la cosiddetta “esperienza di pre-morte” o NDE.
A un gruppo di volontari è stata invece somministrata la DMT, che ha effetti sulle funzioni cerebrali come la percezione e la cognizione.
Durante l’esperimento, è stata misurata la loro attività cerebrale e, una volta tornati alla realtà, è stato chiesto loro di descrivere l’esperienza utilizzando lo stesso strumento di screening utilizzato per valutare le esperienze di pre-morte.
E ora arriva la parte più interessante, perché le descrizioni delle due esperienze sono identiche.
Entrambi descrivono questo momento come “un sentimento di pace, uno stato di unità con gli altri e con il mondo”, uno “stato di trascendenza nel tempo e nello spazio”.
Anche l’attività cerebrale rilevata nelle scansioni è stata sorprendente. Il leader della ricerca ha dichiarato: “Quello che sappiamo ora è che sembra esserci un aumento dell’attività elettrica e delle onde gamma.
In altre parole, secondo questo studio, l’esperienza di pre-morte è sorprendentemente simile agli effetti di un potente allucinogeno.
Quello che è certo, che è provato, dunque, è che quando stiamo per morire non abbiamo paura o ansia, ma proviamo un sentimento di pace, calma, serenità.
È ovvio che non si possono dare tutte le risposte alle mille domande sulla morte, ma la scienza è molto ostinata, ed è probabile che presto anche il passaggio dalla vita alla morte non sarà più un mistero. Forse allora non sarà così doloroso sapere che ce ne stiamo per andare.