Il conflitto tra Israele e Palestina continua a tenere in allarme il panorama politico internazionale. Dopo i bombardamenti notturni, in cui sono morti 50 palestinesi, Israele ha annunciato la chiusura di acqua e luce a Gaza finché gli ostaggi non verranno liberati. Nel frattempo non si fermano gli attacchi delle forze israeliane nella striscia di Gaza, con il numero dei morti che ha toccato quota 1200.
Sull’argomento è intervenuta Alba Bonetti, presidente di Amnesty International Italia, che ha parlato ai nostri microfoni. Amnesty è da sempre impegnata nella difesa dei diritti umanitari e, nel corso degli anni, ha cercato di limitarne gli abusi. Bonetti ha commentato la situazione attuale, lanciando un appello nei confronti dell’Unione europea.
Guerra Israele-Palestina, la presidente di Amnesty Italia spiega: “Commessi crimini”
Bonetti ha esordito parlando degli ultimi eventi, con lo stop di Israele alle forniture di gas, luce e benzina. “Questa è una punizione collettiva inflitta alla popolazione di Gaza – ha detto Bonetti– che costituisce un crimine di guerra. Non si può sottoporre dei civili a tale sorte, è contraria al diritto internazionale. Quello che stiamo vedendo in questi giorni è l’apice di una disumanizzazione reciproca tra Israele e Palestina che dura da 70 anni“.
Le richieste all’Unione europea
La presidente di Amnesty International Italia ha commentato l’operato dell’Unione europea, esprimendo la sua grande preoccupazione in vista dei prossimi giorni. Martedì 10 ottobre l’organizzazione ha scritto all’Alto rappresentante, Joseph Borrell, e ai ministri degli esteri dell’Unione europea, richiamando al rispetto del diritto umanitario.
“Abbiamo chiesto all’Unione europea – ha spiegato Bonetti a Tag24.it– di continuare a fornire assistenza nei territori palestinesi occupati e il rilascio immediato di tutti i civili. Poi abbiamo chiesto di sostenere il lavoro della Corte penale internazionale, che dal 2021 ha cominciato a fare un’indagine sulla situazione in Palestina. In ogni caso l’Ue deve astenersi dal fornire armi a tutti gli attori in conflitto, questo è fondamentale“.
I timori della presidente di Amnesty sul conflitto
Bonetti non ha nascosto la sua preoccupazione in merito alla guerra: “Temiamo che, se la ferocia degli attacchi vada avanti così, non sarà più possibile portare gli interlocutori sul campo per risolvere la situazione. Con il passare dei giorni quei luoghi diventano inaccessibili e diventano inaccessibili le menti delle persone. Stanno accadendo cose orribili, da alcuni è stato invocato il paragone con l’olocausto. C’è il serio rischio che non si riporti più la pace nella regione per diversi anni” prosegue Bonetti.
Ora abbiamo due guerre di grandi dimensioni. Qual è il rischio più grande?
“Il rischio è che ci sia un’ulteriore frammentazione della diplomazia internazionale, perché – ha sottolineato – i fronti si cui muoversi ora sono due. Sappiamo che il fronte ucraino non mette d’accordo la diplomazia, adesso c’è un altro fronte incandescente su cui storicamente ci sono idee contrastanti. Voglio dire, il conflitto dura da 70 anni e se si fosse voluto fare qualcosa di concreto si sarebbe fatto” spiega Bonetti “Quello che serve è un’azione politica rapida e coesa“.
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