Anche Steem rientra nell’ambito di quelle criptovalute che non sono nate sull’impulso di semplici intenti speculativi, bensì per offrire una risposta ad un’esigenza reale. Nel suo caso quella di offrire una remunerazione più adeguata al lavoro svolto dai creatori di contenuti online.

Proprio per questo motivo può rappresentare una possibile soluzione per quella categoria di investitori che non si propone di lucrare nelle fasi di crescita del mercato, ma di individuare progetti validi a prescindere dal trend. Andiamo quindi a vedere cos’è Steem, come funziona e come potrebbe comportarsi nel corso del prossimo anno, a livello di quotazione.

Steem: cos’è e come funziona

Steem è una piattaforma basata sulla blockchain che si propone di incentivare la fruizione dei contenuti pubblicati online. Ad affermarlo è proprio il suo White Paper, denominato Blue Paper, in cui è praticamente indicata la tokenomics del progetto.

A rendere unica Steem è il fatto di proporsi in termini di ricompensa a favore di chiunque decida di condividere un contenuto sul social media Steemit. La stablecoin, ancorata al dollaro statunitense, che si assume questo compito è quindi in grado di trarre un preciso vantaggio dalla continua interazione della comunità riunita intorno alla app che è stata varata sulla sua blockchain e lanciata il 4 luglio del 2016.

Il guadagno degli utenti va in pratica a dipendere dalla diffusione del post creato, dai voti positivi collezionati e dal gap tra essi e quelli negativi, che Steemit consente di esprimere. I messaggi postati sulla piattaforma, sono a loro volta immodificabili, favorendo la trasparenza del sistema.

Per quanto concerne le transazioni, la loro effettuazione su Steemit non prevede commissioni. I Witness, ovvero coloro che generano i blocchi, sono remunerati con una parte dei token appena coniati. L’unica commissione prevista all’interno del sistema è quella collegata alla penalizzazione nei confronti di chi carica contemporaneamente un numero eccessivo di transazioni in contemporanea. In pratica di tratta di una forma di protezione, tesa a impedire che la rete si sovraccarichi, generando problemi tecnici.

I token di Steem

Altra caratteristica di spicco di Steem è poi la presenza di ben tre token al suo interno:

  • the Steem, il gettone principale, che può essere guadagnato su Steemit come ricompensa per poi essere convertito in valuta tradizionale;
  • Steemdollar, che è collegato alla prima criptovaluta, ma è peggato al dollaro staunitense;
  • SteemPower, il quale può essere equiparato ad un titolo azionario.

Proprio gli SteemPower fanno in pratica da token di governance. Dal quantitativo posseduto degli stessi, infatti, dipende il ruolo spettante all’utente all’interno dei processi decisionali che avvengono sulla rete. Cui va ad aggiungersi l’entità dei profitti che sono collegati alla pubblicazione dei contenuti. Chi possiede grandi quantitativi di SteemPower rientra nella categoria dei “whales”.

Steem, le polemiche su Justin Sun

A creare Steem sono stati Dan Larimer, cofondatore dell’exchange Bitshares, e Ned Scott, segnalatosi in precedenza per il lavoro all’interno di Gellert Global Group, azienda operante nel settore agloalimentare statunitense. Il primo, nel corso del 2017 ha abbandonato l’azienda per dedicarsi ad un nuovo progetto, quello di EOS, venendo sostituito nel ruolo di CEO proprio da Scott.

Nel 2020, però, Steemit è stato acquistato da Justin Sun, con logico corollario di polemiche. L’acquisizione da parte della Tron Foundation, infatti, è stata osteggiata da una parte rilevante della comunità, che ha visto nella stessa un attacco preciso alla decentralizzazione precedente.

L’ostilità si è poi tramutata in un fork dal quale è stato generato Hive, da considerare uno spinoff di Steem. Una sorta di guerra civile che ha danneggiato non poco il progetto, andando ad operare una divisione in quella comunità che, al contrario, doveva rappresentarne il vero punto di forza.

Steem, come andrà nel 2024?

Alla luce di quanto abbiamo detto, è possibile concludere che Steem non vede il suo valore dipendere dal momento del mercato. Il token è in effetti parte integrante di un vero e proprio ecosistema collegato ad un social media, Steemit.

Ne consegue anche un fattore da tenere presente: il prezzo di Steem potrebbe avvantaggiarsi solo in minima parte dell’onda positiva scatenata dall’imminente halving di Bitcoin.

Altro fatto da tenere presente è il suo prezzo attuale, posizionato intorno a quota 0,17 dollari. Un valore irrisorio rispetto al massimo storico, toccato a 8,1 dollari, all’inizio del 2018. C’è dunque una evidente sottovalutazione del potenziale di Steem da parte del mercato, che potrebbe fare da base per una rilevante crescita nel corso dei prossimi mesi.