La disumanità degli atti terroristici di questi giorni sta portando e porterà per sempre delle conseguenze gravissime nella storia. In tale contesto sanguinario, schierarsi da una parte o dall’altra appare più che superfluo. Una soluzione pacifica è l’unica cosa che ci si può augurare.
Guerra Israele – Palestina, poesia “Petali graffiati” di Antonello Di Carlo
Il 7 ottobre 2023 si è riacceso il conflitto tra Israele e Palestina, forze politiche estremiste sono state coinvolte in una situazione che ha trasformato Gaza in una sorta di un campo di concentramento, dove le persone sono prima numeri e poi vittime.
Continui stermini a cielo aperto, la Striscia di gaza è fatta di sangue e guerra, i conflitti sono stati ampiamente raccontati e affrontati da altri colleghi, qui ci si limiterà a dare uno sguardo sofferto raccontato da un’anima come quella di Antonello Di Carlo, autore e proprietario della casa editrice Di Carlo Edizioni, che riesce a ad esprimere il rammarico per una situazione così sanguinaria di cui l’umanità non ha bisogno di continuare a macchiarsi.
“Petali graffiati”
Come un giglio del deserto
oggi mi sento,
soffocato da pensieri…
quasi spento.
Affogato da sottili
granelli di sabbia
e da frammenti di petali
martoriati dal vento,
sulle rovine di sentimenti
inespressi, mutilati
e bruciano nell’anima
i graffi lasciati dall’umana
e fredda indifferenza.
Vittima della ruvida cecità
di chi non in grado
di vedere la resilienza
delle mortali passioni,
vengo sballottato
da un rancore gravante
sul mio petto…
con i suoi pesanti magli.
Mi manca il respiro
e nell’uomo non percepisco
pentimenti o riflessioni;
intanto il cielo è rosso
e un altro palazzo
crolla ancora.
Analisi della poesia
La malinconia e il malessere psicofisico dell’autore è da rimandare ad un attacco alla civiltà che vive come proprio, in quanto parte integrante dell’umanità. I pensieri si spengono con lui come il territorio della Striscia di Gaza, lasciandolo pieno di spiacevoli dubbi.
Annaspa tra sabbia e frammenti di petali, che lo soffocano ancora di più, in cui il vento è troppo forte, non in grado di placare la tempesta, ovvero la guerra, ma solo di riaccenderne la sopraffazione.
La repressione dei sentimenti rende viva la sofferenza, unica forza che si percepisce è quella del dolore. Crimini che danneggiano l’anima e lasciano soli nella più brutale indifferenza. Quella che non tiene conto di ciò che potranno lasciare un giorno i pentimenti.
Non basteranno le motivazioni. Non servirà sapere chi aveva ragione. Non interesseranno gli aspetti economici. Quelli spirituali. Se fatto per mere ragioni economiche o in nome di qualcos’altro. Indagare da dove arrivi tutto quell’odio. Perché non ci sarà salvezza.
Né il nome di quel qualcosa d’altro a giustificare la disumanità. Non ci è dato sapere il perché di tutto quel male inflitto.
Di Carlo lo sente sul suo petto, a togliergli il respiro. E anche noi. Il cielo diventa una bomba che esplode e vede morire ogni cosa sotto le macerie.
Ancora una volta, muore il giorno, ma non è un tramonto, è il sangue dei civili, vittime di guerra. I petali sono delle schegge frammentate di ciò che le bombe lasciano sotto le macerie.
Graffianti e scheggiati.