Tra le possibili alternative ai giganti Bitcoin ed Ethereum c’è anche Digibyte. Si tratta di un progetto varato nel corso del 2013 da Jared Tate, cui è spettato il compito di lanciare il primo blocco della catena, denominato Genesis, l’anno successivo. Proprio lui, nel maggio del 2020, ha però deciso di abbandonare la nave, spinto a farlo da una clamorosa crescita della sua quotazione, pari al 900% nell’arco di appena un mese e mezzo.
Perché Tate ha deciso in tal senso? Secondo lui questo vero e proprio boom rivelava un esclusivo interesse di carattere speculativo della comunità radunata intorno al progetto. Una motivazione forse troppo severa, considerato come, in fondo, sia proprio il guadagno l’intento principale di ogni impresa di questo genere. Ma è motivato il giudizio in questione? Proviamo a capirlo.
Digibyte, cos’è e come funziona
DigiByte è una criptovaluta che si propone espressamente di fornire risposte in tema di sicurezza, decentramento e velocità. Ovvero le esigenze che sono alla base del trilemma della blockchain e su cui, se si fa eccezione per il primo punto, Bitcoin ha sempre stentato non poco.
Per cercare di realizzare gli intenti di partenza, DGB ha varato una blockchain in grado di essere più veloce, più scalabile e più sicura nei confronti di quelle delle altre principali valute. Ad agevolare la scalabilità da parte di Digibyte è il fatto che proprio questo network ha fatto da apripista all’adozione della tecnologia Segregated Witness (SegWit). Da sottolineare il fatto che se l’offerta massima di token è pari a 21 miliardi, la stessa dovrebbe essere esaurita entro il 2035. Una differenza notevole rispetto a quel 2140 che è invece l’anno indicato per l’esaurimento del conio di BTC, che peraltro offre “soltanto” 21 milioni di gettoni virtuali.
Digibyte è stato ideato nel preciso intento di fungere da sistema di pagamento digitale basato su una blockchain multi-livello. Il conio dei token è affidato ad un mining imperniato sull’algoritmo di consenso Proof-of-Work e il block time si attesta a circa 15 secondi. Un dato che permette a Digibyte di surclassare, almeno in termini di velocità, BTC, risultando 40 volte più rapido nell’elaborazione delle transazioni.
Altra caratteristica notevole è poi la mancata necessità di macchinari potenti come quelli necessari per il mining di Bitcoin. Basta infatti fare leva sull’hardware di consumo, per riuscirci. In pratica, anche senza un investimento iniziale esorbitante è possibile iniziare a guadagnare con il mining di DGB.
Lo stesso processo di estrazione dei blocchi prevede il concorso di ben cinque algoritmi (SHA256 ASIC Mining, Groestl GPU Mining, Scrypt ASIC Mining GPU, CPU Mining e Skein GPU Mining). In tal modo è possibile la divisione dei minatori e della potenza mineraria in altrettanti gruppi di eguale grandezza, rendendo di conseguenza un mantenimento in termini di competitività del processo di estrazione dei blocchi. Grazie a questa procedura, infatti, ognuno dei gruppi procede all’estrazione di un blocco ogni minuto e mezzo circa.
Cosa rende interessante DigiByte?
Come è noto, la scena crypto vede la presenza di migliaia di progetti, più o meno interessanti. Ne consegue quindi la necessità di segnare una differenza significativa da parte di quelli che vogliono realmente emergere.
Per quanto riguarda Digibyte, la sua particolarità risiede soprattutto nelle opportunità che concede agli sviluppatori per la creazione di Digiassets, ovvero risorse crittografiche che possono essere personalizzate all’interno della sua blockchain. I Digiassets in questione possono essere non soltanto di carattere finanziario, ma riguardare anche altri ambiti, a partire da quello legale. Ad esempio sotto forma di atti notarili o titoli di proprietà, un settore che necessita in effetti di sicurezze come quelle offerte dalla blockchain.
DigiByte si basa inoltre su UTXO (Unspent Transaction Output, in italiano output di transazione non spesa), lo stesso meccanismo presente su Bitcoin, per effetto del quale le nuove transazioni non vanno a generare un saldo nel portafoglio. Si tratta di dato importante, poiché ove sia inviato ad altro utente, il token viene rimosso dalla circolazione, impedendo quel fenomeno della double spending (doppia spesa) che rappresenta un vero e proprio incubo per ogni criptovaluta.
Come potrebbe andare Digibyte nel 2024
Anche Digibyte è un progetto che da troppo tempo attende di esplodere definitivamente. Se non è riuscito a farlo sino ad ora, trovandosi ancora al 187° posto nella classifica relativa al settore crypto, ciò non attesta di certo la mancanza di appeal di DGB. Non a caso John McAfee si espresse a suo sostegno prima di morire.
Considerato quanto detto sinora, possiamo affermare che l’azienda si muove nel solco tracciato da Bitcoin. E proprio per questo motivo potrebbe trarre non poco giovamento dall’halving di BTC, previsto per il prossimo anno. In molti sono curiosi al riguardo, proprio ricordando il rally di cui la criptovaluta è stata protagonista nel 2020.