Angelo Mellone è stato uno degli ospiti della nona edizione del Mercato Internazionale Audiovisivo, che si svolge fino al 13 ottobre 2023 nelle sue storiche sedi di Palazzo Barberini e del Cinema Barberini, a Roma. Il direttore del daytime della Rai ha presentato ai buyers internazionali la programmazione della tv di Stato del mattino e pomeriggio. È stata l’occasione per TAG24 di poter così fare un bilancio su questi primi mesi di palinsesto e chiedergli quale sarà il futuro.

Intrattenimento Day time Rai intervista al direttore Angelo Mellone 

Angelo Mellone a TAG24 sottolinea come il MIA sia uno degli eventi strategici  per la Rai: “È importantissimo partecipare ad eventi come il MIA ed entrare in contatto con operatori internazionali. Non bisogna mai impigrirsi e mi auguro che l’Italia ricominci a produrre format. Vogliamo tornare ad essere un luogo che crea idee e poi le porta all’estero”. Svela un auspicio per il futuro “Io vorrei in Rai avere format Rai, o comunque co-produzioni. Più prodotti originali ci sono e meglio è, poi se dall’estero arrivasse qualcosa di forte e non la facessimo nostra saremmo dei folli”.

Nonostante le critiche per gli ascolti di alcuni programmi, come “La volta buona” presentato da Caterina Balivo, Mellone si dichiara soddisfatto dei primi risultati:  Le produzioni vanno bene, tutte hanno bisogno di un tempo di assestamento. Per Rai 2 invece rimanda giudizi più sostanziosi al prossimo anno: “Credo che il lavoro più sostanziale si vedrà dal prossimo palinsesto”.

Le parole su Fiorello e Pino Insegno

Due dei personaggi più in vista della Tv sono per motivazioni opposte Fiorello e Pino Insegno. Il direttore del daytime della Rai sul primo ha solo parole al miele e lo definisce la stella polare di Rai 2: “Fiorello è importantissimo anche per variare l’età media di chi guarda la rete, dato che andrà su Rai 2 va costruita un’offerta per mantenere quel tipo di pubblico. Il suo tipo di costruzione di un programma dovrebbe esserci anche per altri prodotti e format”, mentre su Pino Insegno da lui fortemente voluto alla conduzione de L’Eredità da gennaio e attualmente nell’occhio del ciclone glissa “Il mercante in fiera non dipende dalla mia direzione”, cavandosela con una risposta democristiana. Se è vero che Il Mercante in Fiera è un access prime time è altrettanto vero che lo è in modo particolare perché arriva prima del Tg2, sarebbe stato opportuno avere un giudizio anche in vista del nuovo programma che il doppiatore e conduttore avrà da gennaio e che rappresenta un patrimonio per il Day time Rai. Intanto anche il manager dell’artista Diego Righini ha ribadito, così come aveva fatto l’ad della Rai Roserto Sergio, che la sua figura è blindata.

Angelo Mellone sottolinea come la platea televisiva sia piuttosto ampia e vadano intercettati i gusti di tutti: “I più giovani credo che per loro costituzione non invoglino a indirizzarsi verso la tv generalista ma altrove nelle homepage. Quando sento dire che Rai 2 deve essere la rete dei giovani mi viene da ridere perché siamo di gran lunga superiori una determinata età nonostante Fiorello sconvolga tutto. Età media attuale è 58 anni, vuol dire dai 40 ai 65 anni la forbice di pubblico. I miei figli adolescenti non sanno neppure cosa sia il palinsesto. Loro guardano tutto sul cellulare, a me inquieta vedere una serie tv con tanto lavoro vista sullo schermo” poi si concentra su alcuni casi in particolare di prodotto piaciuto ai giovani “Al cinema c’è il sistema delle finestre, dalla sala alla piattaforma e poi alla tv. Corrispondono diversi tipi di offerta economica e l’idea di intercettare diverse tipologie di utenti, io rimango colpito dalla differenza che lo stesso prodotto produce a seconda del luogo in cui viene visto. Mare Fuori ha un determinato tipo di ascolto su Rai 2, un altro tipo su Netflix e un altro su Rai Play”.

Il perché di tanti programmi in diretta e la ripartizione delle reti Rai

Sui tanti programmi in diretta rispetto ai format pre confezionati stile “Il Mercante In Fiera spiega”: “Noi produciamo tantissime programmazioni in diretta composti da contenuti biodegradabili che vivono dell’attimo in cui sono.  Tranne qualche piccolo momento la maggior parte dei contenuti scuociono, una televisione che produce decine di ore in diretta perché un programma ha un costo infinitesimale rispetto a uno di montaggio. Il tema è cosa fare con la rivoluzione della Smart tv e la nuova abitudine del pubblico. Se io devo spendere del denaro e delle somme importanti come i factual diventano sostenibili solo se so che vadano in onda 4 volte. Si parla anche di una rivoluzione cognitiva per l’azienda. Quando fai l’analisi dei costi c’è una differenza fondamentale, una nuova messa in onda. Poi bisogna analizzare l’età media del pubblico”.

Il direttore Mellone non è d’accordo sulla divisione per generi delle direzioni adottata negli ultimi anni dalla Rai: “Non condivido la ripartizione orizzontale dei generi per me bisogna lavorare in maniera verticale. Rai 1 dovrebbe essere quella della tv popolare con la giusta via di mezzo tra buon umore e ansia, Rai 3 la rete di divulgazione e cultura,  Rai 2 dovrebbe essere invece la rete della realtà il più possibile senza mediazione nonostante essa sia presente dal momento in cui pianti una videocamera”. Infine cita un fuoriclasse assoluto “In televisione non ci sono rivoluzioni, ma cambiamenti. Devo ricreare una linea di identità del canale di cui la Rai ha molto bisogno oggi. Poi la Rai ha bisogno di competenza, perché puoi rendere televisivo un grande artista come Gigi Proietti ma non puoi creare un grande artista senza la base. Fui io a convincerlo a fare Cavalli di Battaglia”.