Sugli stipendi dei dipendenti Pa si attendono gli aumenti della legge di Bilancio 2024 con gli anticipi in busta paga del rinnovo dei contratti del nuovo triennio 2022-2024. Appena arrivato alla firma definitiva il contratto di medici e dei dirigenti non medici della Sanità, ad oggi la maggior parte dei dipendenti della Pubblica amministrazione ha ottenuto il rinnovo del precedente contratto, quello del 2019-2021, compresa la scuola. Con i nuovi contratti, sono saliti i livelli di retribuzione ma, nel frattempo, l’inflazione è aumentata più di quanto siano stati incrementati i contratti stessi. 

Per adeguare proporzionalmente all’aumento generalizzato dei prezzi gli stipendi dei dipendenti della Pubblica amministrazione si dovrebbero investire circa 30 miliardi di euro, secondo le simulazioni effettuate dal ministero dell’Economia e delle Finanze. Non sarà possibile nella legge di Bilancio 2024 che, in ogni modo, dovrà destinare delle risorse per far partire le trattative dei nuovi contratti all’Aran nel 2024. 

È probabile che il governo guidato da Giorgia Meloni riesca ad assegnare sei miliardi di euro per il rinnovo dei contratti della Pa e della scuola, un terzo dei quali dovrebbero andare ai medici, infermieri e personale socio-sanitario (Oss). 

Stipendi dipendenti Pa, quali aumenti nel 2024 con gli anticipi del rinnovo contratto 2022-2024? 

Il governo è alla ricerca di risorse da destinare al rinnovo dei contratti della Pubblica amministrazione e agli aumenti degli stipendi, nel frattempo rimasti indietro rispetto ai due anni di inflazione, il 2022 e il 2023. Proprio il nuovo triennio di copertura del contratto va dal 2022 al 2024 ed è stato solo in parte coperto dall’indennità di vacanza contrattuale (scattata ad aprile del 2022) e dal bonus dell’1,5 per cento della retribuzione percepita.

Ministeri e amministrazioni pubbliche hanno pagato tale indennità, introdotta dalla scorsa legge di Bilancio, con la busta paga di agosto 2023. L’importo spettante dipendeva dalla retribuzione normalmente percepita. 

Stipendi Pa aumenti contratto, bonus una tantum forse con il cedolino di dicembre 2023 

Per il prossimo anno, il governo dovrebbe prevedere un meccanismo di questo tipo, in modo da adeguare le retribuzioni ai relativi arretrati. L’operazione dovrebbe scattare già a partire dalla fine del 2023: probabilmente, nel cedolino di dicembre prossimo potrebbero essere accreditati aumenti delle retribuzioni a titolo di anticipo sulla chiusura dei nuovi contratti della Pubblica amministrazione. L’operazione costerebbe un miliardo di euro. 

Medici e infermieri, in arrivo gli incrementi degli straordinari 

Gli stanziamenti del governo per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego dovrebbero essere pari a 6 miliardi di euro. Si punterebbe ad adeguare, in prima battuta, gli stipendi dei dipendenti pubblici, con una ripartizione che ricalcherebbe le urgenze. Tra queste, il comparto della Sanità sarebbe quello con le maggiori attenzioni da parte del governo. Il governo dovrebbe puntare a eliminare le liste d’attesa, con maggiori incentivi per medici e infermieri derivanti dalla detassazione degli straordinari. Sulle ore di extraorario, infatti, l’intenzione dell’esecutivo sarebbe quella di applicare una flat tax del 15 per cento. 

Peraltro, gli importi della paga oraria per gli straordinari dovrebbero aumentare a 50 euro per gli infermieri e a 80 euro per i medici. 

Nuovi contratti Pubblica amministrazione, le risorse nella legge di Bilancio 2024 

Per il rinnovo dei contratti della Pubblica amministrazione e la scuola il ministro della Funzione Pubblica, Paolo Zangrillo, ha chiesto sei miliardi di euro per l’anno 2024, quale anticipo dei 30 miliardi di euro totali che occorreranno a regime. Due dei sei miliardi dovranno convergere sugli aumenti degli stipendi di medici, infermieri e operatori socio-sanitari.

Gli altri quattro nei restanti comparti della Pubblica amministrazione, compreso il miliardo che dovrebbe essere stanziato per il bonus dell’1,5 per cento quale anticipo degli incrementi di stipendi che arriveranno ad accordi conclusi.