Anche Kusama si propone di ritagliarsi un posto al sole nel variegato mondo delle criptovalute. KSM, infatti, sin dal 2016 ha fatto il suo debutto sul mercato, riuscendo a catalizzare un certo interesse da parte degli addetti ai lavori e degli investitori. Un interesse il quale, però, non si è mai rivelato talmente intenso da favorirne un’ascesa significativa. Tanto che ancora oggi si trova al 160° posto nella classifica relativa alla capitalizzazione di mercato.
Al tempo stesso, però, Kusama evidenzia alcune caratteristiche tecniche che non andrebbero sottovalutate. A partire dal legame con Polkadot, di cui è in pratica un “canary network”, ovvero rete canarino. Per chi non lo sapesse il canarino veniva utilizzato nelle miniere di carbone per segnalare il rarefarsi dell’aria, fungendo quindi da sistema di allarme. Come fa, appunto, KSM nei confronti di DOT.
Kusama: cos’è e come funziona
Come abbiamo già ricordato, Kusama è la “canary network” di Polkadot. In pratica, il suo scopo è di fungere da testnet per la rete principale, al cui interno vengono saggiate le nuove funzionalità che saranno poi implementate da DOT in caso di felice esito della sperimentazione. Mentre nel caso in cui il codice testato evidenzi criticità, viene rimandato e sottoposto alle necessarie modifiche.
La rete è stata fondata nel 2016 dai creatori di Polkadot, ovvero Gavin Wood, Robert Habermeier e Peter Czaban. Proprio Wood è considerato il personaggio di spicco nel trio. Una nomea derivante dal fatto che ha contribuito al varo del linguaggio di programmazione Solidity e al successivo lancio di Ethereum. Dopo aver ricoperto il ruolo di CTO nella fondazione di ETH ha quindi dato vita a Parity Technologies, nel 2015. Proprio questa società ha a sua volta varato Substrate, il framework di sviluppo software utilizzato dagli sviluppatori di KSM per la creazione di parachain. Ovvero delle blockchain personalizzate che fanno leva sulle risorse della Relay Chain, quella principale, per la convalida delle loro transazioni.
Oltre alle parachain, a rivestire un ruolo fondamentale in Kusama sono le Parathread, in pratica Parachains “a consumo”, le quali pagano soltanto il tempo effettivo della connessione con la Relay Chain.
Quale algoritmo di consenso utilizza KSM?
Kusama utilizza come algoritmo di consenso Nominated Proof-of-Stake (NPoS), una variante del normale Proof-of-Stake. A segnarne l’originalità è il fatto che al suo interno chi mette i token KSM in staking può assumere, anche insieme, il ruolo di validatore e nominatore.
Per validatore si intende colui che assume il compito di dichiarare la legittimità dei dati che sono inseriti nella blockchain. Altra sua funzione estremamente importante è quella di voto esercitato all’interno dei processi decisionali della rete. In cambio del suo operato viene ricompensato con un certo quantitativo di KSM.
Il nominatore, a sua volta, è chiamato a garantire i necessari livelli di sicurezza della Relay Chain. Non solo individua i validatori, ma si assume anche il compito di remunerarli. Una parte delle ricompense spettanti ai primi va a premiare il loro operato, che è non meno prezioso per una corretta gestione della rete.
Kusama: come potrebbe andare nel 2024?
Come abbiamo ricordato, Kusama non è mai realmente esploso. A limitarne il potenziale è stato anche il crypto winter degli ultimi anni, che ha colpito duramente l’intero settore, atterrando le quotazioni di un gran numero di progetti.
Le caratteristiche tecniche di KSM, però, sono di un certo rilievo e potrebbero fare da base per una intensa crescita nel corso dei prossimi mesi. Soprattutto se il quarto halving di Bitcoin dovesse tradursi in un vero e proprio ricostituente per l’universo crypto. In questo caso, anche Polkadot potrebbe esercitare un certo influsso sul prezzo di Kusama.
Possiamo quindi dire che se è molto probabile una crescita del suo prezzo nell’immediato futuro, è al momento complicato riuscire a stabilire i reali livelli su cui potrebbe attestarsi. A renderlo difficile è proprio il combinato disposto tra imminente arrivo dell’halving di Bitcoin e una crisi economica sempre più evidente, con una ripresa dell’inflazione che potrebbe fornire carburante per un nuovo boom degli asset virtuali.