La Striscia di Gaza, il punto di partenza dell’ultima operazione militare condotta da Hamas contro Israele, rappresenta un’area territoriale di circa 360 chilometri quadrati situata nella parte nord-orientale della penisola del Sinai. Confinante a ovest con l’Egitto, la Striscia di Gaza si affaccia a nord sul mar Mediterraneo. A sud ed est è delimitata da Israele. La sua popolazione raggiunge circa i due milioni di abitanti, conferendo a questa regione uno dei tassi di densità più elevati al mondo, con circa quattromila persone per chilometro quadrato. La Striscia di Gaza rappresenta la parte più limitata dei territori palestinesi, essendo il territorio più vasto noto come Cisgiordania o West Bank, con Israele a fare da confine tra i due.
Striscia di Gaza, storia in breve
La Striscia di Gaza, con una storia che annovera la conquista da parte di Alessandro Magno e dei Romani nel corso dei secoli, ha iniziato a prendere la forma che conosciamo oggi dopo la conclusione della Prima Guerra Mondiale. Dopo la caduta dell’Impero Ottomano, che deteneva il controllo dell’area, nel 1918 la Società delle Nazioni, un predecessore delle attuali Nazioni Unite, ha affidato l’amministrazione della regione al Regno Unito. Esattamente trent’anni dopo, con la creazione dello Stato di Israele e la fine del mandato britannico, Gaza è stata occupata dall’Egitto.
In questa zona si sono insediati i profughi palestinesi, in fuga a seguito della guerra arabo-israeliana del 1948. Il Cairo ha amministrato la Striscia fino al 1967, quando durante la Guerra dei Sei Giorni, Israele è riuscito a conquistarla. In quel conflitto, che ha visto Egitto e Siria contrapposti ad Israele, quest’ultimo ha dimostrato una notevole capacità di respingere gli avversari, acquisendo nuovi territori, tra cui una parte della Cisgiordania.
Dagli accordi di Oslo a oggi
La presenza israeliana nella Striscia di Gaza si è protratta fino al 2005, quando il primo ministro israeliano Ariel Sharon, sotto la pressione della comunità internazionale, ritirò le forze militari e smantellò i centri abitati creati durante i quarant’anni di occupazione. In linea con gli accordi di Oslo del 1993, Gaza avrebbe dovuto essere sotto il controllo dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP), con cui Israele aveva stipulato un accordo. Tuttavia, nel 2006, il partito armato islamista Hamas emerse come vincitore delle elezioni nella Striscia. Questo evento portò Israele a imporre un embargo sui cieli e sui mari palestinesi nel 2007, oltre al controllo dei movimenti di persone e beni. In tal modo, Tel Aviv causò una significativa impoverimento nella regione e un peggioramento dei servizi essenziali.
Attualmente, la Croce Rossa Internazionale ha dichiarato questo embargo come illegale, considerandolo una “punizione collettiva per gli abitanti della Striscia di Gaza”. Tale atto costituisce una violazione della quarta Convenzione di Ginevra, concepita per proteggere i civili in territorio nemico o occupato. Le restrizioni israeliane sulla Striscia hanno generato notevoli difficoltà per i suoi abitanti. L’Egitto ha anche contribuito a questa situazione, chiudendo ripetutamente i suoi confini agli abitanti di Gaza. Sebbene una piccola parte della popolazione possa uscire dalla Striscia ogni giorno per lavorare in Israele, è obbligatoria la loro rientro al termine del turno. Per gli altri cittadini di Gaza, è consentito varcare i confini solo in casi estremi, come ad esempio per ricevere cure mediche. Nel corso dell’anno precedente, l’organizzazione non governativa Human Rights Watch ha definito Gaza come “una prigione a cielo aperto”.