Si continua ad indagare sull’incidente di Mestre: l’autopsia compiuta sul corpo dell’autista del mezzo, Alberto Rizzotto, 40 anni, non avrebbe fatto emergere alcuna evidenza di un malore. O, almeno, questo è il primo esito dell’esame compiuto sul cadavere dell’uomo. Vi precisiamo subito che però, già all’inizio della prossima settimana, ci sarà un’analisi più approfondita del cuore che potrebbe smentire (o confermare) tale risultato.
Incidente Mestre, autopsia autista autobus: ecco cosa emerge
Varie e diverse sono, per il momento, le ipotesi in campo sul motivo per cui l’autobus che stava percorrendo il cavalcavia superiore di Marghera, lo scorso 3 ottobre, ad un certo punto ha urtato contro il guard rail e, dopo poco, ha fatto un grande salto nel vuoto.
Da giorni si indaga cn continuità sull’incidente di Mestre e la prima autopsia compiuta sull’autista dell’autobus, secondo quanto rivelano le più recenti informazioni, indica che Alberto Rizzotto potrebbe non aver avuto alcun malessere improvviso mentre si trovava alla guida del mezzo pesante.
Attenzione però: l’analisi appena compiuta sul suo corpo è stata parziale e non è definitiva. Dunque, per adesso, non possiamo dire con certezza che il guidatore non ha avuto malori o altro. Tutto è rimandato all’inizio della prossima settimana, quando è in programma un accertamento che sarà fondamentale e che fornirà un quadro più chiaro della situazione.
A compierlo saranno due medici legali (insieme ai loro team) incaricati dal pm Laura Cameli. I dottori Guido Viel e Roberto Rondolini. Questi si occuperanno di compiere un esame più approfondito sul cuore dell’autista 40enne. L’analisi potrà, a quel punto, confermare o smentire la mancanza di evidenze chiare di un possibile malore improvviso.
Incidente Mestre: cos’è successo
Mentre l’Italia intera rimane in attesa di avere maggiori informazioni a proposito delle cause del tragico incidente di Mestre, in molti piangono la morte delle persone che si trovavano a bordo di quell’autobus il 3 ottobre 2023.
Erano le 19.40 circa quando il mezzo pesante, che si trovava sul cavalcavia superiore di Marghera, ha sbandato e ha colpito il guard rail. Il bus, un veicolo elettrico, guidato da Alberto Rizzotto, uomo di 40 anni, si è schiantato poi al suolo e ha preso fuoco, provocando la morte di 21 persone. Gli altri 15 passeggeri sono rimasti feriti, alcuni anche in modo molto grave.
Ad ora sono ancora tante le domande a proposito di questa tragedia. La prima e più importante questione da risolvere è la seguente: perché il veicolo è uscito dalla carreggiata? Che cosa è successo davvero?
Tragedia Mestre: le ipotesi sulle cause
Le ipotesi al vaglio degli inquirenti sono varie: non solo si parla di un presunto malore improvviso dell’autista, ma anche di un possibile colpo di sonno o di una distrazione. La prima però, alla luce delle prime notizie di oggi, potrebbe non essere la pista corretta.
Se l’esame della prossima settimana non smentirà l’esito del primo parziale esame sul cadavere di Rizzotto, gli investigatori dovranno concentrarsi su altre strade. Sono in corso le analisi del cellulare dell’autista e della scatola nera del mezzo. Inoltre sappiamo che ci sono tre persone iscritte nel registro degli indagati.
Infine c’è una domanda alla quale non è ancora stata trovata una risposta: se non è stato un malore (ipotesi comunque ancora da confermare), perché non sono stati trovati segni di frenata o contro sterzo?
Secondo quanto emerge il bus elettrico de La Linea Spa, che stava svolgendo un servizio di navetta tra il Tronchetto e il camping Hu di Marghera, avrebbe strisciato per circa 50 metri lungo il guard rail e, finita la barriera, è precipitato per almeno 7 metri sulla sottostante via della Pila.
Stando alle informazioni diffuse fino ad ora, le frenate trovate sull’asfalto sarebbero quelle derivanti dal contatto della vettura con il guard rail. Contatto che avrebbe fatto rallentare il bus prima della caduta.