“Questa pelle” (Pulse Srls – distribuzione The Orchard) è il nuovo album di Eva Pevarello, cantautrice versatile e intensa, che il pubblico del piccolo schermo conosce per aver partecipato alla decima edizione di X Factor e a Sanremo Giovani nel 2018. 

I sette brani che compongono il nuovo disco raccontano la personalità di Eva in tutte le sue sfaccettature: questo lavoro discografico è il primo del quale è autrice e coproduttrice, insieme al producer romano Simone De Filippis, ed è una opportunità per raccontare le sue origini. Per la prima volta, infatti, l’artista omaggia le sue origini gitane, cantando brani in Sinto, la sua lingua natale.

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Eva Pevarello: intervista

Ecco cosa ha raccontato Eva in una intervista esclusiva a Tag24 in merito a “Questa pelle”, ma anche riguardo la sua esperienza a X Factor, al Festival di Sanremo e tanto altro.

Questa pelle” arriva dopo un lungo periodo di cambiamenti: com’è nato questo album e qual è il fil rouge che unisce questi brani?

Il concept dell’album è la separazione, quindi se devo trovare un filo conduttore dei brani direi proprio questo. Nella mia vita negli ultimi anni ci sono state molte chiusure a livello di rapporti umani e professionali, quindi ho vissuto in prima persona e ho raccolto tutto nel disco.

Ci sono brani cantati in Sinto, omaggiando le origini gitane: in questo lavoro intimo e personale che hai fatto hai ritrovato anche la bambina che è in te?

Assolutamente sì, i due anni di Covid, di chiusura io in realtà li ho vissuti bene perché mi sono serviti tanto. Mi hanno fatto capire che dovevo essere sincera con la mia musica al cento per cento. Per questo motivo ho deciso anche di portare le mie origini gitane nella musica. Pochissimi cantano in lingua ed è un mezzo per far conoscere la mia cultura.

Nel mezzo c’è stata una pandemia: come hai vissuto il lockdown dal punto di vista lavorativo e personale?

Un periodo molto utile in realtà. La pandemia è scoppiata due mesi il mio trasferimento a Roma, non conoscevo nessuno, ero in una casa con due coinquilini che non conoscevo. Un trauma per me. La pandemia è stata la ciliegina sulla torta. Poi però l’ho vissuta bene perché mi sono completamente dedicata alla scrittura di questo disco. Alla fine è stato positivo per quanto mi riguarda. Anche se non ho più suonato e mi sono fermata tre anni, da quel lato lì è stato un disastro, non è stato.

4 anni fa ti sei trasferita a Roma: cosa ti ha dato e ti sta dando questa città?

Mi sta dando tantissimo, poi io arrivo da un paesino in provincia di Vicenza, quindi è stato un bel cambiamento. Sono felicissima di essermi trasferita qui. Non sono andata a Milano anche se tutto il fulcro della musica è lì, ma io di mood sono più romana che milanese. Ho conosciuto molti artisti, molte persone.

Hai conosciuto anche Daniele Silvestri…

In realtà già ci conoscevamo perché abbiamo la stessa agenzia di booking. La sua chiamata per me è stata una sorpresa, un fulmine a ciel sereno. Si è fatto dare il numero di telefono da un amico in comune e sono rimasta di sasso. Mi ha proposto di collaborare e il giorno dopo ero in studio da lui.

Ti piacerebbe scrivere per altri artisti?

Non penso che farò mai l’autrice per gli altri, non penso di essere in grado. Magari a livello di produzione, di musica.

Appunto sei coproduttrice del tuo disco

Beh è una figata perché tutto arriva dalla tua creatività e non si può desiderare cosa più bella. Mi rappresenta al mille per cento. Ovviamente è stata fondamentale la collaborazione con il producer Simone De Filippis: le produzioni le ha curate lui, quindi il produttore vero è lui. Le mie idee sono state elaborate secondo il suo gusto con tutta la sua esperienza.

Tornerai con una major in futuro?

In realtà lo escludo perché collaborare con una major porta un sacco di vincoli, delle scadenze come fare tot singoli entro un certo tempo. Quella cosa lì mi mette ansia e non riesco a vivermi la musica in quel modo lì. Chi ce la fa tanto di cappello. Voglio essere libera di fare musica con i miei tempi.

Nel 2019 hai fatto Sanremo: ti piacerebbe tornare su quel palco?

Quello si mi piacerebbe molto, con una cosa mia. La vedo dura perché senza major non mi fileranno mai. Essere sul palco del Festival è veramente emozionante. Quando sali su quel palco non so cosa succede, non mi usciva la voce, una roba allucinante.

Eva Pevarello a X Factor

Facendo un altro passo indietro ancora arriviamo a X Factor: c’è qualcosa di quell’esperienza che non rifaresti?

No, tutto quello che ho fatto mi ha portato ad essere chi sono e a fare quello che faccio. Sicuramente il post X Factor è stato bello pesante perché comunque ti sparano dal nulla nel successo, poi ti danno un bel calcio nel sedere quando finisce il programma. Non è bello emotivamente, ma è una esperienza che rifarei perché mi ha dato tantissimo. Mi ha fatto capire che potevo fare musica e che lo volevo fare. Fondamentale.

Con Manuel Agnelli sei ancora in contatto?

Sì, ogni tanto ci sentiamo, anche se a livello professionale non lavoriamo insieme. Mi piacerebbe, vedremo nel futuro.

Stai guardando la nuova edizione di X Factor? Hai consigli da dare a chi è in gara?

Non lo sto seguendo, ho visto per sbaglio una puntata delle Audition, ma non ricordo nessuno, quindi nessuno mi ha colpito. Nella mia umiltà dico che per affrontare un vortice così bisogna essere belli strutturati, avere le spalle belle larghe, avere chiaro in testa quello che si vuole fare, arrivare ai provini con già un progetto alle spalle, cosa che non ho fatto io. Se arrivi dal nulla ti ritrovi in mezzo a questo vortice e ti lasci trasportare. Se uno ci arriva già col suo progetto, una identità chiara, è meglio.

Hai concerti in vista?

Sicuramente sì, non ho ancora date perché le stiamo fissando ma il mio obiettivo è quello di suonare il più possibile ovunque. Questa è la cosa che mi preme di più. La cosa più bella di fare questo lavoro. Capisci e ti ricordi perché fai questo lavoro proprio ai concerti, perché il resto è una bella rottura (ride, ndr).

Ph. Valentina De Santis