Ha preso il via oggi, davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Genova, il processo a carico di Evaristo Scalco, il 63enne accusato di aver ucciso un uomo con una freccia la sera del 2 novembre scorso. La vicenda scaturì da una lite scoppiata per futili motivi tra la vittima, un cittadino peruviano di 41 anni e il carnefice, per le vie del centro storico della città ligure: ora l’uomo rischia l’ergastolo.
Al via a Genova il processo ad Evaristo Scalco: il 63enne rischia l’ergastolo
Lo scorso aprile la Procura di Genova aveva chiesto per Evaristo Scalco il rinvio a giudizio immediato, contestando al 63enne l’omicidio volontario aggravato dai futili motivi e dall’odio razziale. Nel processo a suo carico, apertosi oggi presso il Tribunale della città ligure, rischia l’ergastolo. Ex maestro d’ascia, l’uomo è accusato di aver ucciso un cittadino peruviano di 41 anni, Javier Alfredo Miranda Romero.
I fatti risalgono al 2 novembre 2022. La vittima era passata, urlando, sotto la finestra dell’appartamento di Scalco dopo aver festeggiato con un amico, Werner Luma, la nascita del figlio. Il 63enne, adirato per il rumore, aveva impugnato un arco, scoccando una freccia contro di lui e provocandone la morte, poche ore dopo il ricovero. Nel farlo aveva urlato delle frasi discriminatorie, come “stranieri di me**a, vi spacco il c**o, vi faccio un bel regalo”.
Per la difesa fu provocato dai suoi “avversari”: alla sua richiesta di abbassare il volume della voce, loro avrebbero risposto alzando il dito medio. Spingendolo, dunque, al gesto estremo. Per il giudice che ha rigettato la richiesta di accesso al rito abbreviato, presentata a luglio dai legali Jacopo Pensa e Federico Papali,
anche qualora il comportamento della vittima avesse travalicato il gesto di alzare il dito medio nei confronti dello Scalco, come prospettato dalla difesa, la reazione esageratamente spropositata e sproporzionata non può che rientrare nell’alveo della circostanza aggravante contestata dal pm.
Gli estremi per uno sconto di pena potrebbero esserci solo nel caso in cui, nel corso del dibattimento, le stesse circostanze aggravanti finora riconosciute al 63enne cadessero. Al momento rischia invece il massimo della pena.
La testimonianza dell’amico della vittima
Ad incastrare il maestro d’ascia, oltre ai filmati di alcune videocamere di sorveglianza installate nei pressi del vicolo “incriminato”, era stata la testimonianza dell’amico della vittima, presente al momento dei fatti. L’uomo aveva raccontato agli inquirenti che, dopo averlo colpito, Scalco era sceso in strada per tentare di soccorrere Javier, provando anche a togliergli la freccia dall’addome, come a voler eliminare le prove di ciò che aveva fatto.
Fermato dai carabinieri e interrogato, l’uomo aveva detto di aver perso la testa perché provocato. A marzo, dopo essere finito in carcere, era andato agli arresti domiciliari con la misura del braccialetto elettronico. Nel frattempo avrebbe scritto una lettera alla moglie dell’uomo morto, versandole anche una somma di 10 mila euro a mo’ di risarcimento. Secondo lo psichiatra che lo ha visitato sarebbe affetto da un grave disturbo narcisistico della personalità e socialmente pericoloso.
Diverso il caso di Sandro Mugnai, che uccise il vicino sulla ruspa per difendere la famiglia
L’omicidio compiuto da Evaristo Scalco a Genova aveva preceduto di qualche settimana quello consumatosi a San Polo, in provincia di Arezzo, all’inizio di gennaio. Un omicidio derivato sempre da una lite, che aveva portato alla morte del 59enne di origine albanese Gezim Dodoli. L’uomo fu ucciso a colpi di pistola dal vicino di casa, Sandro Mugnai, dopo aver tentato di abbattere la sua villetta con una ruspa.
Finito in carcere, il suo killer è stato poi liberato perché avrebbe agito per “legittima difesa“, tentando di salvare la sua famiglia dall’assalto della vittima. In questo articolo ripercorrevamo la vicenda, citando le varie liti tra vicini culminate nel sangue: Arezzo, scarcerato il 53enne che ha sparato al vicino di casa dopo l’assalto con la ruspa.