Sanremese, 73 anni di età: chi è Salvatore Aldobrandi, l’uomo sospettato di essere il killer di Sargonia Dankha. Oggi nei suoi confronti si è aperto il processo di primo grado ad Imperia: l’obiettivo è ricostruire le dinamiche che, nel lontano 1995, portarono alla scomparsa (e probabilmente alla morte) della 21enne in Svezia. Una vicenda lunga e intricata, i cui contorni sono ancora in gran parte da definire.

Salvatore Aldobrandi, chi è e perché è sospettato di essere il killer di Sargonia Dankha

Da tutti si faceva chiamare “Samuele”, ma all’anagrafe il suo nome è Salvatore. Salvatore Aldrobrandi. 73 anni di età, pizzaiolo di professione, l’uomo è sospettato di aver ucciso l’ex compagna Sargonia Dankha, scomparsa in Svezia (e mai ritrovata) nel lontano 1995. Il suo arresto era arrivato a giugno, dopo 28 anni dai fatti, nell’ambito di un’inchiesta aperta dalla Procura di Imperia per fare luce sul caso dopo le ripetute richieste della famiglia.

In passato l’uomo era già stato indagato, in terra svedese: pur avendo raccolto gravi indizi di colpevolezza a suo carico, gli inquirenti non avevano potuto condannarlo. Per sfuggirgli lui era tornato in Italia, dove alla fine è finito a processo per omicidio volontario e occultamento di cadavere. Secondo quanto ricostruito nel corso delle indagini, l’uomo, oggi 73enne, avrebbe ucciso la 21enne – avvistata per l’ultima volta a Linköping, nella Svezia meridionale, il 13 novembre 1995 – per motivi passionali.

Sembra che la loro relazione fosse finita da poco e che Sargonia avesse intrapreso una storia con un altro uomo, scatenando la sua gelosia. Quando le autorità svedesi l’avevano perquisito, nella sua auto, una Ford Escort, avevano trovato sui sedili tracce di sangue e di capelli appartenenti a una giovane, forse proprio Sargonia. Ma in mancanza di un cadavere (e di testimoni diretti), non avevano potuto arrestarlo, perché in Svezia la legge non lo permette.

Il corpo della ragazza, secondo chi indaga, potrebbe trovarsi dietro a un’intercapedine della casa in cui la 21enne viveva: forse Aldobrandi l’avrebbe addirittura fatto a pezzi. I sospetti si erano concentrati su di lui fin dal primo momento: la famiglia della vittima era convinta che c’entrasse qualcosa e che fosse fuggito in Italia per evitare una condanna. Ad incastrarlo ci sarebbero diverse testimonianze, come quella di una cugina di Sargonia, che negli anni passati avrebbe raccontato che l’uomo

una volta disse: ‘Se non posso averla io, nessun’altro l’avrà’.

La famiglia della vittima in Italia per il processo

A un suo amico Aldobrandi avrebbe confessato il delitto, parlando di un movente di tipo “economico”, un prestito accordato alla giovane e mai riavuto indietro, per l’acquisto di un appartamento in Svezia. Davanti a chi l’ha interrogato l’uomo ha però negato ogni accusa, sostenendo di essere innocente.

In molti, al di là di ogni ragionevole dubbio, lo ritengono colpevole. Ma sarà il processo apertosi oggi ad Imperia a fare luce sulle sue responsabilità. Per l’occasione sono arrivati in Italia anche la madre e il fratello di Sargonia, che nel corso della prossima udienza, fissata per l’8 novembre, saranno ascoltati insieme ad altri testimoni.

Il dibattimento si prospetta particolarmente complicato e sarà seguito sia in Italia che in Svezia, dove il caso della 21enne ha per tempo sconvolto l’opinione pubblica. Prima di entrare in aula la madre della ragazza oggi ha confessato al Corriere della Sera di voler guardare negli occhi “l’assassino” di sua figlia. Da quasi 30 anni spera di ritrovarla, anche solo per poter dare al suo corpo una degna sepoltura. La giustizia italiana dovrà cercare di accontentarla.

In questo articolo il racconto di un altro cold case: Clusone (Bergamo), 30 anni fa l’omicidio (ancora irrisolto) di Laura Bigoni: perché e su cosa si è tornati ad indagare.