La sentenza di appello di ieri che ha assolto Mimmo Lucano dal reato di associazione a delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina marca una clamorosa svolta nella vicenda giudiziaria dell’ex sindaco di Riace.

La sentenza dei giudici di Reggio Calabria ribalta infatti il verdetto dei magistrati del tribunale di Locri che nel 2021 hanno condannato Lucano a una detenzione di 13 anni e 2 mesi. Sul padre del «modello Riace» rimane così in piedi una sola condanna (un anno e sei mesi) per un reato amministrativo.

Sentenza Mimmo Lucano, Orlando: “La sua vicenda ora non potrà più essere utilizzata per attaccare la cultura dell’accoglienza”

Con la sentenza che assolve Mimmo Lucano dai gravi reati contestategli – associazione a delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina, peculato e truffa –  crolla dunque l’impianto accusatorio basato sulla supposta gestione clientelare operata dall’ex sindaco di Riace nell’implementazione del suo modello di accoglienza.

La caduta dei reati imputati a Mimmo Lucano a livello giudiziario non placa, tuttavia, il dibattito politico. Sul «modello Riace» voluto dal sindaco della cittadina in provincia di Reggio Calabria si scontrano infatti due mondi totalmente opposti, plasticamente riassunti dalla destra e della sinistra, che sembrano non riuscire a dialogare per dare risposta a uno dei fenomeni più evidenti del nostro tempo: le migrazioni globali.

Proprio su questo tema, dunque, la redazione di TAG24 ha voluto confrontarsi con Leoluca Orlando, per oltre vent’anni storico sindaco di Palermo e fautore della Carta di Palermo 2015 sulla «mobilità umana internazionale».

Leoluca Orlando, ieri è arrivata la sentenza di appello per Mimmo Lucano. Come commenta quanto stabilito dai giudici?

«Le sentenze non si commentano mai. Quello che possiamo dire è che questa sentenza ridimensiona interamente la vicenda che ha coinvolto Mimmo Lucano, dato che si escludono i reati più gravi lasciando in piedi solo l’abuso di ufficio.

Tutti eravamo rimasti sorpresi della pesantezza della condanna stabilita in primo grado, utilizzata da molti per discreditare coloro che sono convinti che sia un dovere accogliere e un diritto essere accolti».

La sentenza di ieri riapre lo spazio al propagarsi di un modello Riace?

«La sentenza di ieri non apre ma chiude quello spazio per le polemiche strumentali di chi ha utilizzato e utilizza questa vicenda per attaccare la cultura dell’accoglienza»

Migranti, Orlando: “Governo scafista che specula sulla vita delle persone”

Sulla gestione dei migranti in che direzione va la nostra politica?

«Noi stiamo assistendo a un cambio di clima culturale e ad un affievolimento dei diritti. Io credo che il modo in cui si trattano i migranti sia il segno della civiltà o dell’inciviltà di un popolo.

Le scelte del Governo sono oggi basate su una logica che alimenta la paura e l’intolleranza. Basti pensare alla limitazione del dovere di salvataggio – ribadisco: dovere non diritto – che impone di fare in mare un’operazione di soccorso una alla volta, in aperto contrasto con le norme internazionali.

Per non parlare poi della volontà di detenere i migranti per 18 mesi nei Cpr, in piena violazione del diritto alla libertà personale. Penso che tenere queste persone – perché persone sono, anche se qualcuno lo dimentica – in questi veri e propri campi di concentramento senza alcuna possibilità di controllo delle loro condizioni personali e senza intervento dell’autorità giudiziaria sia folle. Così come assurdo richiedere ai migranti, se vogliono evitare questi campi, 5mila euro.

Queste leggi sull’immigrazione trasformano il governo italiano in un governo scafista che sfrutta e specula sulla libertà di vita delle persone».


Cosa pensa invece dello scontro in atto tra la Lega e la giudice Apostolico?

«Come sempre la malafede è in chi, anziché guardare la luna, guarda il dito. Le decisioni del giudice Apostolico devono essere giudicate nel merito. La nostra legge dà peraltro di fare appello se la scelta del magistrato non si ritiene corretta. Quello che si sta facendo però è confusione tra la vita personale di un magistrato e il merito delle sue sentenze, ovvero l’unico parametro su cui giudicare il suo operato.

Questa vicenda conferma la natura strumentale delle decisioni del Governo e in particolare del ministro Salvini. Qualcuno ha ricordato al ministro che la stessa interpretazione fatta dalla giudice Apostolico è stata data da tanti altri giudici?

La pubblicazione di quel video è stata una chiara manovra di distrazione di massa. In questo modo si parla della giudice e non si affronta il fatto che i provvedimenti del governo nazionale sono disumani e illegittimi perché scritti al di fuori della Costituzione».

Leoluca Orlando: “Le elezioni europee sono un’occasione per il Pd di dimostrare di non essere vittima correnti. Io pronto a candidarmi”

Lei ha preso la tessera del Pd e si è detto disponibile a candidarsi alle europee. Ha ricevuto qualche proposta? Quale contributo vuole dare al Partito democratico?

«Mi permetto di dire che il Partito democratico ha una malattia che non si riesce ad estirpare: le correnti. I capi corrente non hanno interesse verso il risultato del partito, ma solo verso l’elezione degli appartenenti alla loro ala in Parlamento. Questo ha provocato la disaffezione da parte degli elettori.

Anche il fatto che non esista più la possibilità di esprimere la preferenza ha contribuito a rompere quel rapporto tra elettori e gli eletti. Oggi vediamo i risultati di questi processi: non solo l‘astensionismo, ma anche la totale indifferenza rispetto alle attività della politica.


Io credo che le elezioni europee possono essere un’occasione per dimostrare che il Pd non vuole essere vittima delle sue correnti. Io ci sono e ho già dato la mia disponibilità e la mia esperienza pregressa di parlamentare europeo».

È da poco uscito il suo libro, «Palermo Enigma». È stata l’occasione per dire alla sua città qualcosa che non aveva avuto ancora la possibilità di raccontare?

«Ho cercato di dare una rappresentazione organica a un impegno che ha portato al cambiamento di Palermo da capitale della mafia a città dei diritti di tutti: diritti dei migranti, degli omosessuali, dei condannati a morte.

Il libro parla al futuro perché, nonostante si raccontino gli anni passati, emergono temi che ancora oggi sono estremamente attuali. Basti pensare alla condizione dei migranti, a quello che accade nel Mediterraneo, alle violenze che accadono in Israele e Palestina. Il sottotitolo del libro credo racchiuda lo spirito di ciò che ho voluto trasmettere: “la politica, la paura e il futuro”.

Nel racconto poi un intero capitolo è dedicato a un’analisi rigorosa e oggettiva degli errori che riconosco di aver fatto. Anche questo credo serva a raccontare che cambiare è possibile.

Le trasformazione di Palermo, da città della mafia a città dei diritti dell’umanità, è una vicenda che va ben oltre la nostra città e coinvolge tanti paesi lontani, come l’America Latina o il Medio Oriente. Per questo credo che questa storia andasse raccontata»