Il Tribunale della Federginnastica ha reso note le motivazioni relative all’ammonimento di Emanuela Maccarani
Caso Maccarani: il Tribunale della Federginnastica ha reso note le motivazioni relative all’ammonimento dell’allenatrice delle farfalle
Lo scorso ventinove settembre 2023 andava in scena un passaggio cruciale del Caso Maccarani, ovvero la vicenda che aveva scosso il mondo della ginnastica italiana da quell’ottobre 2022, quando alcune ex allieve della Nazionale di ginnastica ritmica avevano denunciato i presunti abusi psicologici subiti dalla Commissaria Tecnica Emanuela Maccarani. Testimonianze che avevano portato a processo l’allenatrice della farfalle con le presunte accuse di “aver adottato metodi di allenamento non conformi ai doveri di correttezza e professionalità ponendo in essere pressioni psicologiche e provando in alcune ginnaste l’insorgere di disturbi alimentari e psicologici”. Nella data sopracitata il Tribunale Federale della Federginnastica, guidato da Michele Rossetti, si era espresso nei confronti dell’allenatrice delle farfalle e la sua assistente Olga Tishina dichiarando l’assenza di una “prova di un comportamento intenzionalmente o eccessivamente vessatorio”. Il Tribunale optò quindi per “un’ammonizione“, una “nota di sollecito scritto a non incorrere, in futuro, in errori così come sono avvenuti”. Una decisione che aveva subito suscitato la reazione di due delle dirette interessate: Nina Corradini e Anna Basta. Adesso, con il Tribunale della Federginnastica che ha reso note le motivazioni relative all’ammonimento, la vicenda acquisisce ulteriori dettagli. Nella lettura delle diciotto pagine di motivazioni presentate dal tribunale della Fgi presieduto dall’avvocato Marco Leoni leggiamo che le espressioni della Emanuela Maccarani non erano per vessare le atlete bensì per spronarle a dare il meglio, come esplicitato nel seguente passaggio:
“Si ritiene che le espressioni utilizzate – ancorché offensive – non siano state mosse dall’intenzione di arrecare danno, ma al fine di incitare le atlete ed ottenere un maggior impegno negli esercizi.”
In un passaggio presente in queste motivazioni, si specifica che tali incitazioni dall’allenatrice erano rivolte proprio a quelle ginnaste che la Maccarani voleva far tornare in squadra il prima possibile dagli infortuni, come nel caso della Basta:
“Tale conclusione appare suffragata dalla circostanza che le atlete, che più di altre venivano fatte oggetto di tali parole, erano quelle che la sig.ra Maccarani voleva rientrassero in prima squadra a seguito di infortuni, anche la tesserata Ana Basta“.
In conclusione, citando sempre dalle motivazioni fornite dal Tribunale:
“Non vi è ragione alcuna di dubitare che abbia in più occasioni superato i limiti di correttezza e rispetto imposti dalla normativa federale, pur nella considerazione del contesto in precedenza delineato non vi sia alcun elemento che dimostri l’esistenza di un nesso eziologico tra le espressioni utilizzate dalla sig.ra Maccarani ed i malesseri subiti da alcune atlete”.
Caso Maccarani, le motivazioni della sentenza: “Evidenti contraddizioni” nel materiale probatorio
Un ulteriore aspetto appare leggendo le motivazioni della sentenza di ammonimento nei confronti dell’allenatrice delle farfalle Emanuela Maccarani. Ci riferiamo al passaggio che definisce “il materiale probatorio acquisito nel giudizio è tutt’altro che univoco”, con la presenza di “evidenti contraddizioni”. Tali contraddizioni si potrebbero riferire alle testimonianze di alcune ginnaste che in un primo momento, nelle sedi della procura federale avrebbero negato l’utilizzo di determinate espressioni offensive della Maccarani, per poi dichiarare l’opposto in un secondo momento. Proseguendo con l’analisi degli atti si legge che niente prova “l’esistenza di un nesso eziologico” tra i disturbi alimentari presenti nelle atlete che hanno denunciato gli abusi e il comportamento della Maccarani. Alla luce di questi ulteriori sviluppi riguardanti la vicenda, si attendono anche in questo caso le dichiarazioni dei diretti interessati. Da una parte, quelli di una delle allenatrici più titolate della storia della ginnastica italiana, dall’altra, quello delle ginnaste che con la loro voce hanno dato il via ad un caso inedito in Italia e che molto probabilmente continuerà ancora a far discutere.