Il settore delle criptovalute è composto da migliaia di progetti, non soltanto da quelli più noti, come Bitcoin o Ethereum. Per chi intende investire i propri soldi, quindi, presenta un gran numero di possibili opzioni e occasioni.

Occorre però conoscere al meglio le valute virtuali, prima di prendere posizione sul mercato. Il motivo è in fondo molto semplice: si tratta di un settore in cui le oscillazioni sono non soltanto all’ordine del giorno, ma anche violentissime.

In questa guida andremo ad analizzare Qtum, un progetto che è da tempo in una sorta di limbo. Molti addetti ai lavori ne parlano bene, senza che però riesca a fare un salto definitivo verso l’alto, in termini di quotazione. Andiamo quindi a cercare di conoscerne meglio le potenzialità.

Cos’è Qtum e come funziona

Qtum è una criptovaluta lanciata nel 2016 ad opera di Patrick Dai, Neil Mahi e Jordan Earls e basata sulla tecnologia blockchain. A dirigerne lo sviluppo è la Qtum Foundation, la stessa organizzazione no profit che nel 2017 ha lanciato l’Initial Coin Offering che ha prodotto proventi pari a 15 milioni di dollari, poi impiegati per fornire le basi giuste al progetto.

Il suo funzionamento non è molto dissimile da quello che caratterizza Ethereum, essendo possibile usare la sua rete al fine di creare smart contract.
Una prima differenza significativa tra i due network, però, è da ravvisare nel meccanismo di consenso su gira il sistema, che nel caso di Qtum è MPoS (Mutualized Proof-of-Stake), in pratica una versione modificata del Proof-of-Stake (PoS). Ne deriva un minore impatto a livello ambientale rispetto a quello delle blockchain che lavorano con il Proof-of-Work (PoW).

Per quanto riguarda la tokenomics, Qtum prevede un’offerta massima pari a 100 milioni di token, un tasso inflattivo pari all’1%, 2 MB al massimo per la dimensione del blocco e un arco temporale di circa due minuti per poterne aggiungere uno alla catena.

Sul versante del funzionamento, Qtum provvede a combinare il modello UTXO (Unspent Transaction Output) di Bitcoin con gli smart contract di Ethereum. In tal modo diventa abbastanza semplice trasferire codice e progetti DeFi (Decentralized Finance) da ETH a Qtum. Con i livelli di sicurezza resi possibili da MpoS.

Cosa si propone Qtum?

Se non raggiunge grandi livelli di originalità, Qtum si prefigge al contempo di dare risposte stringenti ad alcuni problemi presenti nell’universo crypto. Tra i più rilevanti, quelli collegati alla governance, la mancanza di interoperabilità tra le varie catene, il costo spesso proibitivo del meccanismo di consenso e la difficile applicazione degli smart contract alla vita di ogni giorno.

Al fine di ovviare a tali problematiche, Qtum promuove due tecnologie, la cui ideazione è stata condotta proprio in tale ottica:

  1. Account Abstraction Layer (AAL) che si incarica di integrare il livello dell’account UTXO (Unspent Transaction Output) al fine di consentire agli utenti non solo la creazione di applicazioni, ma anche la loro implementazione su x86 ed Ethereum Virtual Machine (EVM). Inoltre, è in grado di agevolare l’adozione di app su Qtum supportando il set di istruzioni i686 e i linguaggi di programmazione Rust, C, C ++ e Python.
  2. Decentralized Governance Protocol (DGP), il quale apre a sua volta la possibilità per gli smart contract di procedere ad una modifica di parametri e dati fondamentali della blockchain. Tra di essi, in particolare, la definizione della dimensione del blocco e il livello delle tariffe del gas necessario per operazioni.

Qtum: come potrebbe andare nel 2024?

Qtum, come abbiamo ricordato in avvio, si trova al momento in una sorta di limbo. Il progetto è conosciuto ed elogiato da molti addetti ai lavori, ma la sua quotazione non è mai realmente decollata. Neanche il rebranding (prima si chiama Quantum) ha avuto grandi risultati in tale ottica e le speranze maggiori sono affidate anche in questo caso alla fine del crypto winter.

Una fine la quale sembra ormai prossima con il progressivo avvicinarsi dell’halving di Bitcoin e che dovrebbe trascinare verso l’alto tutto il settore. Considerato come al momento Qtum sia lontanissimo dai suoi massimi storici, potrebbe in effetti rivelarsi un buon asset su cui investire nel 2024.